Magari non aiutano a vincere, ma danno sicuramente una mano. “I droni non sono mezzi in grado di farti prevalere sull’avversario ma sono di sicuro una tecnologia che aiuta nella guerra e, da quello che abbiamo visto finora, l’Ucraina li utilizza in modo più rapido e agile”, ha dichiarato in un’intervista al Guardian il professor Peter Lee, esperto in materia presso la Portsmouth University. I droni hanno finora recitato un ruolo di primo piano nel conflitto: lo dimostrano anche i cori intonati dai soldati ucraini al Bayraktar TB2, velivolo senza pilota di fabbricazione turca decisivo nell’indirizzare i colpi dell’artiglieria di Kiev contro l’incrociatore russo Moskva. “I droni hanno cambiato il modo in cui doveva essere la guerra: si tratta di intelligence, raccolta e trasferimento di dati sui movimenti o i posizionamenti delle truppe nemiche, oltre che correzione del fuoco dell’artiglieria. Vengono inoltre usati per le azioni dei contro-sabotatori e anche per operazioni di ricerca e salvataggio”, ha spiegato invece a Wired Valerii Iakovenko, il fondatore della compagnia di droni ucraina DroneUA. Secondo Iakovenko, le forze ucraine starebbero utilizzando più di 6mila droni per la ricognizione, tutti collegati al sistema Starlink di Elon Musk per il caricamento dei filmati. “È una stima forse ottimistica, considerando che si arriva a 6mila contando anche i semplici droni commerciali. Di certo però, qualunque sia il numero, gli ucraini stanno mostrando di saperne fare un uso migliore, considerando che i russi sono stati bloccati nella fabbricazione dei droni di ultima generazione e che adesso non vogliono o non riescono più a svilupparli, anche per colpa delle sanzioni”, evidenzia a Ilfattoquotidiano.it Tiziano Ciocchetti, responsabile del mondo militare per la rivista specialistica Difesa Online.

I problemi della Russia
Forse non incideranno sull’esito della guerra, ma avere o non avere un esercito di droni, in grado di svolgere compiti di ricognizione e controllo degli obiettivi, fa una certa differenza. “Se la Russia continua a perdere droni al ritmo attuale, le capacità di intelligence, sorveglianza e ricognizione delle sue forze saranno ulteriormente indebolite, con un impatto negativo sull’efficacia operativa”, ha dichiarato il ministero della Difesa britannico nel report dello scorso 21 maggio sullo stato della guerra in Ucraina. “Tra il 2013 e il 2014 la Russia ha investito molto sui droni di ultima generazione, come il Sukhoi S-70 Okhotnik e l’Orion, che operano rispettivamente sotto e sopra i 10mila metri di altitudine. La Russia sta lavorando anche su altri modelli, che però non utilizza per paura che finiscano nelle mani ucraine, e quindi americane”, sottolinea Ciocchetti. Una paura evidenziata anche dall’Economist che riporta l’opinione di Oryx, un blog di intelligence open source secondo il quale le perdite russe includono almeno otto sistemi di disturbo dei droni, di cui tre sono stati catturati intatti, incluso il modulo di comando di un’unità Krasukha-4 a lungo raggio che può tracciarli e prenderli di mira. Sempre secondo il giornale britannico, la Russia ha già perso ben 45 droni, tra quelli abbattuti e quelli dispersi, un dato che cresce di giorno in giorno. Anche per questo, come sottolinea il comunicato del ministero di Difesa britannico, l’aviazione russa sembra essere restia a portare attacchi in modo continuativo sul territorio ucraino, per paura di essere colpita dai sistemi di difesa antimissilistici di Kiev che Mosca non sa dove si trovino, visto che ha perso molti droni da ricognizione. A causa delle sanzioni, i pochi velivoli che riesce a sviluppare li costruisce cercando di risparmiare sui materiali. L’ultimo caso è quello di un Orlan-10 russo, catturato e smontato dagli ucraini lo scorso aprile e che all’interno aveva una semplice fotocamera DSLR Canon di tipo commerciale per le immagini e parti di una bottiglia d’acqua, compreso il tappo, come serbatoio per il carburante. “Nessuna parte è stata assemblata in Russia”, hanno concluso i soldati di Kiev nel loro video, stimando un costo di circa 2.800 euro di produzione, anziché i 75/112mila ufficiali.

Le capacità dell’Ucraina
Storia diversa invece per quanto riguarda Kiev che si avvale dell’aiuto di altri Paesi in materia di fornitura di droni. “L’assistenza degli Stati Uniti, così come il probabile aiuto israeliano, sta finora risultando decisiva. Per gli ucraini i droni sono fondamentali perché sostituiscono la presenza umana soprattutto in operazioni di sorveglianza e ricognizione di una determinata area. In questo modo i soldati di Kiev riescono a direzionare in modo corretto il tiro dell’artiglieria”, rimarca Ciocchetti. Un concetto simile a quello espresso da un soldato all’interno di Aerorozvidka, l’unità militare specializzata nell’uso di droni da ricognizione e d’attacco, che al quotidiano francese Le Monde aveva sottolineato alcune settimane fa l’utilizzo dei droni da parte degli ucraini: “La trasmissione in tempo reale delle coordinate GPS di un bersaglio in movimento ai mitraglieri è spesso impossibile a causa del disturbo del nemico, che distorce tutti i dati. Invece, determiniamo in anticipo le coordinate dei punti in cui passeranno i bersagli e il drone fornisce alla nostra artiglieria solo una conferma visiva del passaggio in tempo reale“.

Un esempio è stato postato lo scorso 22 maggio su Twitter da Rob Lee: grazie a un piccolo drone da ricognizione come lo Spectator gli ucraini sono riusciti a colpire un battaglione russo nel complesso industriale di Zaporizhzhia con un 2S7, un obice di fabbricazione sovietica in grado di colpire a diversi chilometri di distanza ma che risale agli anni ’70. A disposizione degli ucraini ci sono anche altre tipologie di mezzi senza pilota, “come per esempio i cosiddetti ‘droni kamikaze’, o switchblade, dotati di una piccola carica esplosiva fino a 3 chilogrammi che possono sorvolare sopra l’obiettivo e sganciare il carico”, sottolinea Ciocchetti. Diverso invece il caso dei droni di fabbricazione turca, i cosiddetti “Bayraktar che sono veri e propri velivoli, quasi più simili a un piccolo aereo che a un drone. Sono più facilmente individuabili e anche per questo i russi ne hanno abbattuti tanti, ma finora non sembra essere bastato”.

Considerando il ruolo di appoggio che la Marina russa sta cercando di fornire alle operazioni delle truppe di terra, il ruolo dei droni ucraini può essere ancora decisivo: come insegna il caso del Moskva, se gli ucraini riescono a localizzare l’obiettivo possono colpirlo, utilizzando sistemi come il missile da crociera Neptune. E in questo caso giocano un ruolo importante non solo gli Uav (Unnamed aerial vehicle) ma anche gli Usv (Unnamed surface vehicle), cioè barche e navi senza pilota che possono operare per lungo tempo in condizioni di autonomia e localizzare l’obiettivo, oltre che colpirlo magari anche a distanza, come ha rilevato un articolo di Forbes. In fondo, la guerra potrebbe decidersi anche così.

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