Prima prova a mettere la mano davanti all’obiettivo: “Tu sei del Fatto Quotidiano? Con te non parlo“. Poi rincara la dose: “Il Fatto Quotidiano insulta la stragrande maggioranza dei suoi potenziali interlocutori. Io non voglio parlare con voi a prescindere perché insultate quotidianamente il sottoscritto”. Infine, forse per ribadire meglio il concetto, strappa lo smartphone usato per il filmare dalle mani del videomaker e se lo mette in tasca. Il telefono sarà restituito, senza scuse, dopo le proteste del proprietario. Il protagonista di questa fuga è il ministro per la Pubblica amministrazione, Renato Brunetta, che invece di rispondere alle domande de ilfattoquotdiano.it sulle sull’abolizione dei controlli a sorpresa alle aziende, ha preferito ostacolare il lavoro del cronista impossessandosi, momentaneamente, della sua attrezzatura. Quattro giorni fa, durante un evento promosso da Anitec-Assinform (l’associazione italiana delle tecnologie dell’informazione legata a Confindustria), il ministro aveva illustrato l’apposita delega contenuta nel ddl sulla concorrenza. “Prima di ogni controllo ci sarà una telefonata per programmarlo, specificarne la natura, individuarne i contenuti e i documenti necessari, i giorni in cui arriverà, le risorse umane di cui avrà bisogno. Non ci saranno divise o mitragliette in vista. I controlli avverranno nel rispetto reciproco. Poche parole: civiltà, gentilezza e cortesia“. Le domande al titolare della Pubblica Amministrazione si sarebbero quindi concentrate proprio su questo, per capire come le sue parole si possano conciliare con l’annuncio del ministro del Lavoro Andrea Orlando sull’assunzione di 2mila nuovi ispettori per arginare la crescente piaga delle morti sul lavoro, recentemente ricordate e definite “inaccetabili” dal presidente Draghi. E quindi se ritiene il ricorso alla telefonata alle imprese prima di ispezionarle la strategia più utile a fronte dei dati dell’Ispettorato Nazionale Lavoro, secondo cui “su scala nazione, nel 2020, il 79,3% delle aziende ispezionate dall’Ispettorato del lavoro aveva presentato delle irregolarità” e del dato contenuto nell’ultimo rapporto Inail, secondo cui “l’86% delle aziende ispezionate nel 2020 aveva lavoratori irregolari o in nero”. Il ministro comunque non è nuovo a certe scene. Nel 2013 fece praticamente la stessa cosa. Ecco il video “fotocopia”
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