“La scuola deve avere la priorità assoluta. Ad oggi non abbiamo mai parlato di chiusura degli istituti prima di Natale”. Lo dice a ilfattoquotidiano.it Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità e da marzo 2021 coordinatore del Comitato tecnico scientifico. In un momento in cui i casi di positivi tra i bambini tra i sei e gli undici anni aumentano di ora in ora mettendo in affanno i dipartimenti di prevenzione delle Asl e i dirigenti scolastici, il numero uno del Cts al assicura che le lezioni prima delle feste non saranno sospese. “Dev’essere fatto il massimo – dice il presidente – per mantenere il percorso formativo degli studenti. La vaccinazione per la fascia 5-11 anni ci aiuterà”.

Un’affermazione che il ministero dell’Istruzione non conferma né smentisce ricordando solo che “non spetta a loro chiudere le scuole”. Dichiarazioni che lasciano speranza ma che fanno a pugni con la situazione di alcune realtà come il plesso “Manzoni” dell’istituto comprensivo Bossi di Busto Arsizio in provincia di Varese, dove l’Ats Insubria ha disposto la sospensione delle attività didattiche in presenza per ben quattordici giorni. Nella stessa zona, a Cardano al Campo, una scuola è stata chiusa per tredici giorni di fronte a 45 positivi tra alunni e docenti. Un’impennata di contagi che sta interessando molte zone d’Italia che sta mettendo a dura prova le agenzie di tutela della salute che avrebbero bisogno di più operatori dedicati ai tamponi e ai processi necessari per dare risposte più rapide ai presidi e alle famiglie.

La dirigente del “Bossi” di Busto Arsizio, Silvana Vitella, ha inviato ai genitori una circolare in cui comunica che fino al 14 dicembre nessun alunno del “Manzoni” andrà in classe. L’Ats Insubria di fronte a sette casi positivi in due classi differenti ha deciso di adottare la didattica a distanza per due settimane: “Come è previsto ho scritto al sindaco – spiega la dirigente – che ha chiesto il parere dell’Ats. Non entro nel merito della scelta fatta, non è di mia competenza. Noi siamo pronti a fare il nostro dovere: la Rete internet è stata potenziata, stiamo facendo un’indagine per verificare il numero dei device eventualmente necessari per gli alunni a casa”.

A non nascondere qualche critica è invece il sindaco di Busto, Emanuele Antonelli (Fdi) che è anche presidente della Provincia di Varese: “Forse 14 giorni di quarantena sono troppi. Ha deciso così l’Ats. Servirebbero in realtà direttive più precise e uguali per tutti da parte del ministero della Sanità senza lasciare troppo libero arbitrio alle agenzie di tutela della salute del territorio. Non posso non pensare alle famiglie che devono fare i conti con periodi così lunghi di quarantena”. La situazione è comunque al limite. Ad ammetterlo sono le stesse Ats che stanno facendo ogni sforzo ma sono decisamente in affanno: “La situazione è critica ma ancora sostenibile”, spiega a ilfattoquotidiano.it il direttore sanitario dell’Ats Insubria Giuseppe Catanoso.

Il medico non si nasconde dietro un dito: “L’incremento del numero dei casi in atto sta mettendo il sistema del tracciamento sotto stress; tuttavia siamo in grado di gestire attualmente sino a 500 casi al giorno con l’attività di contact tracing, basando l’organizzazione su un sistema informatico di supporto oltre che su una equipe di oltre 60 tracciatori (medici, assistenti sanitari, infermieri, tecnici della prevenzione) da tempo impegnati in questo tipo di attività”. Pure sotto stress è il sistema di testing gestito a livello di punti tamponi ospedalieri, che “si sta tuttavia sviluppando per garantire soprattutto il rispetto del nuovo protocollo ministeriale sulla sorveglianza scolastica con tamponi sulla classe a 0 e 5 giorni dopo il contatto con un caso positivo”. Ats Insubria è pronta anche a mettere in campo del personale “in panchina”: “E’ previsto un eventuale incremento modulare delle risorse impegnate sul contact tracing (già adeguatamente formate al riguardo), a misura dell’aumento dei casi da gestire quotidianamente”, sottolinea Catanoso.

