Viaggi

Perù, terra degli Incas e di una cultura “popolare”

Nel cuore dell’America Latina, una terra che affaccia sull’Oceano Pacifico e raggiunge il cielo con le vette andine. Da Macchu Picchu ad Arequipa, viaggio in un paese che ha saputo valorizzare l’eterogeneità della sua cultura rispettando le eccellenze della tradizione.

Testo e Foto di S.Meconi - Alpitour World

Una città ormai lontana dai fasti dei secoli di un tempo, avvolta nella nebbia e circondata dalle verdissime vette delle Ande. È Macchu Picchu, la più celebre destinazione turistica del Perù e vera e propria cartolina di questo paese dell’America Latina. Eppure, è nel pensare che la nazione e la sua capacità attrattiva si limiti solo all’antico sito Incas sarebbe come ridurre l’Italia al Colosseo o la Francia alla Tour Eiffel.

Sono tantissime le peculiarità e le curiosità di un paese dove il rispetto per la cultura e le tradizioni è sancito in numerosi passaggi della Costituzione, legge fondamentale dello Stato. Dal suo passato coloniale a oggi, il 19° stato al mondo per dimensione (1,3 milioni di km quadrati, più di 4 volte la superficie italiana) ha trasformato il rispetto e l’istituzionalizzazione delle minoranze aymara e quechua, le cui lingue sono parificate allo spagnolo come ufficiali.

È proprio nella ricchissima storia precedente alla dominazione spagnola, quella per intenderci delle civiltà precolombiane, che si immerge il turista più attento per scoprire le mille sfaccettature di una terra di colori, sorrisi, di accoglienza semplice anche nella povertà dilagante delle comunità più remote.

Visitare il Perù fa venire quel “tuffo al cuore” che in molti evocano di ritorno dall’Africa o dall’Asia: succede lo stesso in America Latina, dopo aver percorso in barca le sponde del Lago Titicaca o esserci confrontati con la bellezza di Cuzco, l’antica capitale degli Incas.

Turisanda, brand del gruppo Alpitour specializzato nei viaggi esperienziali nel mondo, propone numerose idee di viaggi organizzati in questo “paradiso dei viaggiatori” che non manca di stupire e incantare.

Le comunità Uros del Lago Titicaca

Situato a quasi 4000 metri di altitudine, non è solo uno dei più grandi, ma è anche il lago navigabile più alto al mondo. Il Titicaca, al confine tra Perù e Bolivia, è la cartina tornasole del passato pluriculturale del Perù, paese di incontro e dialogo pacifico.

La massima espressione di questa eterogeneità la ritroviamo nelle isole galleggianti degli Uros, un popolo preincaico che avrebbe scelto il lago come rifugio dagli Incas, considerati troppo violenti. Il rifiuto della guerra e l’uso del commercio come mezzo di scambio culturale hanno contraddistinto i millenni di storia Uros: oggi al loro posto, dopo la scomparsa dell’ultima rappresentante del popolo, ci sono gli Aymara, che si distinguevano sia dagli Incas che dagli Uros soprattutto per la lingua usata.

L’insediamento Uros del Titicaca, nei pressi dell’attuale città di Puno, è contraddistinto dalle cosiddette islas flotantes, isole artificiali costruite con un particolare arbusto che grazie alla sua leggerezza è mosso dal cambiamento di livello del lago. Scorci bellissimi, dove l’essenzialità della vita è scandita dai ritmi della natura e la dieta quotidiana si basa su pochi frutti della terra e dell’acqua, tra pesce, riso e patate.

Visitare gli insediamenti Uros è possibile anche grazie a dei tour organizzati in kayak: oltre alle case in bambù si ammirano i ricchi ed elaborati costumi che le donne ancora oggi cuciono a mano, con ritmi lenti e colori sgargianti. Un omaggio alla tradizione e al colore della natura.

Arequipa, la “Ciudad Blanca”

Bianca come Ostuni, bella come il Perù. Dal Titicaca ci spostiamo verso Arequipa, un’ora e un quarto circa di aereo da Lima. Le distanze peruviane sono molto maggiori di quello che sembra, e proprio volando si riescono ad accorciare le migliaia di chilometri che generalmente separano le località più amate dai turisti internazionali.

La città bianca, dall’aspetto vagamente europeo, è completamente circondata da altissime vette vulcaniche, tra qui il più importante è El Misti, alto quasi 6000 metri e caratterizzato dalla presenza di antichi ritrovamenti Inca, tra cui quelli di mummie. I più impavidi possono anche scegliere di scalare El Misti, percorrendo i due sentieri “Pastores” o “Aguada Blanca”. Nonostante non siano particolarmente complessi in termini assoluti, l’enorme dislivello e la ridotta quantità di ossigeno a queste altezze lo rendono accessibile solo a chi ha una preparazione atletica adeguata.

Rimanendo con i “piedi per terra”, i 2335 metri di Arequipa celano un magnifico centro storico in stile coloniale, che i conquistadores spagnoli edificarono a partire dal XVI secolo, riempiendo una terra fino ad allora poco popolata di chiese, palazzi, conventi di pietre bianche, con influenze andine che ritroviamo nella pietra sillar.

Il complesso più celebre, quello del Monastero di Santa Catalina, è un luogo devozionale che i missionari spagnoli consacrarono al culto di Santa Caterina da Siena. Una vera e propria città della preghiera, dove le suore – in piccole abitazioni di muri rossastri – si dedicavano alla cura degli indigenti e alla preparazione di dolci tipici.

E in fatto di gastronomia, il Perù è da tempo in cima alle classifiche mondiali. Contaminazioni, ricerca della tradizione, ingredienti di primissima qualità e apertura all’estero hanno reso quella peruviana una delle cucine più ricercate al mondo.

Ad Arequipa se ne gusta una variante “di strada”, quella delle picanterie dove vengono serviti peperoni ripieni, zuppe di gamberoni e piccantissime salse al peperoncino.

Lambayeque, le piramidi dell’America Latina

Appena fuori Chiclayo, la quarta città più grande del Perù, si trova l’antico insediamento di Lambayeque, fondamentale per quanti vogliano immergersi nella cultura del popolo Mochica.

Abbiamo già detto che il Perù è terra particolare, dove confluiscono numerosi popoli precolombiani i cui territori furono unificati dagli Incas prima, e dagli spagnoli poi. I Moche trovarono spazio nella zona costiera a nord del Perù, non lontano dall’attuale confine ecuadoregno, dove poterono costruire la loro cultura che a molti ricorderà quella egizia.

Anche questa popolazione, che pare abbia avuto una storia “utile” di circa sette secoli, era infatti usa alla costruzione di piramidi come edifici di culto o sepolture monumentali. Invece che le pietre, usavano però mattoni di argilla, sabbia e paglia chiamati adobe. Due delle più grandi piramidi Mochica, oggi visibili solo in parte, sono chiamate Huaca del Sol e Huaca de la Luna.

I riti funebri del popolo Moche erano complessi e articolati, basati su sacrifici umani rituali e sulla tumulazione “a raggiera” dei signori e dei loro servitori. Il massimo esempio è quello del Signore di Sipan, riprodotto nell’imponente Museo delle Tombe Reali. L’edificio, costruito nel 2002, è un omaggio alla cultura Moche sia nel colore rosso delle mura che nelle decorazioni degli edifici. Al suo interno è riprodotta con dovizia di particolari la sepoltura, il cui ritrovamento si deve a Walter Alva, archeologo e massimo esperto mondiale della cultura Moche.

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