Ricordate il film The Day After? Quelli della mia generazione se lo ricordano bene, l’annuncio del trailer italiano era molto efficace: se questo giorno dovesse arrivare sarebbe la fine di tutti i giorni. Il film metteva in scena una guerra nucleare tra Stati Uniti e Unione Sovietica, e uscì nel 1983. A quei tempi facevo le medie ed ero innamorato della più bella della classe: Monica Pesce.

Monica era rossa di capelli e aveva le lentiggini ed era indecisa tra me e Fabrizio De Ponti, il mio rivale. Eravamo una classe molto disinibita, facevamo le feste in casa e si giocava al gioco della bottiglia: ricordo che una volta puntai un bacio e una palpatina di tette, girai la bottiglia sperando che si fermasse su Monica, invece la bottiglia decise di puntare Roberta Tuzzi. Ma finalmente, a un’altra festa, proprio a casa della Tuzzi, il collo della bottiglia finalmente si fermò su Monica, ci chiudemmo nella camera da letto dei genitori di Roberta, ci sedemmo sul letto e io e Monica limonammo per dieci minuti. Fu fantastico, la prima limonata della mia vita, ricordo alla perfezione la sensazione sublime di sentire un’altra lingua che si muoveva nella mia bocca, ed era la lingua di Monica.

Qualche giorno dopo eravamo al Parco Solari, c’ero io, Fabrizio, Monica e altri compagni che ora non ricordo, eravamo seduti sulla panchina, e Monica doveva prendere la sua decisione: stare con me o stare con Fabrizio. Quella situazione di incertezza era per me insopportabile, così dissi a una compagna di riferire a Monica che io mi tiravo fuori, lei lo disse a Monica, poi tornò da me e le sue parole furono queste (non potrei mai dimenticarle): “Peccato Ricky, Monica aveva scelto te”. Un fungo atomico scoppiò nel mio cuore, radendo al suolo tutti i miei ormoni. Mi diedi del cretino, fui tentato di fare la commedia, “Ma come Monica? Ci hai creduto? Ma figurati, stavo scherzando!”, invece stetti zitto, Monica si avvicinò a me con un’espressione triste, mi prese un braccio e disse: “Andrò a casa a farmi una doccia, spero che il getto dell’acqua porti via tutti i sentimenti che sono sulla mia pelle”, e se ne andò via per sempre dalla mia vita, ma non dalla mia classe, il giorno dopo l’avrei rivista tra i banchi, ma ormai avevo perso l’occasione, tutto finito.

Il giorno dopo, The Day After. Monica Pesce, dove sei? Sappi che non ti ho mai dimenticata, hai ancora quelle deliziose lentiggini sul viso? Sei stata la prima limonata della mia vita, lingua contro lingua, e l’incanto degli ormoni che iniziano a giocare con l’amore e il desiderio. La mia adolescenza fu segnata da queste due immagini: il fungo atomico di The Day After e il volto di Monica. Il male e il bene.

Così è la vita, e così sarà sempre. L’angoscia e la delizia. L’inferno e il paradiso. Oggi, nel 2022, quell’annuncio che sembrava così apocalittico ma anche così fantasioso “se questo giorno dovesse arrivare sarebbe la fine di tutti i giorni” è diventato realtà, la minaccia di una guerra nucleare incombe sul mondo, e non è irreale immaginare depliant di agenzie di viaggio con questi annunci: “Venite alle Maldive, nei nostri resort dotati di lussuosi rifugi antiatomici”.

Chi l’avrebbe detto? Ci siamo ritrovati col dottor Stranamore a colazione, pane, marmellata e “ordigno fine di mondo”. L’arsenale atomico attuale non ha paragoni con quello del lontano 1983, la civiltà umana potrebbe ritornare di colpo all’età della pietra, come profetizzava la famosa frase di Albert Einstein: “Non so come si combatterà la terza guerra mondiale, ma so che la quarta si combatterà con pietre e bastoni”. Tutto potrebbe finire in poche ore: mai più Mozart, mai più balletti russi, mai più cheeseburger. Mai più Monica Pesce.

Il gioco della bottiglia soppiantato dal gioco della guerra, l’apocalisse che cala sugli ormoni di tutti i giovani di oggi. Funghi atomici al posto delle limonate e palpatine sulle tette. Fabrizio, vuoi saperla una cosa? Quando Monica scelse me, provai per te un senso di ingiustizia, sono sempre stato dalla parte dei perdenti, degli sconfitti, siamo stati vittime delle stupide convenzioni, Monica avrebbe potuto scegliere tutti e due, nei giorni pari stava con te e in quelli dispari con me, e saremmo stati tutti contenti, perché la vita non può essere così?

La guerra dovrebbe essere un tabù, scriveva Moravia, non dovrebbe essere nemmeno concepita, relegata nel mondo infero dell’inconscio, invece eccola che esce fuori e si innerva nei nostri giorni, sempre pronta a riportarci con i piedi nel fango e nel sangue, mentre le nuvole sono lassù, così vicine, così lontane, così bianche ma a volte così nere da togliere il fiato, per sempre. Boom!

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