“L’operazione è andata bene, il tumore è stato preso in tempo e al 90% va tutto bene. Mi sono stati rimossi cistifellea, duodeno, una parte di pancreas e di intestino. L’istologico ha fatto vedere che non aveva preso i linfonodi, non ho micro-metastasi, motivo per il quale non ho devo fare la chemio. Sono molto fortunato”. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera a margine della presentazione dell’evento Love Mi, Fedez è tornato a parlare del tumore al pancreas. E sempre con il Corriere ha parlato Massimo Falconi, direttore del Centro del Pancreas dell’IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano che, pur essendo a capo dell’equipe che ha operato il rapper, ha precisato di voler dare una spiegazione senza riferimento al caso specifico, semmai per “chiarire gli aspetti medici legati alla interpretazione di un esame istologico di un pezzo operatorio in cui sia presente un tumore. Tutte le malattie neoplastiche a potenziale aggressivo possono “rilasciare” cellule neoplastiche lungo due vie: quella linfatica e quella ematica migrando nei linfonodi e/o a distanza. L’assenza di coinvolgimento linfonodale rappresenta quindi una malattia meno aggressiva o colta più precocemente”. Il professore ha spiegato poi che, nel caso di Fedez, “non tutto il pancreas è stato asportato, ma solo la parte relativa alla testa. Pur avendo eliminato diversi organi e viscere, viene ricostruita la continuità fra i vari tubi dell’apparato digerente”. Ha poi confermato che “si può vivere bene come Federico dimostra da splendido testimonial. È uno degli interventi più complessi, per questo servono centri e chirurghi di grande esperienza” e ancora che, senza entrare nel merito del singolo paziente, l’aspettativa di vita dipende da numerosi fattori. In generale i tumori neuroendocrini possono avere una ottima prognosi che non raramente corrisponde alla guarigione“.

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