In pensione a 63 anni con la sola parte contributiva, mentre quella retributiva dovrebbe arrivare solo al compimento dei 67 anni. Una scelta che “farebbe felici quelle persone che vogliono flessibilità, che hanno necessità o voglia di andare in pensione prima” e che aiuterebbe la “sostenibilità finanziaria”. Beppe Grillo interviene sul tema della riforma delle pensioni con un intervento sul suo blog intitolato “Il coraggio di una scelta semplice, equa e sostenibile guardando ai giovani. E basta quote” nel quale, in sostanza, sposa la linea del presidente dell’Inps Pasquale Tridico, che davanti alla commissione Lavoro della Camera aveva rilanciato l’uscita anticipata con la sola quota contributiva.

“Il problema del sistema pensionistico oggi è rappresentato dal sistema misto: cioè lavoratori con il modello retributivo e quello contributivo, un problema che avremo fino al 2035. La soluzione a questo dilemma c’è, ed è molto semplice, ed è stata proposta anche dall’Inps recentemente”, ricorda il garante del M5s. Da qui la sua proposta: “Permettiamo ai lavoratori del sistema misto di andare in pensione a 63 anni con la quota contributiva maturata fino ad oggi, e diamo loro al compimento dei 67 anni, l’età ordinaria di vecchiaia, la parte retributiva”. Una scelta che farebbe felice, sostiene Grillo, chi ha “necessità o voglia di andare in pensione prima” ma anche “la sostenibilità finanziaria: infatti i lavoratori andrebbero in pensione anticipata con quello che hanno maturato”. “Si combinerebbe dunque umanità e sostenibilità finanziaria – continua – L’anticipo pensionistico infatti non penalizza definitivamente quei lavoratori, perché avranno la parte retributiva, come previsto, a 67 anni”.

Il fondatore del Movimento riflette anche sulle giovani generazioni di lavoratori, che hanno come unico sistema il modello contributivo: “Con le loro carriere a volte instabili, intermittenti, precarie, e per il fatto e per fortuna, che studiano e si laureano, entrano nel mercato del lavoro più tardi, in media, rispetto ai propri genitori – spiega – Iniziamo da loro quindi, e scopriremo che possiamo risolvere un problema pensionistico migliorando la vita ai giovani con due interventi”. L’idea è quella di una “pensione di garanzia” nel futuro: “Noi abbiamo provato con la pensione di cittadinanza a buttare giù il primo seme: una soglia, 780 euro, al di sotto della quale, non si considera una pensione dignitosa. Basterebbe rimuovere l’Isee dalla pensione di cittadinanza e avremo la pensione di garanzia individuale”. Il secondo quello è quello del riscatto della laurea gratuito “per dare un giusto incentivo ai giovani di oggi, per studiare, ma allo stesso tempo tutelarli rispetto al fatto che entrano più tardi nel mercato del lavoro”.

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