L’infermiera trevigiana accusata di non aver vaccinato bambini sottoposti a profilassi è stata condannata dalla Corte dei Conti del Friuli Venezia Giulia, Emanuela Petrillo dovrà risarcire l’Azienda sanitaria universitaria del Friuli Centrale con 550mila euro, oltre ad interessi legali e spese di giustizia. L’udienza conclusiva del procedimento contabile si era tenuta il 22 aprile 2021, adesso è stata depositata la sentenza. I giudici hanno ritenuto che l‘ex assistente sanitaria, che era stata in servizio a Udine, Codroipo e Treviso, è responsabile per il danno causato con le finte vaccinazioni. I fatti si riferiscono al periodo che va dal 2009 al 2015, quando l’infermiera era in servizio in Friuli. Era però stato in Veneto, nel 2017, che il sospetto si era concretizzato, quando si era scoperta la simulazione. Lei si era difesa dicendo di essere vittima di invidie delle colleghe, di non essere contraria ai vaccini e di aver sempre praticato le iniezioni in modo corretto.

Il procedimento contabile è stato formalizzato dalla Procura che aveva chiesto la condanna della Petrillo a versare una somma complessiva di 662mila euro, quale risarcimento per il danno causato alla sanità regionale, quantificando così i “costi correlati alla presunta mancata somministrazione di vaccini ai bambini sottoposti a quel tipo di profilassi”. Il danno sarebbe stato causato dalla necessità che aveva indotto, a partire dal 2017, l’amministrazione sanitaria a predisporre un Piano straordinario, con il richiamo di tutti i piccolo che risultavano essere stati vaccinati nei giorni in cui l’infermiera si trovava in servizio, cioè dal 16 novembre 2009 al 18 dicembre 2015.

In Friuli è in corso un procedimento penale ed è proprio alla luce dei risultati di quell’istruttoria, seppur non arrivata ancora a sentenza, che la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti ha deciso per il maxi risarcimento, motivato con “la condotta antigiuridica” della donna. Secondo i giudici, “gli accertamenti sierologici eseguiti hanno rivelato che i vaccini non sono stati inoculati in grandissima parte dei bambini affidati alla cura” della Petrillo. Allo stesso tempo hanno escluso che potesse essersi trattato di “seppur gravissima negligenza, atteso che un così macroscopico errore tecnico sarebbe ipotizzabile, secondo la comune esperienza, solo per un numero limitatissimo di casi”. Non credono, quindi, che la negligenza possa aver portato l’infermiera ad adottare una tecnica di somministrazione vaccinale “così macroscopicamente errata da vanificare in modo sistematico pressoché l‘intero ciclo di inoculazioni”. E quindi propendono per l’intenzionalità di un comportamento sistematico. La cifra del risarcimento è stata quantificata considerando le spese per l’acquisto e la nuova somministrazione delle dosi, oltre che per l’attività informativa della campagna Vaccinare-Si e per i costi del personale impegnato nella task force attivata per verificare i casi di mancata vaccinazione.

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