La pandemia da ormai due anni ha bloccato anche i viaggi d’istruzione, ma quest’anno c’è chi ha deciso di far uscire i ragazzi per non penalizzare la maggioranza dei vaccinati. A prendere questa decisione è il dirigente dell’istituto “Salvemini” di Casalecchio di Reno, Carlo Braga. Una scelta che ha fatto discutere i colleghi e che è destinata ad aprire un caso. Il ragionamento del preside è semplice: “Per garantire la privacy ai pochi che hanno deciso di non fare il vaccino rischiamo di sfavorire i tanti che l’hanno effettuato vietando loro di fare dei viaggi che possono essere utili alla loro formazione. In questo modo la scuola torna ad essere autoreferenziale e chiusa su se stessa”.

Al “Salvemini” hanno deciso di trovare una soluzione. Braga e il consiglio d’istituto sono al lavoro per organizzare un’uscita di tre giorni al Monte “Cimone”: sarà un viaggio programmato non per una sola classe, ma per più sezioni e facoltativo ma chiaramente potranno parteciparvi solo i ragazzi muniti del passaporto vaccinale. “Su 1500 alunni e 200 docenti – spiega il dirigente – da settembre ad oggi non ho un solo caso di contagiato. Ciò significa che i giovani si sono vaccinati. Il problema è che il Garante della privacy è stato chiarissimo: noi presidi non possiamo chiedere ad un ragazzo se è o meno in possesso del Green pass. Di fronte a questo scenario non possiamo pensare di garantire solo una minoranza. Va ricordato tra l’altro che siamo normalmente in possesso di dati sensibili rilevanti: sappiamo delle condanne penali dei docenti; abbiamo atti giudiziari relativi alle separazioni e altro ancora”.

C’è anche un altro rischio nell’evitare i viaggi d’istruzione ovvero lo spreco di risorse: “Abbiamo avuto – sottolinea il dirigente di Casalecchio – parecchi soldi dagli enti locali e dal Governo per il “Piano estate” e ora rischiamo di doverli restituire perché non li possiamo utilizzare ad esempio per i viaggi d’istruzione. E’ inammissibile”. A questo tema si lega quello dell’alternanza scuola/lavoro: in quel caso lo studente è equiparato ad un lavoratore pertanto per poter andare in azienda dovrebbe avere il green pass ma dal momento che i presidi non possono chiederlo ai ragazzi, si devono trovare alternative: “Non ci resta – dice Braga – che fare queste ore obbligatorie a distanza ma un’attività di questo genere totalmente on line è un’assurdità”.

Il preside del “Salvemini” per il momento rimane isolato. Nel bolognese nessun’altra scuola ha preso la decisione di Braga. “I presidi godono dell’autonomia. Il mio collega – commenta Fernanda Vaccari del liceo scientifico “Copernico” – ha fatto ciò che riteneva opportuno. Noi abbiamo preso atto della situazione d’emergenza calendarizzata fino a fine anno. In più alla luce del fatto che in questi giorni i contagi stanno aumentando anche in Italia non autorizziamo viaggi d’istruzione. Sono consentite, invece, uscite didattiche all’aperto”.

Ad andare incontro alle scuole è il Comune di Bologna che proprio domani firmerà con alcuni dirigenti un patto di comunità che consentirà agli studenti di andare nei musei della città e nelle biblioteche, durante l’orario di lezione, senza dover mostrare il Green pass. Intanto al “Copernico” dove c’è anche il corso linguistico hanno dovuto rinunciare ai viaggi all’estero. Dello stesso parere Alessandra Francucci, dirigente del “Pier Crescenzi Pacinotti”: “Abbiamo deciso di non organizzare alcuna uscita ove è previsto il controllo del passaporto vaccinale. E’ una scelta presa con il consiglio d’istituto nel rispetto delle regole. Fino a fine dicembre sarà così poi valuteremo il da farsi”. Per i viaggi d’istruzione, fatti normalmente in primavera, il “Pacinotti” si sta organizzando ma “vedremo le condizioni quando sarà il momento d’effettuarli”.
Sul caso “gite” è intervenuta anche Paola Serafin della Cisl Scuola: “Il problema si potrebbe risolvere se si considerasse l’uscita un’ attività di natura scolastica; se si prevedessero quindi condizioni di accesso a mostre, musei ed altro come se si accedesse alla scuola, trattandosi di una scuola portata all’esterno, facendo insomma prevalere le esigenze didattiche e formative, d’altra parte si tratta di attività scolastica“.

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