È guerra tra i sindacati e il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi. Da ieri quattro sigle (Flc Cgil; Uil; Snals e Gilda) hanno proclamato lo stato di agitazione e minacciato lo sciopero. La luna di miele con il professore ferrarese tanto invocata dalle organizzazioni sindacali dopo il periodo conflittuale con l’ex ministra Lucia Azzolina, è finita da tempo ma ora in vista dell’incontro di giovedì convocato dall’inquilino di viale Trastevere, siamo ai ferri corti. Nessuno dei segretari, nemmeno Maddalena Gissi della Cisl Scuola che si è sfilata dagli altri riguardo l’eventuale mobilitazione, è soddisfatto dei contenuti del Disegno di Legge di Bilancio.

Sinopoli non le manda a dire: “Le risorse in manovra per una vera valorizzazione del personale docente infatti, non solo sono insufficienti, ma addirittura gravate da ipoteche ideologiche e lesive della libera contrattazione fra le parti negoziali, dal momento che i quattro spicci che si “concedono” devono essere erogati esclusivamente a quel personale che mostra “dedizione” al lavoro. Una definizione patetica che richiama la fallimentare stagione renziana, un insulto a chi lavora ogni giorno e ha dimostrato nella pandemia quanto sia centrale il lavoro a scuola per il Paese”.

Parole pesanti che non sono state gradite ai vertici del ministero che deve comunque fare i conti anche con le dichiarazioni di Gissi: “Un testo che non dà efficaci risposte ai problemi, più volte evidenziati, del sistema di istruzione e formazione, né consente di avviare politiche significative di valorizzazione delle professionalità che vi operano, in totale incoerenza rispetto ad annunci e impegni sottoscritti nel Patto del 24 agosto per la scuola al centro del Paese. E mentre rimangono del tutto insufficienti le risorse per il rinnovo contrattuale, si ripropone per la scuola una logica di interventi a costo zero che non risolvono le criticità esistenti, rischiando addirittura di aggravarle”.

Una bocciatura da tutti i fronti. I punti che il sindacato mette in discussione sono tanti. La Cisl metterà sul tavolo del ministro, in primis, queste quattro questioni: misure a sistema, escludendo modalità di compensazione autofinanziata, per il contenimento e la riduzione del numero di alunni per classe; la conferma degli organici Covid fino a giugno, anche per il personale Ata e non solo per i docenti; la soluzione definitiva per l’annosa questione del Fondo unico nazionale per la dirigenza scolastica e la revisione delle disposizioni riguardanti l’utilizzo di docenti per l’educazione motoria nella primaria, escludendo ogni forma di compensazione nelle consistenze di organico.

Dal fronte della Cgil ci sarà battaglia sulle retribuzioni: “Da tempo – spiega Sinopoli – ormai abbiamo sollevato la questione dell’equiparazione degli stipendi dei docenti a quelli dei colleghi europei e a quelli dei pari grado degli altri settori pubblici”. Altri problemi sono stati posti da Giuseppe Turi (Uil), Elvira Serafini (Snals) e Rino Di Meglio (Gilda) insieme alla Flc nella lettera spedita a Bianchi per annunciare un possibile sciopero: risorse per il rinnovo del contratto, quelle da inserire nella Legge di Bilancio e interventi normativi destinati al personale per l’eliminazione di vincoli e strettoie burocratiche, sono i nodi da scogliere.

Intanto l’incontro di giovedì, prima annunciato per domani, sarà ad alta tensione; non è detto che i quattro segretari firmatari della missiva che proclama lo stato di agitazione e la sospensione “transitoria” delle relazioni sindacali con il ministero si siedano al tavolo con il ministro. Uno scontro che potrebbe portare al primo sciopero unitario della scuola nell’era di Mario Draghi.

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