“Mi ha detto che “avrei dovuto aspettare il mio turno” com’è normale che si faccia all’università”. “Mi ha prospettato la possibilità, nel caso avessi ritirato il ricorso, di verificare se era possibile recuperare la situazione al fine di evitare che fossi tagliata fuori dall’ambiente universitario”. “La professoressa mi ha spiegato che, pur avendo molta stima professionale nei miei confronti e pur avendo ricevuto sempre feedback positivi sul mio operato dai vari clienti, aveva necessità che quel concorso lo vincesse uno dei suoi tre (ricercatori, ndr)”. E ancora: “Lo vuoi capire che Clara Stella non vincerà mai questo concorso per ricercatore, ti vuoi mettere il cuore in pace?”. Sono solo alcuni stralci della denuncia presentata dall’architetta Clara Stella Vicari Aversa, da cui è nata l’inchiesta “Magnifica” che ha terremotato l’università “Mediterranea” di Reggio Calabria. Nell’indagine condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal procuratore capo Giovanni Bombardieri c’è di tutto: concorsi interni pilotati da un’“associazione a delinquere dedita alla commissione di delitti contro la pubblica amministrazione”, selezioni in cui sono stati favoriti gli amici e anche i figli di parlamentari e politici importanti della Regione Calabria, ma anche automobili e carte di credito dell’università utilizzate per motivi personali.

Le misure cautelari – Al termine delle indagini il gip Vittorio Quaranta ha emesso otto misure cautelari interdittive nei confronti di sei docenti e due dipendenti dell’ateneo. Tra i professori coinvolti ci sono il rettore Santo Marcello Zimbone (sospeso dal servizio per 10 mesi) e il prorettore vicario ed ex rettore Pasquale Catanoso (per 12 mesi). Agli altri quattro le fiamme gialle hanno notificato sospensioni per periodi da due a sei mesi: si tratta del professore associato del Dipartimento di architettura (ed ex direttore generale dell’ateneo) Ottavio Salvatore Amaro, del direttore del Dipartimento di architettura Adolfo Santini, del direttore del Dipartimento di giurisprudenza, economia e scienze umane Massimiliano Ferrara e del professore associato dello stesso Dipartimento di giurisprudenza Antonino Mazza Laboccetta. L’interdizione è stata disposta anche per due funzionari dell’Area tecnico-scientifica ed elaborazione dati dell’università, Alessandro Taverriti e Rosario Russo. Complessivamente gli indagati sono 52: oltre alle notifiche delle interdizioni, la Guardia di finanza ha eseguito 23 decreti di perquisizione. Le condotte illecite ipotizzate dalla Procura sarebbero state commesse in un arco temporale che va dal 2014 al 2020.

Il dottorato per la figlia dei politici – Clara Stella Vicari Aversa, la studiosa che col suo esposto ha fatto aprire il fascicolo, è un’architetta che ha svolto attività didattica e di ricerca presso l’Università e che non era risultata vincitrice in una procedura di valutazione per un posto di ricercatore. Vicari aveva fatto ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, ma i superiori – risulta dalle indagini – le avevano suggerito di rinunciare all’azione giudiziaria e “aspettare il proprio turno” per avere accesso a future opportunità professionali all’interno del Dipartimento. Secondo gli inquirenti, i concorsi truccati riguardavano indistintamente le posizioni di ricercatore, professore ordinario e associato e assegnista di ricerca, nonché le selezioni per l’accesso ai dottorati di ricerca e ai corsi di specializzazione. Tra gli indagati con l’accusa di abuso d’ufficio c’è anche Rita Elvira Adamo, figlia dell’ex vicepresidente della Regione Nicola Adamo e della deputata del Partito democratico Enza Bruno Bossio. Secondo la Procura, dopo la segnalazione dall’ex rettore Catanoso, la figlia dei due politici si è classificata “dapprima al nono posto senza borsa”, e poi, a seguito della rinuncia di una candidata, “all’ottavo posto con borsa di studio dell’ateneo” nella selezione per il dottorato di ricerca in “Architettura e Territorio”. “In riferimento alla Adamo – è scritto nell’ordinanza del gip – dalle intercettazioni è emerso come sia stato direttamente il Catanoso a segnalarla alla Commissione e in particolare a parlare con l’Amaro (l’ex direttore del Dipartimento, ndr), affinché fosse adottato un rimedio al problema della mancata allegazione, da parte della candidata, di una documentazione necessaria alla domanda di partecipazione al dottorato. Il rettore lo esorta, infatti, a trovare una soluzione che non appaia all’esterno come un favoritismo”.

Le spese personali dell’ex rettore… – Dalle indagini è emersa – scrive il gip – “la gestionedomestica” dell’Ateneo da parte del Catanoso”. Gestione che “si è tradotta anche nell’appropriazione delle risorse finanziarie dell’ente mediante utilizzo, per spese non istituzionali, di una carta di credito abbinata ad uno dei conti correnti intestati all’Università”. A questo proposito, si legge nell’ordinanza, “il quadro che emerge dalle recenti risultanze investigative è a dir poco disarmante. Si fa fatica a credere che un uomo delle istituzioni, una delle più importanti per la crescita culturale, civile ed economica del paese, sia potuto arrivare a fare ciò che abbiamo visto nel ripercorrere le risultanze investigative, con una sfrontatezza fuori dal comune. I fatti denotano mancanza di senso delle istituzioni”. Nel dettaglio, stando all’inchiesta, l’ex rettore “si appropriava della provvista di denaro esistente mediante un uso sistematico per il soddisfacimento di esigenze personali e non istituzionali: in particolare utilizzava reiteratamente, nell’arco temporale dal gennaio 2017 al luglio 2019, la carta per pagamenti concernenti l’acquisto di regalie con cui omaggiare i suoi conoscenti in ambito istituzionale, politico ed universitario, per trasferte verso Parigi e Roma non giustificate da impegni ufficiali ma finalizzate a far visita alla figlia, per pranzi e cene di piacere, e per l’acquisto di biglietti ferroviari e spostamenti in taxi per sé e per i suoi congiunti”.

…e quelle dell’attuale – Sempre su Catanoso: “Egli si definisce come uomo che proviene dallastrada” e che si è costruito in un certo modo grazie al fatto di aver saputo allacciare importanti relazioni, ma pare evidente che non abbia sviluppato la cultura del rispetto delle regole e del ruolo pubblico dallo stesso esercitato, cultura che impone l’esercizio delle funzioni solo per la realizzazione dell’interesse pubblico. Le ambizioni dii potere, di crescita personale, gli hanno imposto di comportarsi in certo modo e di asservire le istituzioni ai suoi personali interessi. Si è inserito in un giro di relazioni istituzionali che gli hanno imposto di avere un elevato tenore di vita e importanti disponibilità finanziarie”. Per quanto riguarda, invece, l’attuale rettore Santo Marcello Zimbone, secondo il gip ha agito nello stesso solco del predecessore perseguendo “l’illecita gestione senza soluzione di continuità, avallando e garantendo ai direttori dei dipartimenti e ai docenti la conservazione delle loro posizioni privilegiate, nonché la progressione di carriera dei candidati di volta in volta segnalati, anche mediante l’ingerenza nella formazione delle commissioni esaminatrici, composte in modo “adeguato” al raggiungimento dei suoi obiettivi”. Anche lui “realizzava reiterate condotte di appropriazione di risorse dell’ateneo quali le autovetture di servizio per il soddisfacimento delle esigenze private, nonché di turbata libertà nella scelta del contraente nelle procedure di gara volte all’aggiudicazione degli appalti di lavori”.

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