“Dobbiamo intervenire subito, occorre fare qualcosa di sostanziale immediatamente per difendere il potere d’acquisto delle famiglie, sostenere il tessuto produttivo, proteggere la ripresa”. Mario Draghi in vista del Consiglio Ue del 24 e 25 marzo vede a Palazzo Chigi lo spagnolo Pedro Sanchez, il portoghese Antonio Costa e in collegamento il greco Kyriakos Mitsotakis per coordinare le posizioni e le richieste del Sud Europa sulle misure da adottare per far fronte ai rincari di energia e materie prime che mettono a rischio la ripresa. “L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha aperto una fase di forte volatilità sui mercati delle materie prime, che si è aggiunta ai rincari che avevamo già osservato nei mesi scorsi”, ricorda in conferenza stampa. Le proposte comuni sono due, come noto da giorni: un tetto europeo al prezzo del gas importato e la separazione del prezzo del gas da quello dell’energia elettrica, visto che quest’ultima viene prodotta anche da fonti rinnovabili a costi oggi notevolmente inferiori.

“L’Unione Europea ha reagito con unità e determinazione all’aggressione russa. Dobbiamo mostrare la stessa coesione e la stessa convinzione nel tutelare le nostre economie dalle conseguenze della guerra, in particolare dai rincari energetici”, afferma Draghi. “Una gestione comune del mercato dell’energia conviene a tutti. Acquisti comuni ci permettono di avere un peso negoziale migliore nei confronti dei fornitori. In queste settimane, abbiamo dato alla Commissione un impulso chiaro a muoversi in questa direzione, per imporre un tetto al prezzo d’importazione del gas e spezzare il legame tra il prezzo del gas e quello dell’elettricità”.

Fondamentali anche gli stoccaggi comuni che “consentono di proteggerci a vicenda in caso di choc isolati. Abbiamo parlato anche di connessioni, funzionamento del mercato del gas e dell’energia elettrica e dell’opportunità di decoupling, prezzo calmierato nel mercato del gas. Noi abbiamo idee molto simili ma dobbiamo anche convincere altri Paesi Ue che hanno esigenze e strutture molto diverse. Siamo persuasi di necessità di diversificazione di fornitori e incremento rapido delle energie rinnovabili“. Poi un richiamo alla Commissione, che “con la comunicazione RePower EU, ha delineato alcune opzioni: un passo nella direzione giusta, ma ora è necessario più coraggio. Toccherà poi agli Stati Membri, nel Consiglio Europeo, fare in modo che l’energia diventi una priorità condivisa a protezione dell’economia europea”.

Draghi ha parlato anche della difesa comune: “Nel vertice di oggi abbiamo confermato una piena convergenza anche sul ruolo della Bussola Strategica, come contributo al percorso verso una difesa europea. La guerra in Ucraina ha dimostrato come questo sia un obiettivo necessario e urgente, in piena complementarità con la NATO. Questi impegni saranno suggellati, la settimana prossima, al Consiglio Atlantico straordinario e nell’incontro del Consiglio Europeo col Presidente Biden – e, mi correggerete se sbaglio, a mia memoria è la prima volta che un presidente Usa partecipa in presenza a un Consiglio europeo ed è un segnale straordinario – e poi al Vertice NATO a Madrid di fine giugno”.

Gli investimenti “molto significativi” che la Ue dovrà fare nel settore della difesa, della politica energetica, della salvaguardia dell’ambiente “sono troppo grandi per qualsiasi bilancio nazionale. La guerra in Ucraina ci impone di procedere con la massima urgenza verso risposte davvero europee”. Lo spagnolo Sanchez ha ricordato che “l’importante è dare risposte europee a problemi europei: non può essere che le conseguenze della guerra, che si traducono in una volatilità insopportabile dell’energia, sia subita in modo diverso dai Paesi. Tutti gli Stati europei sono stati colpiti in pari modo da una crisi energetica provocata da una sola persona, Putin. Dobbiamo dare una risposta europea e non 27 risposte diverse a un problema comune”. Mitsotakis dal canto suo ha avvertito: la crisi energetica “è un pericolo che minaccia la ripresa dopo la pandemia. Questa crisi può risvegliare anche l’incubo del populismo“.

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