Dopo il crollo sui mercati, ecco la fuga degli investitori. Non si placa la tempesta che sta scuotendo Evergrande, lo sviluppatore immobiliare cinese che con i suoi 305 miliardi di dollari di debiti ha messo in allarme le Borse globali. È stato persino evocato, secondo molti esperti in modo un po’ improvvido, lo spettro di una nuova Lehman Brothers. Secondo la stampa locale, il fondo immobiliare Chinese Estates Holdings, secondo azionista della società con una quota pari al 5,6%, sta cercando di cedere l’intera partecipazione nel gruppo dopo aver già venduto tra il 30 agosto e il 21 settembre un ulteriore 0,8% incassando 31 milioni di dollari.

Secondo il Wall Street Journal Pechino, riluttante a salvare lo sviluppatore immobiliare, ha chiesto ai funzionari locali in tutto il Paese di prepararsi a una “possibile tempesta”. Ma è difficile ipotizzare che il governo cinese non si muoverà per arginare un effetto domino, ossia quello che davvero spaventa i mercati. Nell’ultima settimana i rendimenti dei bond cinesi denominati in dollari ed emessi dalle società più rischiose sono cresciuti del 12%.

Nel frattempo il gruppo cerca di salvare il salvabile. Il colosso cinese ha fatto sapere in una nota che resta una “priorità assoluta” aiutare gli investitori retail a riscattare i prodotti di investimento acquistati dal gruppo. Il presidente e fondatore Hui Ka Yan ha rassicurato sul fatto che “l’azienda farà del suo meglio per riprendere lavoro e produzione“, esortando “i dirigenti a garantire consegne di qualità”. Da qui, l’annuncio dell’accordo per pagare agli obbligazionisti interessi per 35,9 milioni di dollari su un bond in yuan in scadenza oggi. In giornata il gruppo deve anche onorare interessi per 83,5 milioni di dollari su un secondo titolo emesso in valuta statunitense.

Le rassicurazioni hanno favorito il rimbalzo del titolo dell’azienda, in rialzo del 17,6% nell’ultima seduta alla Borsa di Hong Kong dopo un crollo di oltre l’80% nei giorni scorsi. Di rimando, l’intera piazza finanziaria ha guadagnato l’1,2%. Anche dall’altra parte del Pacifico filtra maggiore tranquillità. “Non c’è un’elevata esposizione diretta degli Stati Uniti a Evergrande”, ha dichiarato ieri sera Jerome Powell, presidente della Federal Reserve (la banca centrale statunitense), spiegando che “la società non è un campanello di allarme per gli Usa, dove i default delle aziende sul debito sono a livello molto basso”.

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