Un operaio 56enne è precipitato da un impalcatura ad Albinea in provincia di Reggio Emilia. Un agricoltore si è ribaltato con il trattore a Roddi (Cuneo). Altre due persone sono morte a causa di incidenti sul luogo di lavoro, dopo che ieri erano state segnate 10 vittime in sole 24 ore. Una strage che ha spinto ieri il presidente del Consiglio ad annunciare “un intervento legislativo” che preveda “pene più severe” per chi viola le misure di sicurezza.

Il primo incidente di oggi è avvenuto in uno stabile della frazione di Borzano ad Albinea, nel Reggiano, dove – intorno alle 14 – un operaio edile 56enne è deceduto per le gravi lesioni riportate a seguito di una caduta da circa 10 metri d’altezza mentre stava lavorando alla manutenzione del tetto. Secondo una prima ricostruzione, l’uomo si trovava su una impalcatura quando, per cause ancora in corso di accertamento è precipitato al suolo. Il 56enne è stato soccorso dai sanitari del 118 giunti sul posto: nonostante i tentativi di rianimarlo non hanno potuto evitare la morte dell’uomo a causa delle gravi lesioni riportate. E’ arrivata invece nel pomeriggio la notizia della morte di un agricoltore, mentre stava lavorando nel suo campo di nocciole a Roddi, in provincia di Cuneo. Il trattore che guidava si è ribaltato e lo ha travolto, uccidendolo. L’uomo aveva 60 anni e a dare l’allarme sono stati i vicini. Sul posto stanno operando i carabinieri di Alba e lo Spresal dell Asl Cn2.

Procede intanto l’indagine per la morte dei due operai in seguito alla fuoriuscita di azoto nei laboratori dell’università Humanitas a Milano. Sono indagate quattro persone con l’accusa di omicidio colposo. Le iscrizioni, atti dovuti a garanzia, riguardano due legali rappresentanti e amministratori della ditta di autotrasporti, per la quale lavoravano i due operai, e due legali rappresentanti e amministratori della Sol, il gruppo che si occupava delle forniture di azoto per l’Humanitas. Intanto, sul tavolo degli inquirenti sono arrivate le prime informative dei carabinieri, gli atti del sequestro dell’autocisterna e del serbatoio e anche le immagini di una telecamera collocata vicino alla cisterna da cui si sarebbe verificata la perdita di azoto che ha ucciso i lavoratori. Una delle ipotesi è che i due operai siano scesi senza protezioni adeguate nel locale in cui è installato il serbatoio, forse per armeggiare con qualche valvola e probabilmente per risolvere qualche problema o anomalia sorta e che avrebbe bloccato le operazioni di rifornimento, mentre l’autocisterna era parcheggiata sopra, vicino alla parte alta del serbatoio. Un operaio è stato trovato senza vita vicino alla cisterna e l’altro nei pressi della scala di ferro di accesso. Quest’ultimo, dunque, potrebbe essere intervenuto per soccorrere il collega in un disperato tentativo di salvarlo.
Le risposte sulle cause della fuoriuscita di azoto e sulla presenza in quel locale dei due operai (per rifornire non c’era la necessità di scendere giù) potrebbero arrivare dalle consulenze tecniche disposte dai pm con gli accertamenti irripetibili, a cui potranno partecipare anche i consulenti degli indagati e dei familiari delle vittime. La Procura dovrebbe nominare un ingegnere meccanico.

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