La legge sul fine vita torna in Aula per l’esame degli emendamenti, dopo anni di attesa, appelli della società civile, leggi di iniziativa popolare ignorate, inviti della Consulta a legiferare e continui rinvii. Ma in realtà ci sarà ancora da attendere, almeno “fino a marzo”, prima di iniziare l’iter per una possibile approvazione, almeno alla Camera, di una legge sul suicidio assistito.
Il motivo? Se dopo la conclusione della discussione generale ci si aspettava che in Aula potessero partite subito le votazioni sugli emendamenti, in realtà questi verranno per ora soltanto discussi e presentati. Poi, ci sarà un nuovo rinvio, in attesa di una nuova calendarizzazione. “Non iniziare a votare questa settimana significa che se ne riparlerà a marzo, dato che poi ci sarà da affrontare alcuni decreti in scadenza. Si tratta di un testo di legge di cui su parla da 40 anni e che comunque, così com’è, resta ancora fortemente inadeguato, con il rischio di creare ulteriori discriminazioni e un calvario burocratico per tanti malati”, ha dichiarato il deputato radicale, Riccardo Magi, nel corso di una conferenza alla Camera con cui +Europa ha rivendicato il suo sostegno a tutti i quesiti referendari (giustizia, eutanasia legale e cannabis) che attendono di conoscere il prossimo 15 febbraio il verdetto sull’ammissibilità da parte della Corte costituzionale.
In attesa della decisione della Corte sui referendum, compreso quello promosso dall’associazione Luca Coscioni sull’eutanasia legale, l’Aula di Montecitorio fa ancora fatica a procedere parallelamente sul fine vita, che vede la maggioranza ancora divisa sulla proposta di legge. Il testo è arrivato in Aula già annacquato (rispetto a quanto già definito dalla sentenza della Consulta sul caso Dj Fabo/Cappato) per i compromessi raggiunti tra le forze della vecchia maggioranza giallorossa e i partiti del centrodestra, che hanno comunque votato contro in commissione e che insistono per restringere ancora di più le condizioni di accesso. Ma non solo. Come denunciato dal radicale Marco Cappato, il pericolo è anche quello di voler ‘mandare un messaggio politico alla Consulta’, nel tentativo di depotenziare lo stesso referendum o far saltare la consultazione: “Mi sembra che questa fretta sia un modo per far vedere alla Corte che il Parlamento se ne sta occupando. Non pensino di disinnescare il referendum”, ha spiegato il tesoriere dell’associazione Coscioni al Fattoquotidiano.it.
Sul fronte opposto c’è chi, come il deputato radicale Magi, punta invece a migliorare l’impianto, considerato ancora “insufficiente”. Per questo ha presentato 20 emendamenti, dal nodo delle cure palliative, alla richiesta di tempi certi per l’accesso al suicidio assistito, fino alla questione dell’obiezione di coscienza. “Noi siamo perché il referendum si tenga. E quando in Aula riprenderà l’esame, il nostro obiettivo sarà quello di emendarlo fortemente”.
Intanto, in vista della decisione della Consulta, +Europa ha invitato gli altri partiti a non nascondere le proprie posizioni: “Ci aspettiamo che i giudici costituzionali decidano secondo legge e giurisprudenza riconoscendo il diritto di partecipazione diretta e ci farebbe piacere che anche le altre forze politiche esprimessero la loro posizione sui referendum. Noi siamo per il sì a tutti i quesiti. E gli altri partiti? Pd e M5s cosa faranno?”, ha rivendicato il sottosegretario agli Esteri Benedetto Della Vedova. Anche Emma Bonino, presente alla conferenza, ha bacchettato leader e partiti del centrosinistra: “I silenzi dei leader e i voti slittati in Aula sono segno che qualcuno spera che i referendum non vengano ammessi? Sempre stato così, non sono mai piaciuti ai grandi partiti. Con le solite scuse, ‘non è il momento, ci sono altre priorità”. Ma prima o poi dovranno decidere. A meno di voler puntare a far campagna sull’astensione”, ha attaccato Bonino. Per poi concludere: “Sarebbe un gran peccato frustrare questa volontà di partecipazione”.
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