Comincia male la settimana dei mercati stretti tra il collasso del gruppo immobiliare cinese Evergrande e le attese per possibili nuove mosse della banca centrale statunitense. Un tempo lo sviluppatore immobiliare più prolifico della Cina, Evergrande è diventata la società più indebitata del Paese: deve soldi a banche, fornitori e investitori stranieri. Deve appartamenti incompiuti agli acquirenti di case e ha accumulato più di 305 miliardi di dollari di debiti. Lo società deve affrontare azioni legali da creditori. L’imminente scadenza di un bond (domani) fa si che sia partito il conto alla rovescia per il default. Il titolo ha chiuso in calo del 19%, sui valori più bassi di oltre un decennio. Con Tokyo chiusa per festività, Hong Kong ha archiviato la seduta con un meno 3,3%. Una scossa che si è propagata a tutti i mercati occidentali.

Londra ha perso l0 0,8% dopo essere stata “sotto” di quasi il 2% nel corso delle contrattazioni. Francoforte ha lasciato sul terreno il 2,3%, Parigi l’ 1,7%. Peggio piazza Affari con chiusura a meno 2,5%. Male soprattutto Bper (- 5,3%), Banco Bpm (- 5,1%), Eni (- 4,8%) ed Unicredit (- 4,7%). Positivi soltanto i titoli Amplifon e Terna. Tonfo anche a Wall Street, che archivia la peggiore seduta da maggio confermando la cautela degli investitori nel mese di settembre. A Londra il gruppo assicurativo Prudential ha lasciato sul terreno l’8,3% dopo aver annunciato di voler raccogliere 22,49 miliardi di dollari di Hong Kong, pari a circa 2,9 miliardi di dollari, emettendo nuove azioni. Sotto pressione a Parigi Société Générale (- 5,7%). Profondo rosso anche per Credit Suisse (- 7,5%) e Deutsche Bank (- 7,5%). Il rischio di un terremoto finanziario in Cina si fa sentire anche sulle quotazioni del petrolio (Wti) che scendono del 2,2%. Così come i preoccupanti segnali che giungono dall’immobiliare cinese stanno spingendo violentemente al ribasso i prezzi dell’acciaio (meno cantieri, meno acciaio).

La Federal Reserve tornerà a riunirsi mercoledì e potrebbe rivedere la politica degli acquisti di titoli sebbene l’ultimo dato sull’inflazione Usa abbia evidenziato una stabilizzazione della crescita dei prezzi. Su Evergrande si attende di capire quanto ampio sarà l’intervento di Pechino che molto difficilmente lascerà degenerare la situazione fino a quello che qualcuno ha definito “momento Lehman”, ricordando il crack del 2008 della banca d’affari statunitense. Ma nell’incertezza, come sempre, si vende. Anche perché nel frattempo le onde sismiche con epicentro Evergrande scuotono gli altri big del settore. Sinic Holdings Group (Shg), basato a Shanghai, ha bloccato le contrattazioni sui suoi titoli a Hong Kong dopo un tracollo dell’87%, con un’impennata delle vendite nel primo pomeriggio, pari a circa 14 volte i volumi medi dello scorso anno. Zhang Yuanlin, presidente della compagnia, ha visto oggi il suo patrimonio netto scendere da 1,3 miliardi di questa mattina a 250,7 milioni di dollari del pomeriggio. Quello di Shg è il classico caso di chiamata di margini. In sostanza le banche che hanno fatto prestiti alla società, accettandone come garanzia i titoli, ora non li ritengono più sufficientemente sicuri e chiedono indietro i soldi o quanto meno maggiori garanzie.

La giornata è movimentata anche dal deciso calo del bitcoin a sua volta investito dall’ondata di vendite a dispetto di chi vede nella valuta digitale un possibile “bene rifugio” nelle situazioni di stress sui mercati. La criptovaluta sta perdendo quasi l’11% a 42.522 dollari.

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