Cinema

Douglas Trumbull, morto lo specialista degli effetti speciali. Da 2001 Odissea nello spazio e Blade runner

Ideò e inventò dal nulla in collaborazione con i più grandi registi della storia del cinema mondiale, dettagli, scenografie, sfondi, oggetti e creature di clamorosi titoli sci-fi, quando ancora non c’era la tecnologia digitale odierna a intervenire massicciamente in post produzione

di Davide Turrini

Addio Douglas Trumbull. Lo specialista e supervisore degli effetti speciali di 2001 Odissea nella spazio, Incontri ravvicinati del terzo tipo e Blade Runner (tra gli altri) è morto all’età di 79 anni. In pratica il cinema di fantascienza, spettacolare e popolare, come lo conosciamo oggi perde il suo primo vero moderno pioniere creativo e pratico. Trumbull ha ideato e inventato dal nulla, in collaborazione con i più grandi registi della storia del cinema mondiale, dettagli, scenografie, sfondi, oggetti e creature di clamorosi titoli sci-fi, quando ancora non c’era la tecnologia digitale odierna a intervenire massicciamente in post produzione. Una volta si sarebbe parlato di artigianalità, ma il lavoro di Trumbull, e dei suoi collaboratori, è stato ben di più sia in termini di lavoro materiale con le mani che a livello concettuale e di senso nella programmazione pre set.

Intanto andrebbe ricordato che Douglas, figlio di un altro autore degli effetti speciali – quel Donald Trumbull che si occupò di tornado e caffettiere ne Il mago di Oz nel 1939 -, fin da bambino a Los Angeles era appassionato di film sugli alieni e di tutte le novità tecnologiche degli anni ’50. Una passione che lo porta nel 1964 a mostrare To the moon and beyond all’Esposizione mondiale di New York. Un lavoro sperimentale su un viaggio dalla terra verso una visione d’insieme dell’universo dove Trumbull utilizza una lente speciale grandangolare che produce una distorsione visiva accentuatissima in un formato Cinerama 360 da 70 mm che poi viene proiettato su una cupola a 180 gradi alta 30 metri. È lì che Kubrick vede l’opera e scorge in Trumbull una delle figure che lo accompagnerà nella già avviata e travagliata produzione di 2001 Odissea nello spazio. Quindi, tra tutti gli scenari, i manufatti e i singoli dettagli di scena del capolavoro fantascientifico di Kubrick c’è sempre traccia delle scelte in primis di Trumbull.

“L’ho aiutato a risolvere alcuni di quei problemi complicati che stava affrontando come regista”, ha raccontato Trumbull in una recente intervista riferendosi al complesso rapporto con Kubrick. Una di queste dispute fu nientemeno che sul suolo lunare che appare in 2001: “Avevo visto molte foto della luna e la mia ipotesi è che le montagne fossero davvero dolci colline ondulate, mentre lui stava guardando la roba di Chesley Bonestell (pittore che ha ispirato molta iconografia spaziale nel cinema ndr). Sono però riuscito a convincerlo ad accettare di farmi costruire un modello della luna come volevo. Ho passato giorni e giorni sul palco a costruire con l’argilla questo gigantesco modello della luna grande quanto questa stanza (6 metri per 6 metri). Stavo scolpendo l’argilla in modo molto fluido, nel modo in cui pensavo sarebbero stati i crateri e ho elaborato questa tecnica per salire a 40 piedi sopra il palco e far cadere le cose sull’argilla mentre era ancora bagnata per creare crateri naturali. È stato assolutamente fantastico”. Kubrick però tornò sui suoi passi per avere le montagne a punta di Chestley Bonestell e dopo estenuanti discussioni Kubrick la spuntò obbligando Trumbull alla creazione dello sfondo Bonestell. Con Steven Spielberg per Incontri ravvicinati del terzo tipo fu tutto più semplice e le idee di Trumbull furono accettate di miglior grado, come ad esempio le lucine sui modellini delle astronavi aliene (Spielberg voleva degli archi alla McDonalds che Trumbull chiese di evitare categoricamente ndr) e gli alieni stessi.

Infine altra perla tutta la modelleria per Blade Runner – nonostante il basso budget per gli effetti speciali offerti dalla produzione – compresi mongolfiera e sede della Tyrell Corporation. Insomma, Trumbull ha lavorato quando ancora il set, seppur con modellini e miniaturizzato in campi lunghi fittizi, era un luogo artigianalmente sperimentale. Altro apice della carriera di Trumbull è la collaborazione con Terrence Malick per L’albero della vita nel 2011. Lo specialista di antico pregio viene chiamato proprio perché a Malick non piacciono gli effetti digitali tout court e ha bisogno di qualcosa di materico per rendere il suo lavoro fantasticamente palpabile. Il risultato rimane sotto gli occhi di tutti con la mescolanza tra la creazione materica più retrò e la post ipermoderna. Altro discorso è la carriera di Trumbull direttamente da regista che inizia inavvertitamente con lo sci-fi Silent Running nel 1972, film che in Italia viene tradotto in funzione sequel con 2002 la seconda odissea, richiamandosi a Kubrick.

Trumbull utilizza l’idea scartata dal maestro inglese della creazione di un pianeta alla Saturno e riesce a ideare uno script su un pianeta Terra senza più vegetazione riattivando la sua vecchia passione adolescenziale per la botanica. Il film mescola diavolerie effettistiche bizzarre a scelte più tradizionali di cui la critica americana ne elogia la qualità e la tecnica. Nel 1983 è l’anno del suo secondo lungometraggio, Brainstorm. Protagonisti sono Christopher Walken, Cliff Robertson, Louise Fletcher (l’infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo) e Natalie Wood. La storia è quella di un gruppo di scienziati che crea una sorta di macchinario computerizzato che legge nel cervello sentimenti e pensieri delle persone. Appena la realizzazione viene presentata ai possibili investitori cominciano i guai, sia nel meccanismo stesso più invasivo del previsto, sia nell’intervento dei militari che cercano di ottenere l’invenzione per scopi non proprio umanitari. Due i bruschi stop che accompagnano realizzazione e visione di Brainstorm: durante le riprese la Wood muore in un incidente e i produttori vorrebbero far saltare il film; finite coraggiosamente le riprese Trumbull vuole mostrare il film facendo utilizzare ai proiezionisti nelle sale un suo proiettore, lo Showscan, che poteva proiettare la pellicola da 70 mm a 60 fotogrammi al secondo. Troppo alti i costi per gli esercenti che quindi rifiutano l’ennesima invenzione di un’inesauribile e mai domo Trumbull.

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