Le crescenti limitazioni e gli obblighi che stanno esasperando la vita dei cittadini no vax mi ricordano le limitazioni del Dogma 95 di Lars von Trier e Thomas Vinterberg: questi due registi danesi, in opposizione alla Nouvelle Vague che venerava il cinema d’autore (un brutto film di un autore è da preferire a un bel film commerciale), stilarono una specie di decalogo al quale doveva attenersi il nuovo regista immerso nella tempesta tecnologica e nella democratizzazione del cinema, e si profilava un nuovo modo ascetico di fare cinema per salvare il cinema stesso dalla cosmetizzazione dilagante. Ecco il decalogo:

Io giuro di sottostare al seguente elenco di regole elaborate e confermate dal Dogma 95:

1) Le riprese vanno girate sulle location. Non devono essere portate scenografie e oggetti di scena (se esistono delle necessità specifiche per la storia, va scelta una location adeguata alle esigenze);

2) Il suono non deve mai essere prodotto a parte dalle immagini e viceversa. (La musica non deve essere usata a meno che non sia presente quando il film viene girato);

3) La macchina da presa deve essere portata a mano. Ogni movimento o immobilità ottenibile con le riprese a mano è permesso. (Il film non deve svolgersi davanti alla macchina da presa; le riprese devono essere girate dove il film si svolge);

4) Il film deve essere a colori. Luci speciali non sono permesse. (Se c’è troppa poca luce per l’esposizione della scena, la scena va tagliata o si può fissare una sola luce alla macchina da presa stessa);

5) Lavori ottici e filtri non sono permessi;

6) Il film non deve contenere azione superficiale. (Omicidi, armi, etc. non devono accadere);

7) L’alienazione temporale e geografica non è permessa. (Questo per dire che il film ha luogo qui ed ora);

8) Non sono accettabili film di genere;

9) L’opera finale va trasferita su pellicola Academy 35mm, con il formato 4:3, non widescreen. (N.B. Originariamente si richiedeva di girare direttamente in Academy 35mm, ma la regola è stata cambiata per facilitare le produzioni a basso costo);

10) Il regista non deve essere accreditato.

I registi danesi si erano autoimposti una sorta di green pass cinematografico, vaccinarsi e cedere al “sistema” sarebbe stato come tradire la nuova estetica ascetica. In particolare il punto 6 mi sembra perfetto per questo accostamento con l’attuale situazione pandemica: il film non deve contenere azione superficiale.

Così, allo stesso modo, la vita di un no vax non deve contenere nulla di superfluo. Cinematograficamente parlando, quindi, il no vax vive dentro un film ascetico, non gli è concesso più nulla, nulla di sconveniente, nulla di distraente, non può fare aperitivi al bar, non può andare a teatro o in palestra, non può andare all’università e via dicendo: è condannato a vivere come Francesco d’Assisi, è condannato alla santità. Gli è concesso dialogare con gli uccellini di città, forse, e per quanto riguarda abbracciare i lebbrosi ho i miei dubbi. Il no vax idealmente è un santo, Mario Draghi lo ha condannato a una vita purificata, limpida, vertiginosamente cristallina, mentre noi vaccinati apparteniamo al demonio, possiamo ingurgitare tartine e noccioline davanti a un Negroni sbagliato.

Ma che cosa succede? Il no vax, invece di approfittare di questa splendida occasione concessa da un virus e dal suo spirito antiscientifico, invece di godersi “la pacchia” di una vita semplificata e ridotta all’osso, il no vax si ribella, non ci sta, fa scioperi della fame, fa manifestazioni di piazza dove urla la parola libertà, dimenticandosi di citare le altre due: fraternità e uguaglianza. E che
cos’è la libertà senza la fraternità e l’uguaglianza? Solo privilegio. Nient’altro che privilegio.

Nulla da fare, anche il no vax vuole le noccioline al bar e il Negroni sbagliato, rivuole la sua vita insulsa, la sua vita masticata e predigerita dal Potere, vuole tornare a essere una pecorella senza smarrimento, vuole vivere come noi vaccinati. Che occasione sprecata! Una vita senza cavalletto, una vita girata a mano, senza l’autoritarismo di un Manfrotto, una vita fluente, zigzagante, snella, agile, senza orpelli consumistici, che idea meravigliosa, che scenario di commovente semplicità. Ed è il mio modo di fare cinema, in fondo, più o meno, non proprio uguale, ma simile, un cinema senza produttore, attillato alla realtà nuda e cruda, un cinema che non ha bisogno d’altro che di un occhio che sappia guardare, e basta. Eppure io amo Truffaut, io amo la politica degli autori, per questo dico io e ripeto io. Ogni mio film è un’impronta digitale, e così deve essere anche la nostra vita.

Per questo dico ai no vax: amate questa vostra nuova condizione, pregate che resti il più a lungo possibile, Draghi vi sta dando l’occasione di una vita autentica, non sprecatela. Seguite il dogma. Questa Repubblica ideale è fondata sull’ozio, che sia un ozio creativo. Forza no vax, sono con voi, non mollate, amatevi, amate questa nuova condizione! Oppure vaccinatevi e tornate al solito tran tran, ma vi conviene? Tutto questo casino per pagare una bolletta o un mutuo? Pensate a Francesco d’Assisi, vi penserò anche io davanti a un Negroni sbagliato, con il sale delle noccioline sulle labbra.

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