Viviamo in tempi strani e distopici. Da una parte diritti costituzionali come lavoro, scuola e salute a mio avviso sempre più picconati e infranti in nome di una presunta salute pubblica, che non è mai realmente interessata in decenni di inquinamento selvaggio e tagli alla sanità. Dall’altra una situazione di grave crisi ecologica e climatica che i governanti si rifiutano di vedere e anzi peggiorano con scelte scellerate.

In questi giorni gli attivisti di Extinction Rebellion stanno protestando disperatamente, rischiando la galera. Sono “l’Ultima Generazione” e da giorni fanno disobbedienza civile, bloccando le strade e facendo azioni di disturbo nonviolento. Sostengono che la politica abbia fallito (ed è difficile dar loro torto) nel gestire l’emergenza climatica. Chiedono di istituire una assemblea di cittadini/e nazionale deliberativa sulla giustizia climatica ed ecologica.

Ma alla stampa ormai sembra che interessi solo il Covid e il corollario di ripresa-non ripresa economica. Nessuno si preoccupa se stiamo andando a gonfie vele verso un riscaldamento globale medio a fine secolo di +3-4°C medi rispetto all’epoca pre-industriale e che, nei prossimi cinquant’anni, oltre tre miliardi di persone non potranno più coltivare le terre dove sono nate, né sopravvivere a temperature estreme locali mai viste nella storia dell’umanità. Si va verso il disastro, credendo che la tecnologia ci salverà. Che sia lo SpaceX di Elon Musk a rimuovere la CO2 nell’atmosfera (per poi ributtarcela subito dopo), o che sia la Carbon Capture Storage di Eni a nasconderla sottoterra, che sia il nucleare o l’auto elettrica da urlo… la nostra fiducia nella tecnologia resta stupida e cieca.

Angelo Tartaglia, docente emerito al Politecnico di Torino, è chiaro nei suoi interventi: “L’efficienza sovrapposta alla crescita non ferma l’impatto crescente, semplicemente lo rallenta. Per dimezzare le emissioni climalteranti occorre ridurre il consumo di energia in tutte le forme, aumentare l’efficienza di tutti i processi materiali (ma ci sono limiti termodinamici invalicabili per questa efficienza), ridurre la domanda di energia e consumi, non avviare attività nuove che aumentano le emissioni”.

Un lampante esempio di questo ottuso e suicida modello di sviluppo è ciò che capita in Emilia Romagna, nella Motor Valley (o meglio la Death Valley come ribattezzata dagli ambientalisti). Qualche settimana fa, per inciso, il presidente dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini e Mattia Santori (proprio lui, la ex sardina ora assessore) ci hanno deliziato dei loro selfie all’Expo di Dubai, davanti a decine di auto di lusso, tessendo le lodi della natia Motor Valley (è l’evoluzione della specie: da sardine a squali il passo è breve).

Ma dato che nella Motor Valley le fabbriche di auto non bastano mai, in primavera partirà (se nessuno la ferma) la costruzione di una nuova mega factory di auto di lusso, elettriche e ibride (il verde va di moda) a Gavassa, in quel di Reggio Emilia. Sarà la Silk Faw a metterci le mani (una società al 50% americana e al 50% cinese), con una parte dei soldi che passerebbe anche attraverso una società basata alle Cayman, la Silk Ev Cayman Lp.

Il progetto dell’impianto Silk Faw, che ha mandato in visibilio le amministrazioni regionali e locali, causerà secondo gli ambientalisti un devastante consumo di suolo fertile: 360.000 mq di terreno vergine andranno perduti, in un territorio già abbondantemente compromesso e cementificato.

Un progetto che non ha alcun senso a livello climatico, etico, sociale. Auto per ricchi di potenza travolgente. A che pro? Per quale pubblica utilità? Nonostante l’applicazione nel ciclo produttivo delle BAT (Best Available Techniques), lo scarico effettivo in atmosfera sarà di ulteriori di 11,9 t/anno di polveri sottili e 53,9 t/anno di COV, in una zona tra le più inquinante d’Europa (la Pianura Padana, appunto).

Al netto di tutte le compensazioni (alberi piantati e risparmio energetico), anche il saldo della CO2 sarà in drammatico aumento: il nuovo impianto di auto di lusso per ricchi produrrà nuove 61,7mila tonnellate di CO2 eq annui. E di nuovo: a che pro? Per non parlare dell’inquinamento delle acque del Canale Naviglio (già molto inquinato) che dovrà raccogliere le acque meteoriche di dilavamento di tetti e piazzali, contenenti polveri, COV, SOV. Quella stessa acqua che sarà usata per irrigare, insieme alla “limpida” acqua del Po, le “pregiate” colture della Food Valley.

Silk Faw è solo un esempio, ma un po’ ovunque i potenti continuano a distruggere la natura e la salute umana per accumulare denaro, ammantati di tecnocratiche menzogne verdi, continuando ad ampliare la forbice tra ricchi e poveri, forti e deboli. I ragazzi distesi sulle strade ci ricordano che siamo l’Ultima Generazione in grado di fermare tutto questo.

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