È morto a 83 anni Calisto Tanzi, imprenditore la cui parabola è iniziata con la crescita della Parmalat ed è terminata con il crac del 2003 e i processi che ne seguirono. Tanzi era in regime di detenzione domiciliare. Da metà dicembre era ricoverato all’ospedale Maggiore di Parma per una infezione polmonare, non da Covid.

Da Collecchio riuscì a creare una multinazionale del latte, ma l’ambizione lo portò poi ad allargarsi dal settore alimentare (non solo latte ma anche conserve, merendine, yogurt) al turismo, alla tv e perfino al calcio. Portò il suo Parma ad alzare trofei sia in Italia che in Europa. Negli anni Novanta la Borsa, poi le acquisizioni, il ricorso al mercato dei titoli e infine il crac. Parmalat, secondo la definizione degli inquirenti, è diventata così “la più grande fabbrica di debiti della storia del capitalismo europeo”. Tanzi è stato condannato complessivamente a più di 20 anni di carcere in tre diversi procedimenti per aggiotaggio, bancarotta fraudolenta e per il crac di un’altra sua società, la Parmatour.

Calisto Tanzi è nato a Collecchio, il piccolo paese a due passi da Parma in cui poi ha costruito il suo impero, il 17 novembre 1938. Diplomato in ragioneria, ha interrotto gli studi alla morte del padre per sostituirlo nella direzione di una piccola azienda familiare di salumi e conserve. Aveva 22 anni quando fondò nel 1961 la sua impresa del latte prendendo la vecchia azienda del nonno, a conduzione familiare. Tanzi intuì le potenzialità delle confezioni Tetra Pak e del procedimento UHT per il latte a lunga conservazione.

Così trasformò la Parmalat in un’azienda leader anche a livello internazionale, con oltre 130 stabilimenti in tutto il mondo e un fatturato che a metà Anni 70 superava i 100 miliardi di lire. Dall’Australia al Sudafrica, dal Portogallo alla Colombia, dal Canada alla Romania, l’impero di Tanzi cresceva vertiginosamente. Legami a doppio filo anche con il mondo della politica e della finanza soprattutto nell’ambiente cattolico. In quel periodo cominceranno anche le grandi sponsorizzazioni nello sport, dallo sci alla Formula 1. Nel 1984 viene anche nominato cavaliere del lavoro, poi fu ‘declassato’ da Giorgio Napolitano.

Solo successivamente si scoprì però che già nel 1989 l’indebitamento della Parmalat e delle altre società di Tanzi era cresciuto a dismisura. Le casse della multinazionale venivano prosciugate da acquisizioni e ricchi dividendi. Negli anni Novanta arrivò la quotazione in Borsa che di fatto nascondeva le difficoltà industriali e finanziarie. Ma da qui proseguirono le acquisizioni spericolate con un massiccio ricorso al credito e ai collocamenti obbligazionari che hanno coinvolto, e in molti casi ridotto sul lastrico, migliaia di piccoli risparmiatori. Nella galassia di Calisto Tanzi girano una serie di società, come Parmatour, Parma Calcio, Odeon Tv. Quando mancano i soldi è la cassa di Parmalat a sborsare liquidi.

Parallelamente alle difficoltà economiche arrivarono i successi nel calcio: l’avventura nel pallone portò il Parma di Tanzi alla vittoria di tre Coppe Italia, una Supercoppa italiana, due Coppe Uefa, una Supercoppa europea e una Coppa delle Coppe. Erano gli anni in cui la Serie A era forte, ricca e con molti presidenti indebitati. Per Tanzi la situazione peggiorò ulteriormente quando nel 1999 acquisì Eurolat dal gruppo Cirio di Sergio Cragnotti per un prezzo esorbitante, oltre 700 miliardi di lire, per consentire a Cragnotti di rientrare dei debiti con la Banca di Roma di Cesare Geronzi. Uno schema che, secondo gli inquirenti, si ripete anche quando nel 2002: Tanzi decise di comprare le acque minerali da Giuseppe Ciarrapico, anche lui indebitato con Banca di Roma.

Tutto crollò fragorosamente nel 2003. Tanzi chiamò al capezzale di Parmalat Enrico Bondi con lo scopo di risanare il gruppo, ma il super-consulente si rese conto che Parmalat non avrebbe mai potuto fare fronte al bond di 150 milioni di euro in scadenza di lì a poco. Il 22 dicembre Tanzi venne iscritto nel registro degli indagati, cinque giorni dopo fu arrestato. Il 27 dicembre cominciò così, dopo l’avventura economica, anche la vicenda giudiziaria.

Il 4 maggio 2011 la Corte di Cassazione lo condannò in via definitiva per aggiotaggio, riducendo la pena a 8 anni e un mese per la prescrizione degli episodi contestati fino al 18 giugno 2003. Tre anni dopo un’altra condanna definitiva, per bancarotta fraudolenta, a 17 anni e 5 mesi di carcere. Infine il filone del crac di Parmatour: la Corte d’appello di Bologna nel 2014 determinò la pena per Tanzi in 3 anni e 6 mesi di reclusione.

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