Nel 1956, subito dopo la tragedia dei carri armati sovietici a Budapest, decisi di iscrivermi al Partito Socialista, seguendo le scelte di mio padre, che fu allievo di Filippo Turati e poi collaboratore di Giacomo Matteotti. Sono rimasto sempre socialista, anche con incarichi impegnativi come quello di capo ufficio stampa dei ministri Manca e De Michelis e come stretto collaboratore di Antonio Giolitti.

Ma uno dei miei più cari amici, Franco Sircana, militante radicale per tutta la vita, mi ha portato a collaborare, in varie forme, con il Partito Radicale. Nel 1962 demmo vita al Comitato per l’Unità della Sinistra Italiana (CUSI). Presentammo l’iniziativa in una conferenza stampa (Alberto Benzoni ed io per il PSI, Gianfancco Spadaccia e Franco Sircana per il Partito Radicale, e due esponenti del PCI e del PSDI di cui non ricordo il nome).

Nelle settimane precedenti Sircana ed io ne avevamo parlato spesso con Marco Pannella, che riteneva comunque utile cercare di superare il frazionamento della sinistra. Ho poi avuto frequenti occasioni di contatti con Pannella. Quando l’Associazione Luca Coscioni – con cui sono impegnato da oltre 15 anni – aveva sede a Largo Argentina, avevo una stanza microscopica vicina all’ufficio di Marco, che spesso, passando, mi diceva: “Forza, Brigata Maiella, vieni da me a fumarti una sigaretta”. L’ultima, felice occasione, è stata la laurea ad honorem conferita a Pannella nel febbraio del 2015 dalla Università di Teramo su proposta dell’allora rettore Luciano D’Amico, un mio compaesano di Torricella Peligna.

Dunque, conoscevo già i fatti salienti della storia del Partito Radicale. Eppure, non avrei saputo spiegare compiutamente l’importanza del ruolo dei Radicali nella vita politica italiana prima di aver letto il ponderoso libro di Gianfranco Spadaccia Il Partito Radicale – Sessanta anni di lotte fra memoria e storia.

E’ una storia di battaglie per i diritti civili con un numero di vittorie che pochi partiti possono vantare: dal divorzio all’aborto alle innumerevoli riforme in materia di diritto di famiglia e di diritti delle donne, in collaborazione con associazioni politico-culturali e movimenti femministi. Ed è l’esempio di come un piccolo partito possa concorrere ad ottenere anche a livello mondiale vittorie significative, come quelle relative ad una maggiore attenzione alla lotta contro la fame nel mondo.

Naturalmente, un partito come quello di Pannella non avrebbe potuto, da solo, affrontare e vincere battaglie come quelle sul divorzio o sull’aborto, rese difficilissime dalla opposizione dura e spesso plateale della Chiesa Cattolica. Spadaccia ricorda e spiega gli accordi politici dei Radicali, in particolare con i socialisti ma anche con le altre “anime” della sinistra.

Uno degli aspetti positivi del libro è la serenità con cui Spadaccia giudica le altre forze politiche, e in particolare i socialisti: “Gli unici due governi che si sono assunti la responsabilità di misure impopolari sono stati il governo Craxi con il decreto sulla scala mobile e il governo Amato” (per consentire l’ingresso dell’Italia nell’euro).

Nel libro di Spadaccia trapela il rammarico per il fallimento del progetto della “Rosa nel Pugno”, che avrebbe potuto aggregare attorno ai Radicali e ai Socialisti tutte le forze progressiste e riformiste (quelle già organizzate e quelle potenziali).

Spadaccia rende omaggio con particolare calore alla figura e all’opera di Emma Bonino, che ha rappresentato degnamente l’Italia nei suoi incarichi nelle maggiori istituzioni internazionali ed ha studiato e compreso come pochi il dramma dei paesi poveri, cercando con determinazione di spiegare le conseguenze drammatiche che questo dramma avrebbe avuto per i paesi “ricchi” dell’Europa: quelle che abbiamo vissuto – e vivremo a lungo – con gli sbarchi dei disperati che Salvini ha osato definire “i giovani palestrati”.

E Spadaccia sembra vedere nella Bonino e nella sua ultima creatura, +Europa – per la quale sono stato capolista in Abruzzo nelle elezioni politiche del 2018 – la speranza di un nuovo fiorire di civiltà e di benessere. A Emma Bonino guardano con speranza tutti i democratici e i riformisti, scoraggiati dalla pochezza delle forze politiche che governano il Paese.

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