Via libera delle Regioni, dopo il rinvio arrivato la settimana scorsa, ai criteri di riparto dei primi 880 milioni in arrivo come prima tranche di finanziamento della Garanzia di occupabilità dei lavoratori. Cioè il programma di riforma delle politiche attive del lavoro, che prevede cinque diversi percorsi di reinserimento nel mercato – più o meno lunghi e impegnativi – differenziati a seconda della condizione del disoccupato. Ma prima di trovare l’intesa gli assessori al Lavoro si sono scontrati sul peso relativo da assegnare ai cinque parametri previsti dal decreto elaborato dal ministro del Lavoro Andrea Orlando di concerto con il titolare dell’Economia Daniele Franco. E alla fine si è deciso, come chiedevano le regioni del Nord, di ridurre il peso attribuito al numero di percettori di reddito di cittadinanza residenti sul territorio e aumentare quello relativo alle persone in cerca di occupazione. Diminuendo di conseguenza le risorse destinate in particolare alla Campania, dove i beneficiari di reddito sono oltre 700mila e che in base alla ripartizione proposta nella bozza avrebbe ricevuto 124 milioni di euro.

Per la prima annualità, i ministeri avevano proposto di assegnare un peso ponderato di 0,40 alla quota di beneficiari della Naspi del 2019, 0,30 alla quota di persone in cerca di occupazione, 0,15 alla quota di beneficiari del reddito di cittadinanza indirizzati ai centri per l’impiego, 0,10 ai lavoratori in cassa integrazione straordinaria e 0,05 alla media degli occupati nel 2020. In questo modo sarebbe stata favorita la Campania, seguita da Lombardia con poco meno di 100 milioni su 880, Sicilia poco oltre i 98, Lazio a 82 e Puglia a quasi 69 milioni. Ora il secondo parametro diventerà invece 0,35 e il terzo scenderà a 0,10.

Sbloccata l’impasse, il programma comunque non partirà subito: l’intesa sarà resa definitiva solo il 21 ottobre alla Conferenza Stato-Regioni, poi occorre che il decreto entri in vigore e che gli enti locali adottino entro 60 giorni il Piano regionale per l’attuazione di Gol su cui l’Anpal dovrà esprimersi entro altri 30 giorni. Risultato: se tutto va per il meglio il piano di potenziamento delle politiche attive annunciato il 27 febbraio sarà operativo il prossimo gennaio. I fondi, va ricordato, sono a valere sul Recovery plan e quindi l’Italia li riceverà da Bruxelles solo se raggiunge i risultati promessi (milestone e target) in termini di qualificazione dei lavoratori e inserimento nel mercato. Nonostante questo la maggior parte delle risorse, il 75%, saranno assegnate già al momento dell’approvazione del piano regionale. Solo il 25% dipenderà dal rendiconto su come sono stati usati i soldi. In caso di ritardi, scatteranno comunque i poteri sostitutivi dell’Anpal.

Articolo Precedente

“Diritto di lavoro al tempo del Pnrr”, il dibattito degli avvocati giuslavoristi col ministro Orlando: la diretta

next
Articolo Successivo

Recovery, il cdm vara nuovo decreto per velocizzare l’attuazione. Dal fondo Repubblica digitale al comitato su revisione della spesa

next