È iniziata davanti alla gup di Firenze Sara Farini l’udienza preliminare del processo sulla fondazione Open, in cui l’ex premier Matteo Renzi è imputato insieme ad altre dieci persone fisiche – tra cui i politici Luca Lotti e Maria Elena Boschi – e quattro società. Le accuse sono a vario titolo di finanziamento illecito ai partiti, corruzione e autoriciclaggio. La giudice ha fissato il calendario delle udienze: il 10 giugno si discuterà sulle eccezioni sollevate dalle difese sulla competenza del Tribunale fiorentino e sull’utilizzabilità delle chat Whatsapp di Renzi sequestrate sui dispositivi di terzi (su cui è atteso anche il verdetto della Corte costituzionale). Il 15 luglio inizieranno gli interrogatori degli imputati: dopo la pausa estiva si riprenderà il 19 settembre, con le conclusioni delle parti. Finora non si sono costituite parti civili nè la Camera dei deputati nè l’Agenzia delle Entrate, indicate come persone offese nella richiesta di rinvio a giudizio: c’è tempo per farlo fino alla prima udienza dell’eventuale dibattimento.

Renzi è comparso in aula insieme ai suoi avvocati difensori, Giandomenico Caiazza e Federico Bagattini: deve rispondere (in quanto “direttore di fatto” della fondazione) di finanziamento illecito continuato, insieme a Boschi, Lotti, all’ex presidente di Open Alberto Bianchi e all’imprenditore Marco Carrai, componente del Consiglio direttivo. Nel capo d’imputazione redatto dai pm Luca Turco e Antonino Nastasi si legge che i cinque ricevevano, in violazione della normativa sul finanziamento ai partiti, un totale di 3.567.562 euro dal 7 novembre 2014 all’11 luglio 2018, “somme utilizzate per sostenere l’attività politica di Renzi, Lotti e Boschi e della corrente renziana” del Partito democratico, di cui il senatore ai tempi era segretario. Secondo l’accusa, la fondazione altro non era che un'”articolazione politico-organizzativa” di tale corrente, creata per fare da “cassaforte” alle attività del Giglio magico senza dover rispettare gli obblighi di trasparenza.

Due delle imputazioni riguardano episodi di corruzione per l’esercizio della funzione: Lotti, segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica dal 2014 al 2018, è accusato di essersi “ripetutamente adoperato, nel periodo temporale 2014 – 2017, in relazione a disposizioni normative di interesse per la British american tobacco Italia spa“, che negli stessi anni finanziava Open con un totale di oltre 253mila euro. Sempre Lotti è imputato – stavolta insieme a a Bianchi e agli imprenditori Patrizio Donnini e Alfonso Toto – di un’altra corruzione, stavolta in favore del gruppo Toto costruzioni: secondo la Procura si è “ripetutamente adoperato, nel periodo temporale 2014 – giugno 2018, affinchè venissero approvate dal Parlamento disposizioni normative favorevoli al gruppo Toto”. In cambio – è l’accusa – Toto ha versato a Bianchi 801.600 euro a fronte di una “prestazione professionale fittizia“, di cui 200mila euro sono andati a Open e altri 200mila al comitato per il Sì al referendum sulla riforma costituzionale.

“Secondo la Corte di Cassazione il processo Open si dimostra per quello che è, cioè uno scandalo assoluto. La Cassazione, non le difese, ha spiegato con chiarezza per cinque volte che l’operato dei magistrati di Firenze ha infranto le regole”, ha detto Renzi a margine dell’udienza, riferendosi ai provvedimenti con cui la Suprema Corte ha annullato i sequestri a Marco Carrai giudicandoli illegittimi. “Nonostante questo siamo qua, per anni saremo in questo processo. Ho fatto il presidente del Consiglio dei ministri e quindi rispetto le istituzioni. Sarò qui anche alle prossime udienze, laddove sarà possibile, a dire con molta franchezza che noi stiamo rispettando la legge”, mentre – dice – “i magistrati di Firenze non hanno rispettato né la Costituzione né la legge né le sentenze della Corte di Cassazione. Questa vicenda tra qualche anno sarà nei manuali di cronaca giudiziaria come uno scandalo assoluto”. Il leader di Italia Viva ha anche denunciato per abuso d’ufficio i pubblici ministeri che lo accusano alla Procura di Genova, che però ha subito chiesto l’archiviazione del procedimento, a cui Renzi ha presentato opposizione. E annuncia di aver scritto “un libro di circa duecento pagine”, che “si chiamerà “Il mostro” e uscirà il 10 maggio. Chi leggerà il libro, dal giorno dopo avrà un’opinione diversa su quello che è successo in Italia in questi anni, non soltanto a Firenze”, annuncia ai cronisti.

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