Era l’11 luglio 2004 quando Giuseppe Gioffrè venne ucciso dai sicari della ‘ndrangheta. L’uomo aveva 77 anni e si trovava su una panchina del suo giardino condominiale a San Mauro, alle porte di Torino, quando venne raggiunto da 5 colpi di fucile. Adesso, a distanza di sedici anni, sono state eseguite altre due ordinanze di custodia cautelare dai carabinieri per l’omicidio, mentre uno dei colpevoli era già stato arrestato anni fa. I carabinieri del Nucleo Investigativo di Torino, supportati da quelli di Reggio Calabria, hanno eseguito l’ordine del gip del Tribunale di Torino, su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, portando in carcere (uno era già detenuto a Parma per altra causa) due persone ritenute affiliate alla ‘ndrangheta e considerate, al termine dell’inchiesta dei pm antimafia, gravemente indiziati dell’omicidio.

La vittima era originaria di Sant’Eufemia d’Aspromonte, in provincia di Reggio Calabria, e secondo gli investigatori, il movente sarebbe da ricercare in una faida risalente agli anni Sessanta. Le prime indagini, svolte dopo l’omicidio, portarono alla condanna (21 anni di carcere) di Stefano Alvaro, ma per gli investigatori c’erano altri due complici. Così nel maggio del 2021, i Ris di Parma, grazie a nuove tecnologie, hanno permesso di rinvenire nuovi elementi indiziari su alcuni reperti che erano stati trovati all’epoca nelle vicinanze dell’auto, rinvenuta bruciata, che venne utilizzata per portare a segno l’agguato.

Stando alla ricostruzione degli inquirenti, la faida risale a quando Gioffrè dopo un litigio per ragioni commerciali, uccise due esponenti della cosca Dalmato e Alvaro. Nel 1964, l’uomo gestiva un bar-panetteria in Calabria quando fu arrestato per questo duplice omicidio. Uccisione che rimase misteriosa: si disse che si trattò di un caso di legittima difesa contro due cugini residenti in un paese vicino. Pochi mesi dopo, nella notte del 18 gennaio 1965, mentre era in cella a Sant’Eufemia d’Aspromonte, degli sconosciuti fecero irruzione in casa sua e uccisero la moglie, Concetta Iaria e uno dei figli, mentre gli altri tre rimasero gravemente feriti. Gioffrè si trasferì quindi in Piemonte nel 1972, si risposò e non fece più parlare di sé. Una delle ipotesi degli investigatori sul suo omicidio: probabilmente aveva “pagato” troppo poco il suo vecchio “sgarro”, nonostante la strage della sua famiglia.

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