Anche sui canali russi compaiono le conseguenze sui militari di Mosca e le sofferenze della guerra in Ucraina. Uno spiraglio di trasparenza dopo mesi di propaganda senza sosta, durante i quali, nello specifico il 5 marzo, la Duma ha trovato anche il tempo di approvare una nuova legge sulla disinformazione con l’intento dichiarato di limitare le “fake news”, pena fino a 15 anni di carcere, riguardanti le forze impegnate nel conflitto ucraino, vietando anche l’uso di termini come “guerra” o “invasione” in favore di “operazione militare speciale”. Negli ultimi giorni, secondo quanto riporta Repubblica, sugli schermi dei russi sono apparse anche immagini di militari dell’esercito nazionale mutilati e opinioni in contrasto con la narrativa trionfalistica alla quale si è assistito fino a oggi.

Il primo segnale si è registrato il 25 marzo, quando il ministero della Difesa ha divulgato, per la seconda volta dall’inizio del conflitto, il bilancio delle vittime russe in Ucraina: 3.845. Niente a che vedere con le quasi 20mila di cui parla Kiev, ma comunque l’ammissione di migliaia di giovani militari del Cremlino deceduti. E alcuni di loro sono apparsi, mutilati, nelle tv di tutto il Paese quando il viceministro della Difesa, Aleksandr Fomin, ha fatto visita ai feriti di ritorno dall’Ucraina ricoverati nell’ospedale militare centrale Vishnevskij di Mosca. Sono nove i giovani premiati con l’Ordine del Coraggio: solo uno di loro era in grado di camminare, pur avendo perso un braccio, tutti gli altri erano in sedia a rotelle. Immagini trasmesse da Pervyj Kanal, il canale russo più seguito nel Paese di Vladimir Putin.

Mentre su Rossija 1, il secondo canale per numero di telespettatori, nel corso del popolare talk show 60 Minutes sono state più di una le voci che hanno ridimensionato il successo dell’operazione militare russa. Il politologo Vitalij Tretjakov, ad esempio, ha spiegato che “la situazione è grave. Dobbiamo ammettere che non c’è stata una svolta psicologica nella nostra operazione dove la parte opposta ha perso la volontà di resistere. La resistenza ucraina non si ferma né si indebolisce”. L’esperto militare Igor Korotchenko, invece, ha ipotizzato che “serviranno almeno 15-20 anni per il processo di denazificazione dell’Ucraina”, mentre il deputato ed ex generale Vladimir Shamalov ha detto che per “rieducare” almeno due generazioni di ucraini prima che queste accettino la presenza russa “possiamo prevedere che resteremo nel Paese per 30 o 40 anni“.

A sostenere l’ipotesi di una nuova linea sono arrivate poi le dichiarazioni del ministro della Difesa, Serghej Shojgu: “In generale — ha detto — i principali obiettivi della prima fase dell’operazione sono stati completati. Il potenziale militare delle forze armate ucraine è stato notevolmente ridotto, il che consente di concentrare l’attenzione e gli sforzi principali sul raggiungimento dell’obiettivo principale, la liberazione del Donbass“. Niente a che vedere col progetto di “denazificazione” del Paese. Se sia strategia militare o un modo per preparare la popolazione a una vittoria dimezzata lo chiariranno i colloqui di pace.

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