“Di fatto per la prima volta viene ammessa la volontà di vendere“. L’assemblea dei giornalisti dell’Espresso ha approvato un pacchetto di sciopero dopo l’incontro tra il comitato di redazione (la rappresentanza sindacale interna) e l’amministratore delegato del gruppo Gedi, Maurizio Scanavino. L’annuncio arriva da un comunicato dello stesso cdr, che spiega di aver chiesto “chiarimenti riguardo le voci di vendita dell’Espresso al gruppo editoriale Bfc Media controllato dalla famiglia Iervolino”. L’ad Scanavino, si legge nel comunicato, ha dichiarato che l’azienda non ha ricevuto “alcuna proposta formalizzata”. Per il comitato di redazione si tratta di un’ammissione che la volontà di vendere è reale, “dopo mesi di smentite e dichiarazioni in senso contrario”.

Da mesi si parla della volontà del gruppo Gedi, passato da De Benedetti a Exor (Elkann) nel 2019, di vendere lo storico settimanale fondato nel 1955 da Carlo Caracciolo ed Eugenio Scalfari. Il possibile acquirenti, secondo le indiscrezioni più recenti, è Bfc Media, gruppo editoriale acquisito da Danilo Iervolino. Il fondatore dell’università on line Pegaso è già diventato a inizio 2022 il nuovo proprietario della Salernitana. Deve la sua fortuna appunto a Unipegaso, che ha poi ceduto a un fondo inglese, Cvc, per un miliardo di euro: di lì l’investimento nel mondo dell’editoria acquisendo il gruppo Bfc Media, che edita tra le altre le riviste Forbes Italia, Bluerating, Private e canali televisivi come Bike. Ma gli interessi di Iervolino sono molteplici e legati spesso alla tecnologia e alla sua evoluzione.

Ora le voci sulla trattativa in corso per acquisire l’Espresso. “I redattori dell’Espresso denunciano piani aziendali che mirano a tagliare una voce libera e critica del panorama giornalistico italiano, la testata fondata da Carlo Caracciolo e Eugenio Scalfari da cui è nato il gruppo editoriale Espresso, il quotidiano Repubblica che si è poi allargato al gruppo Gedi”, si legge nel comunicato del cdr. Che poi aggiunge: “Siamo preoccupati per il destino del nostro settimanale e di tutte le testate giornalistiche di un editore che non si è fatto scrupolo a definire ‘non coerente con le strategie del gruppo’ il primo newsmagazine di inchiesta italiano”. Da qui l’annuncio del pacchetto di giornate di sciopero, “riservandosi ogni ulteriore iniziativa a tutela del lavoro della redazione e del valore di una testata con 67 anni di storia, protagonista di battaglie civili, politiche e culturali che hanno inciso in maniera determinante nella nostra società”, conclude il comunicato.

Articolo Precedente

Stefano Valore è il nuovo editore dell’Agenzia di stampa Dire: “Sicuro che riusciremo a vincere le sfide che abbiamo davanti”

next
Articolo Successivo

Guerra Russia-Ucraina, l’appello di giornalisti e intellettuali promosso da Articolo 21: “La voce dei pacifisti inesistente sui media”

next