Poco più di una settimana prima dell’invasione russa dell’Ucraina e circa 20 giorni dopo le polemiche per il summit video tra Vladimir Putin e alcuni imprenditori italiani, si è tenuto un altro incontro tra non meglio specificati “officials” italiani e i loro omologhi russi per discutere di potenziali investimenti aziendali per centinaia di milioni di euro. A rivelarlo è Bloomberg che cita fonti vicine alle trattative, pur non specificando se si tratti di funzionari statali, anche se si specifica che nessun rappresentante delle aziende ha partecipato ai meeting.

Le partnership in discussione riguardavano, tra gli altri, Ansaldo Energia, società controllata da Cassa Depositi e Prestiti, e Enel. Per la prima era in ballo un accordo con la russa NordEnergoGroup, mentre la seconda voleva investire in Slovenske Elektrarne tramite la russa Sberbank che da decenni finanzia l’utility slovacca, hanno affermato le fonti. Ma si è discusso anche di investimenti russi in Italia, con il gruppo Rusal, leader nella produzione di alluminio, che aveva intenzione di investire 200 milioni di euro in uno stabilimento di sua proprietà in Sardegna. Dell’incontro, secondo quanto si apprende, non era comunque al corrente il presidente del Consiglio Mario Draghi.

Le tempistiche dei colloqui sorprendono non tanto per il successivo evolversi della crisi ucraina, con l’invasione che ancora non sembrava un’opzione sul tavolo, ma per le polemiche di 20 giorni prima sulla partecipazione degli imprenditori italiani all’incontro col presidente russo, in piena stagione di colloqui per cercare di allentare la tensione al confine, con i militari di Putin già ammassati alla frontiera ucraina. Tra i partecipanti, in quell’occasione, c’era però anche l’amministratore delegato di Enel Francesco Starace, fratello dell’ambasciatore d’Italia a Mosca.

Ansaldo, spiega Bloomberg, ha cercato per mesi di vendere grandi turbine a gas a Mosca, che ha una capacità di produzione propria limitata, in cambio di condizioni commerciali favorevoli, ma i colloqui sono falliti perché la legge russa prevede che alcune parti siano prodotte localmente.

I partecipanti all’incontro di Mosca hanno anche discusso del potenziale per le imprese italiane in Russia in modo più ampio, ha affermato la fonte del media americano.

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