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Selvaggia Lucarelli, il toccante post per la mamma malata di Alzheimer: “Malattia crudele: rade al suolo il futuro, inebetisce il presente”

La giornalista via social: "Succede, nella prima fase dell'Alzheimer, che si entri spesso in conflitto col malato, che si finga che sia ancora una persona un po' confusa, distratta, che il malato sia un interlocutore normale e (si pensa) come tale vada trattato. È un meccanismo di negazione ingenuo e potente"

di F. Q.

In un toccante post pubblicato ieri 2 marzo, Selvaggia Lucarelli è tornata a parlare della mamma malata di Alzheimer. “È una malattia crudele. Rade al suolo il futuro, inebetisce il presente. Lascia in piedi qualche edificio del passato”, ha esordito la giornalista nel post su Facebook che al momento conta quasi 32.000 like. Poi ha spiegato: “Mescola il tempo e le sequenze, si colloca nell’oggi un viaggio fatto da bambini, si ricorda un viaggio che non si è fatto mai, si descrive un ritorno da un luogo che non esiste. Poco prima del Covid che l’ha condannata a due anni di isolamento più di quanto non la isolasse già la malattia, ho portato mia madre a vedere l’area di CityLife qui a Milano, i grattacieli nuovi. ‘Li conosco, qui ci sono stata in gita da bambina’, mi diceva osservandoli distrattamente”.

“Succede, nella prima fase dell’Alzheimer, che si entri spesso in conflitto col malato, che si finga che sia ancora una persona un po’ confusa, distratta, che il malato sia un interlocutore normale e (si pensa) come tale vada trattato. È un meccanismo di negazione ingenuo e potente, che ho visto esercitare strenuamente da mio padre, per esempio. Si discute inutilmente: ‘Ma che dici’, ‘impossibile’, ‘ma va!’, ‘Sono stati costruiti 4 anni fa!’ – ha scritto Lucarelli -. E in quella discussione si cerca di difendere non la verità, ma il malato, l’idea che esista ancora così come era ieri. Io, che la malattia di mia madre l’ho guardata in faccia subito, ormai quasi 8 anni fa, non le ho detto che quei palazzi, quando lei era bambina, non erano neppure il progetto di un architetto. Non era nato neppure Fedez che ci abita dentro, a dirla tutta. Ho detto ‘ma davvero?’. Mia madre, due anni fa, era già in una fase avanzata della malattia, non aveva senso. E ho ripetuto quel ‘ma davvero?’ ogni volta che mi ha fatto uno dei suoi racconti senza senso, racconti sempre più asciutti e strabilianti, come in Big Fish che non sai più cosa è vero, forse niente, forse tutto. Non serviva contraddirla. Non era più lei. Non c’era più mia mamma per come l’ho conosciuta, così attenta alla verità, così libera nelle sue idee e così borghese nelle sue paure, così curiosa, ironica, infelice”.

E ancora la scrittrice 47enne via social: “Poi oggi è successo che l’ho lavata, le ho messo dei vestiti puliti. Non lo avevo mai fatto, fino a ieri era lontana, è precipitato tutto in fretta. Mentre le sfilavo i pantaloni del pigiama, la sua mano ormai debole e rigida al punto da tenere a stento una forchetta ha afferrato l’elastico dei pantaloni. E l’ha fatto con una forza tenace, che arrivava da lontano. Dalla sua essenza. Perchè mia mamma è sempre stata così, estremamente pudica, ai limiti del bigottismo. Ecco, in quella mano improvvisamente vigorosa, che difendeva il suo corpo da uno sguardo indesiderato, dopo tanto tempo ho per un attimo ritrovato mia madre”. Infine ha concluso: ‘Forza, lasciami fare una volta tanto!’, l’ho rimproverata. Le ho parlato come se fosse ancora lì, senza sconti. E ho capito che qualcosa, nel marasma dei ricordi che si mescolano, sopravvive alla malattia e a quel qualcosa, chi accudisce, si deve attaccare con tutta la forza che ha. Come la mano di mia mamma a quei pantaloni”.

Solo qualche mese fa, ospite di Serena Bortone, a Oggi è un altro giorno, la giudice di Ballando con le Stelle aveva parlato in diretta del dramma dell’Alzheimer: “Chiunque vive con una persona affetta da questa malattia sa cosa vuol dire. C’è un momento del distacco. Quelle persone restano vive ma purtroppo dimenticano anche chi sei”, aveva dichiarato parlando della mamma Nadia.

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