Stessa situazione nell’Ats Valpadana diretta da Salvatore Mannino: “C’è una pressione complessiva. I numeri dei contagi hanno dimensioni così impegnative, non solo per il contact tracing ma anche per le prenotazione dei tamponi. E’ chiaro che tutti i servizi sono impegnati al massimo ma il sistema va in affanno”. Mannino ricorda che nel giro di due settimane i casi sono raddoppiati anche tra i bambini dai sei agli undici anni. E se “La Stampa” in un’inchiesta pubblicata ieri parla di “disfatta” del tracciamento mettendo in evidenza che “in undici mesi sono spariti tre mila addetti alla prevenzione”, il direttore specifica: “Sia negli ospedali così come nelle Ats ci sono figure e profili che hanno ripreso le attività di reparto. Nel contempo continuano le azioni di prevenzione: vigilanza, screening. Noi abbiamo potuto beneficiare di personale reclutato con fondi Covid e abbiamo lavorato in maniera modulare formando operatori che lavorano in altri settori. Abbiamo mobilitato oltre 150 persone per avere un bacino di soggetti pronti ad essere attivati”.

Resta lo smarrimento dei dirigenti scolastici. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale suona il campanello d’allarme: “In alcune realtà rileviamo con amarezza che quel “caso in cui le autorità sanitarie siano impossibilitate ad intervenire tempestivamente” rischia di tradursi in un “quasi sempre”. In diversi territori, infatti, i dipartimenti di prevenzione non riescono a garantire la tempistica del testing o, addirittura, non applicano le nuove procedure di tracciamento. Ma l’aspetto più critico è che alcuni di essi spariscono dai radar delle scuole già dal tardo pomeriggio del venerdì per ricomparire solo il lunedì mattina mentre le segnalazioni di casi positivi, infatti, arrivano alle scuole anche di domenica”.

Chi sta in trincea approva le dichiarazioni di Giannelli. Daniela Turci, a capo dell’istituto comprensivo di San Lazzaro di Savena conferma: “A volte le Usl arrivano subito, altre volte dobbiamo aspettare giorni prima che ci rispondono e a noi presidi non resta che mettere in quarantena l’intera classe”. D’altro canto la nota 1218/2021 del 6 novembre scorso concernente “Indicazioni per l’individuazione e la gestione dei contatti di casi di infezione da SARS-CoV-2 in ambito scolastico”, elaborata con il contributo dell’Istituto superiore di sanità, del ministero della Salute, delle Regioni e dal ministero dell’istruzione prevede che “fino all’intervento dell’autorità sanitaria, nell’immediatezza della conoscenza del caso positivo, l’istituto scolastico attiva la seguente procedura già definita e standardizzata, che non comporta alcuna valutazione discrezionale di carattere sanitario” ovvero “sospende temporaneamente le attività didattiche in presenza per i «contatti scolastici”. Turci riporta la situazione del Bolognese dove i ritardi sono notevoli e gli stessi medici hanno ammesso di essere in difficoltà di fronte ad “un aumento vertiginoso” dei positivi tra i bambini.

Dall’Emilia alla Campania, la musica non cambia. Marco De Prospo, preside dell’istituto “Don Milani” di Ariano Irpino racconta: “Il ritardo delle Asl nella comunicazione di ritorno è ormai sistematico. Certo hanno tanto lavoro ma se mancano informazioni perentorie le famiglie si allarmano”. Ora si aspetta l’intervento dei militari previsto dal piano del commissario Francesco Figliuolo che è pronto a supportare il lavoro delle Ats: “Attendiamo di vedere come il commissario deciderà di intervenire per rendere finalmente efficienti le Asl e far partire la campagna di testing e tracing che dovrebbe garantire la scuola in presenza. Ai dirigenti e al personale delle scuole, che hanno fatto ben più di quanto dovessero, non si deve più chiedere di sostituirsi ai funzionari dei Dipartimenti di prevenzione”, dichiara Giannelli.

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