I magistrati scioperano contro la riforma Cartabia. Con una larga maggioranza, 1.081 voti favorevoli, 169 contrari e 13 astenuti, l’assemblea nazionale dell’Anm ha infatti deliberato un giorno di sciopero contro la riforma dell’ordinamento giudiziario che ha già ottenuto il via libera della Camera ed è al momento in discussione al Senato. I magistrati, nel comunicare la decisione, hanno anche anticipato che altre forme di protesta potrebbero essere prese in considerazione nel caso in cui non dovessero esserci aperture sulle loro richieste.

La decisione arriva dopo un’intensa giornata di confronti e dibattito interno alla magistratura, con i responsabili Giustizia dei vari partiti che hanno aderito all’invito al confronto voluto dai vertici dell’Anm. Un faccia a faccia caratterizzato però dall’assenza della ministra che si è giustificata dicendo che era giusto “non essere invadente” in un momento così delicato, mandando a rappresentarla il capo di gabinetto Raffaele Piccirillo. La capa di Palazzo Piacentini ha comunque rilasciato dichiarazioni in giornata con un videomessaggio inviato all’associazione antimafia Libera e nel quale si è limitata a ricordare che “la nostra magistratura è un presidio del nostro vivere democratico” e che le forze dell’ordine “sapranno sicuramente muoversi al meglio come hanno già mostrato nel corso della storia, tanto da divenire modelli a livello internazionale”. Tra i parlamentari presenti all’assemblea delle toghe c’erano Giulia Bongiorno della Lega, secondo cui la riforma non deve essere una “occasione persa” e per questo si batte per modificarla nel passaggio al Senato. C’erano Enrico Costa di Azione che ha invitato le toghe a non “drammatizzare” sugli effetti delle “riforme in campo”, Giulia Sarti del M5s, Anna Rossomando del Pd e Catello Vitiello di Italia Viva. Presente anche il presidente delle camere penali Giandomenico Caiazza.

Che lo sciopero fosse un’opzione concreta lo si era capito già dalla mattinata, quando a intervenire nel corso dell’Assemblea era stato il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, ribadendo la contrarietà alla separazione delle carriere e ai criteri di valutazione delle toghe: nessun ritorno al conflitto tra politica e magistratura come nella “stagione di Mani Pulite”, ha dichiarato, ma “non vogliamo leggere nella riforma il tentativo di ritorsione sui magistrati” e vediamo “il pericolo di una svolta costituzionale, che in questo momento non c’è”, ma che tuttavia “non risponde allo spirito della Costituzione”, anche qualora venisse giudicato “compatibile” dalla Consulta. Ed era poi arrivato a definire la riforma “inutile e dannosa”: “Abbiamo assistito all’accentuazione delle criticità della riforma” e oggi “siamo qui per trovare forme di protesta che siano anche attraverso atti” che manifestino all’esterno “le ragioni” delle nostre obiezioni alla riforma Cartabia che “sarà inutile e credo anche dannosa – ha aggiunto – Siamo quelli che pagheranno di più le inefficienze del servizio giustizia”.

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