Una cremazione verde. Non inquinante. Detta anche biocremazione. Desmond Tutu, l’arcivescovo sudafricano simbolo della lotta all’Apartheid, anglicano, ha scelto la procedura più rispettosa dell’ambiente per le sue esequie. Il Nobel per la pace, morto a Città del Capo lo scorso 26 dicembre a 90 anni, è stato uno dei più grandi combattenti per i diritti umani. Ma anche un eco-guerriero. Nelle ultime volontà ha infatti chiesto per il suo funerale la bara più economica possibile e lo scioglimento del suo corpo in acqua. Un metodo a basso impatto ambientale, che in Italia non è consentito. Si chiama “acquamazione” e non consiste nel bruciare il corpo come avviene nella cremazione tradizionale.

E’ un trattamento con soluzione alcalina di acqua e idrossido di potassio che prima scioglie gli organi e i tessuti a temperatura di circa 152 gradi e poi polverizza le ossa. Che sono in seguito consegnate ai familiari del defunto. Una legislazione a proposito di questa pratica in Europa ancora non è diffusa. Se è un’alternativa diffusa in diversi Stati degli Usa, compresi California, Florida, Texas, e ammessa anche in Canada dal 2012, in Europa la ammettono solo la Gran Bretagna e recentemente l’Olanda.

Come funziona la cremazione con l’acqua e perché è poco inquinante? Questa tecnica ha un nome preciso: idrolisi alcalina. Negli anni Novanta era stata sviluppata dai ricercatori Usa per i corpi degli animali utilizzati a fini di studio. In seguito una drammatica emergenza l’ha introdotta anche in campo sanitario. Era il morbo della Mucca Pazza e in Scozia e Giappone era stato studiato per gli animali morti a causa della malattia. Solo successivamente è stata adottata anche per i corpi degli uomini.

Perché è un sistema green? Oltre alle ossa quel che rimane è un liquido trasparente dal colore simile al tè in cui non rimangono tracce di Dna e può essere disperso senza creare alcun danno all’ambiente. Conseguenze molto diverse dalla cremazione: con temperature che vanno dai 750 a più di 980 gradi per due ore si emettono gas serra che incidono sull’inquinamento. La sepoltura tradizionale in terra occupa grandi quantità di spazio e soprattutto nelle metropoli sta diventando un’emergenza. C’è anche in ballo una questione economica. La ricercatrice olandese Elisabeth Keijzer ha calcolato che se il “costo ambientale” di una sepoltura è equivalente a 63,66, quello di una cremazione con il feretro è di 48,47, quello di una procedura di idrolisi alcalina è 2,59 euro.

Quali sono le reazioni religiose alla pratica dell’acquamazione? Ostili, almeno negli ambienti cattolici di destra degli Stati Uniti. Il sito Renovatio 21 scrive: “Nella storia della morte idrolitica di Tutu le fiamme sono arrivate lo stesso: a poche ore dal funerale un Palazzo del Parlamento a Città del Capo è stato colpito da un misterioso incendio”. Insomma: il castigo divino si sarebbe abbattuto sull’acquamazione.

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