Israele rischia una nuova, l’ennesima, crisi di governo. L’esecutivo guidato dal nazionalista Naftali Bennett ha infatti perso la maggioranza alla Knesset, il Parlamento di Gerusalemme, passando da 61 a 60 seggi su 120. Una situazione che avvicina il rischio delle quinte elezioni in appena tre anni.

A scaricare il premier è stata la presidente della coalizione Idit Silman, che è dello stesso partito di Bennett, annunciando le proprie dimissioni e auspicando la formazione di un nuovo esecutivo di destra. Il motivo del suo gesto è di tipo religioso e riguarda il rispetto della kasherut pasquale ebraica negli ospedali pubblici. A complimentarsi immediatamente con lei è arrivato l’ex premier, Benjamin Netanyahu, ex alleato di Bennett “tradito” dall’attuale primo ministro in fase di consultazioni dopo l’ultimo voto, quando, nonostante sia un esponente della destra conservatrice israeliana, decise di schierarsi con l’eterogenea coalizione anti-Netanyahu, dopo che l’ex premier aveva ottenuto la maggioranza relativa delle preferenze, estromettendolo dal nuovo esecutivo. Adesso, Bennett è impegnato in consultazioni con i membri degli 8 partiti che compongono la maggioranza e non solo, nel tentativo di recuperare seggi che gli permettano di continuare l’esperienza di governo.

La notizia, inoltre, potrebbe avere un impatto anche su eventuali colloqui di pace tra Russia e Ucraina. Israele, infatti, si era proposto, con l’ok del governo di Volodymyr Zelensky, come mediatore tra le parti, offrendosi di ospitare futuri colloqui. Questo nuovo terremoto politico rischia però di marginalizzare il ruolo di Tel Aviv, con tutte le incognite che derivano da un eventuale nuovo governo.

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