In attesa di conoscere, dopo le elezioni in Francia, se Macron supererà anche questa prova, è tornato di attualità il tema della eutanasia, grazie a un libro dal titolo significativo: Fin de vie en République. Avant d’éteindre la lumiére.

La tesi dell’autore, l’avvocato parigino Erwan Le Morhedec, è originale: “L’eutanasia va respinta nel nome della massima repubblicana: libertà, uguaglianza, fraternità”. Secondo alcuni sondaggi, il 93% dei francesi sarebbe favorevole alla “buona morte” ma, spiega l’autore, si tratta “di un trucco”: i francesi in realtà vogliono morire senza restare soli, addormentarsi senza soffrire. Queste cose sono già un diritto in base alla legge Leonetti-Claeys. Dunque sarebbe inutile legalizzare l’eutanasia.

Sul tema – delicato e divisivo come pochi altri – Macron sembra aprire. Lo sostiene Daniele Zappalà, collaboratore del quotidiano Avvenire, secondo il quale l’Eliseo vedrebbe una “soluzione belga” e segnerebbe così una svolta sul fronte bioetico delle scelte di fine vita. Giorno dopo giorno, con grande inquietudine delle associazioni transalpine per la vita, l’ipotesi prende un rilievo crescente alla lettura dei programmi dei candidati e sulla base delle dichiarazioni rilasciate pure in questi sgoccioli della campagna elettorale.

Gli interrogativi maggiori si concentrano attorno al grande favorito della competizione, il presidente uscente Emmanuel Macron, che ha finora oscillato fra posizioni di prudenza e mezze dichiarazioni circa una possibile evoluzione del quadro legislativo esistente, basato sulla legge Claeys-Léonetti del 2016, che ha in particolare introdotto la possibilità di ricorrere, dopo una scelta medica collegiale, a una “sedazione profonda e continua fino al decesso” quando nelle cure si supera la soglia della cosiddetta “ostinazione irragionevole”.

Il programma elettorale ufficiale di Macron evoca la questione in chiave ipotetica: il presidente-candidato promette che il nodo di “una fine della vita più umana” sarà affrontato nel quadro di una “Convenzione” aperta al mondo sanitario, agli specialisti dell’etica, ma pure ai semplici cittadini. Sulla base delle conclusioni di questo processo allargato di consultazione, il presidente proporrà al Parlamento – o ai francesi per referendum – “la scelta di andare fino in fondo nella direzione che è stata raccomandata”. Ufficialmente, dunque, il presidente si mostra prudente, ma senza chiudere affatto la porta all’eutanasia.

Anzi, il 31 marzo, nel corso di una trasferta elettorale a Fouras, sull’Atlantico, Macron si è addirittura detto, “a titolo personale”, favorevole a un’evoluzione “verso il modello belga”, che autorizza l’eutanasia e il suicidio assistito, all’interno di un quadro rigido di regole. Per molti osservatori, dunque, Macron resta ambiguo sulla questione, mostrando in particolare di comprendere e anzi condividere in parte le rivendicazioni del fronte pro-eutanasia, al quale si sono invece apertamente allineati i sei candidati della sinistra. Dal canto loro, i quattro candidati a destra dello scacchiere politico si mostrano favorevoli ad applicare meglio la legislazione esistente, in particolare potenziando le cure palliative.

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