Un operaio di quarant’anni, I.V., è morto precipitando da dieci metri d’altezza a Opera, comune alle porte di Milano, per il cedimento del tetto in plexiglass del capannone in zona industriale su cui stava lavorando. I sanitari del 118 – giunti sul posto intorno alle 14.30 – non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. È il 14° morto sul lavoro soltanto negli ultimi quattro giorni: giovedì a Borzano (Reggio Emilia) un altro operaio ha perso la vita in un incidente molto simile, precipitando da un’impalcatura. Ancora giovedì, a Rodda (Cuneo) è morto un sessantenne, rimasto schiacciato dal trattore che stava guidando. Mentre a Mosciano Sant’Angelo, nel teramano, ha perso la vita Gabriele Grosso, 71 anni, anch’egli ucciso dal ribaltamento del trattore che stava guidando presso una strada scoscesa. Al 30 agosto 2021, secondo i dati dell’Inail, le morti bianche nel corso dell’anno erano state 772.

“Siamo di fronte ad una strage, chiamiamo le cose con il loro nome. Dall’inizio dell’anno c’è una quantità di morti che ci indica che ogni giorno tre persone hanno perso la vita lavorando. Oltre al fatto che sono aumentati gli infortuni sul lavoro. Credo che questa non sia una situazione accettabile e che vada affrontata con grande determinazione”, ha detto il leader della Cgil, Maurizio Landini, parlando con i giornalisti a Lamezia Terme a margine di un confronto dal titolo “Il lavoro parte civile” con il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Il sindacalista chiede al governo di “introdurre una norma per cui le imprese che non lavorano in sicurezza non possono lavorare e, quindi, che ci sia la possibilità, laddove le norme non vengano rispettate anche di sospendere l’attività lavorativa fino a quando questa attività non viene ripresa. Così si rischia di far morire le persone e ciò non è accettabile“.

Dal canto proprio, Gratteri ha negato l’utilità immediata di un aumento delle pene previste per i datori di lavoro: “Inasprire o meno le pene – spiega – cambia poco, così come scrivere un anno in più o un anno in meno in una sentenza. Non è un deterrente per chi controlla appalti e subappalti e prestazioni d’opera gestendo decine e a volte centinaia di operai. Quanto si può preoccupare di una condanna che sa che rimarrà sulla carta? Semmai – teorizza – ai fini della sicurezza sul lavoro servono maggiori controlli, più ispettori e più investimenti sulla prevenzione”. E sul mercato del lavoro aggiunge: “C’è bisogno di manodopera, bisogna però stare attenti a non soffocare le imprese, che, a loro volta, non devono soffocare gli operai. Va rispettata l’esigenza dei lavoratori di avere una dignità ed una retribuzione”.

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