Sale ancora la temperatura delle tesissime relazioni Cina-Taiwan. Ieri sera Pechino ha respinto in serata l’offerta di colloqui avanzata dalla presidente dell’isola asiatica Tsai Ing-wen. La presidente ha quindi affermato oggi che Taiwan rafforzerà le sue difese in modo che nessuno possa costringerla ad accettare il percorso tracciato dalla Cina privo di libertà e democrazia. Secondo la Cina Tsai Ing-wen ha così “sostenuto secessionismo e fatti distorti, appellandosi al pubblico in nome di consenso e solidarietà, mentre è in collusione con forze straniere per cercare la secessione”. Ieri la Cina ha avvisato la comunità internazionale sul fatto che quella di Taiwan è una “questione interna”. Un invito a non intromettersi nei piani di annessione che nelle intenzioni Pechino dovrebbero completarsi entro un decennio.

Da tempo le forze armate cinesi si esercitano per un’eventuale invasione per cui sarebbero già stati individuati i possibili punti di sbarco. Le autorità di Taipei temono che i piani di sbarco potrebbero essere perfezionati e “pronti all’uso” entro tre anni. Nell’ultimo mese le attività di sorvolo dello spazio aereo taiwanese da parte di jet cinesi si sono drammaticamente intensificate. Taiwan, che dista 180 kilometri dalle coste cinesi, dispone di un esercito composto da 140mila uomini. Il Wall Street Journal ha rivelato che, da circa un anno, militari statunitensi stanno collaborando con l’esercito di Taiwan per addestrare i soldati in vista di una possibile invasione. Non è da escludere che lo “scoop” sia pilotato dal Pentagono per lanciare un avvertimento a Pechino. L’ipotetica invasione destinata a destabilizzare profondamente l’area con probabile attivazione di contromisure anche da parte del Giappone.

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