Luoghi, non location. E persone, non personaggi. Luciano Bertello è persona rara, intellettuale e promotore culturale nato nel Roero (per due decenni ha diretto l’Enoteca di Canale), ho la fortuna di conoscerlo molti anni fa: è uno scout formidabile del Cuneese. Mi ha sempre guidato nelle pieghe più riposte di colline nobili (oggi Patrimonio Unesco) e a tratti ancora miracolosamente selvatiche, quelle di Langa, Monferrato e Roero. Con lui si dialoga (è amico di tanti intellettuali, da Nico Orengo a Giovanni Tesio) si incontra la gente, le fatiche di generazioni, gli ideali di chi vuole difendere il paesaggio e quella che un tempo si chiamava “cultura subalterna”.

Inevitabilmente (e grazie al cielo) si sperimentano anche cibo, vini e la cucina più schietta, oggi tanto ricercata, le storie familiari e quel turismo attento e rispettoso che nelle Terre Alte, dopo Covid e il Lockdown, è la risposta giusta alla necessità di salvare il Pianeta e salvare se stessi, curare le ferite dell’anima e del corpo.

Luciano ha pubblicato da poco alcuni libri che descrivono perfettamente la sua e nostra filosofia, raccontano concretamente un modo di produrre sostenibile, un’economia non distruttiva per il pianeta. Il primo è una guida ricchissima che viaggio nel Roero (quel grappolo di colline a due passi da Torino, tra Langa e Monferrato, area preziosa e dagli equilibri fragili, terra di grandi vini, castelli e frutteti). Si intitola Roero, la civiltà dell’Arneis e del Nebbiolo, l’ha scritto con Baldassarre Molino. Il secondo è la Piccola storia dei tajarin (edito da Slowfood, un trattato di storia sociale e un delizioso pretesto per narrare vicende di Langa (così la chiamava Fenoglio) e disegnare un affresco sociale, ancor prima che culinario.

Il terzo è dedicato alle osterie di Alta Langa con tradizione familiare almeno cinquantenaria, non fighette o modaiole: si intitola Alta Langa. Civiltà della tavola e genius loci (Sorì edizioni) ed è un itinerario affascinante e unico in terre ancora oggi poco conosciute, differenti dalla “Disneyland del vino”. La Trattoria del Peso a Belvedere Langhe, ad esempio. O la Trattoria da Maurizio, a Cravanzana.

Tre lavori recentissimi, una miniera di informazioni e di spunti per mettersi in viaggio e rendere giustizia alla biodiversità, a titaniche e millenarie fatiche contadine. Luciano Bertello aiuta a esplorare e a vivere, a coltivare il senso dell’amicizia, cosa rara oggi: ho appena presentato con Mario Calabresi (che ha radici nel Roero, a Montà, per via di una nonna) la guida del Roero alla Reggia di Venaria, accolti dal Direttore Guido Curto. È stata una festa della gente comune, di un territorio; un’agorà, un incontro politico nel senso più alto.

Leggete e tenete d’occhio Luciano Bertello, è una bussola infallibile: “L’approccio puramente commerciale non basta più – dice – occorre quello etico. Per uscire da questa lunga notte dovremo ritrovare un sentimento di fratellanza verso la terra. L’approccio etico al cibo, al vino e al paesaggio è ineludibile. In Langa e Roero esiste da sempre questo tipo di sensibilità, per questo sono fiducioso. La Langa, ovvero la prestigiosa ribalta internazionale e il Roero, con il suo paesaggio variegato e multiforme, sono risorse grandi ma non illimitate, dipenderà da noi. Vedo grandi opportunità anche per l’Alta Langa, con i suoi spazi e i suoi silenzi che custodiscono il genius loci e i valori più autentici del territorio. E’ da qui che bisogna ripartire”.

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