Nel 2020 la Regione Lazio ha avuto non pochi problemi tra condanne del Consiglio di Stato, mascherine fantasma, attacchi hacker e altro ancora. Ma tutti e 21 i direttori apicali della giunta, responsabili dei settori nevralgici della macchina amministrativa regionale, qualche settimana fa hanno ottenuto valutazioni eccellenti. A leggere i numeri dell’Oiv (l’organo indipendente di valutazione) approvati dalla giunta, la Regione governata da Nicola Zingaretti sembra una piccola Svizzera dalla burocrazia snella, efficace ed infallibile: 18 dei 21 dirigenti hanno ottenuto una valutaizone di 99/100 o 98/100, uno 97/100 e gli ultimi due “solo” 96.

L’ex segretario regionale – In questo quadro idilliaco, alcuni meritano una menzione speciale. Come l’attuale direttore dell’Inail Andrea Tardiola, nel 2020 segretario generale della giunta regionale del Lazio. Proprio a luglio di quell’anno il Consiglio di Stato ha dichiarato illegittime le nomine di ben 48 dirigenti esterni, indicando Tardiola tra i principali responsabili. Oltre ad altre negligenze palesi, i giudici amministrativi hanno sottolineato sia “il superamento dei limiti previsti dalla legge per il conferimento degli incarichi dirigenziali a soggetti esterni all’amministrazione”, sia “l’incompetenza del segretario generale a compiere l’istruttoria della selezione”. Circostanze che evidentemente non hanno influito sulla valutazione del suo operato, visto che nel 2020 Tardiola ha ottenuto quasi il massimo: 99 punti su 100, nonostante l’esposto presentato alla Corte dei Conti dalla Fedirets DirerLazio – il sindacato dei dirigenti regionali – per un presunto danno erariale di almeno dieci milioni di euro. “Abbiamo anche segnalato la vicenda all’Oiv ma la notizia non sembra aver influito sulle valutazioni dei dirigenti responsabili”, spiega Roberta Bernardeschi, segretaria regionale del sindacato.

L’ex capo del personale – La sentenza del Consiglio di Stato non faceva sconti neanche all’allora capo del personale della Regione Alessandro Bacci, ora al ministero dell’Economia. Bacci è stato censurato anche dalla Corte dei conti per aver approvato un esborso per il personale di oltre 21 milioni superiore al limite previsto per legge, circostanza che ha contribuito alla mancata parifica del bolancio 2020. Fino al 2021, inoltre, Bacci è stato il responsabile dei sistemi informativi della Regione Lazio che nell’agosto dello stesso anno hanno subito un pesante attacco hacker. Nessun problema per l’Oiv, che gli ha assegnato un punteggio di 98/100. Stesso discorso per Marco Marafini, direttore regionale del bilancio: nonostante la parziale bocciatura del Rendiconto generale della Regione per l’esercizio 2020. Anche a lui è stato assegnato un punteggio che sfiora la perfezione: 99 su 100.

Il capo della Protezione civile – L’amministrazione del Lazio nel 2020 è stata anche travolta dallo scandalo delle mascherine fantasma ed è ancora in attesa del rimborso richiesto di oltre 11 dei 14 milioni di euro anticipati per l’acquisto. A capo dell’Agenzia regionale di Protezione civile che gestiva l’emergenza c’era già l’attuale direttore Carmelo Tulumello, che ha ottenuto – per l’operato del 2020 – un punteggio di 98 su 100. Chiara Colosimo, consigliere regionale di Fratelli d’Italia, che al tempo aveva presentato una dettagliata interrogazione sulla vicenda, ha definito una “follia assegnare quasi il massimo dei voti al direttore regionale della Protezione civile responsabile di aver buttato oltre 11 milioni di euro, assegnandoli a una ditta di lampadine per la fornitura di dispositivi medici mai arrivati”. Una valutazione che secondo la Colosimo “suona come uno schiaffo verso gli operatori sanitari che in piena pandemia hanno dovuto combattere a mani nude contro il Covid proprio a causa della carenza di guanti e mascherine”.

Il direttore dell’avvocatura regionale – C’è infine il caso dell’avvocatura regionale: il direttore, Rodolfo Murra, per l’attività svolta nel 2020 ha ottenuto una valutazione di 98/100 ma la sua struttura, come segnalato dallo stesso sindacato Fedirets, “non ha mai predisposto l’organizzazione interna dell’ufficio disciplinando la distribuzione degli avvocati della Regione in base ai carichi di lavoro. Questo costringe inevitabilmente l’amministrazione ad utilizzare legali esterni per le cause che la riguardano, spendendo ovviamente di più”. Insomma, per alcuni direttori regionali il 2020 non è stato un anno fortunato, ma questo non pare aver influito sulla loro valutazione. E il punteggio alto è un risultato prezioso: ottenere il massimo dei voti, per un direttore apicale, significa ricevere il 30% in più rispetto allo stipendio annuo lordo di oltre 155mila euro e una carta importante da giocare per futuri incarichi. Sulla vicenda ilfattoquotidano.it ha chiesto chiarimenti alla Regione Lazio senza ricevere risposta.

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