A Roma il tempo pieno non parte. Il rebus della mancanza di docenti ha per ora paralizzato l’inizio delle lezioni riducendo l’orario alla sola mattinata o in alcuni casi all’aggiunta della mensa scolastica. Un problema diffuso ma che nella capitale è grave in modo particolare: secondo il comitato “Priorità alla scuola”, nella sola Roma mancano 2800 docenti in cattedra. Un dato che non è smentito dal ministero dell’Istruzione, determinato da più fattori. Il primo: il fenomeno di molti insegnanti campani che trovano posto nelle graduatorie della capitale ma che una volta nominati chiedono un’assegnazione provvisoria per avvicinarsi a casa mettendo così in seria difficoltà il sistema. Il secondo: il ritardo nelle nomine da parte dell’ufficio scolastico regionale che quest’anno ha avuto problemi con il nuovo sistema di assegnazione realizzato usando l’algoritmo. I bollettini usciti sarebbero pieni di errori ma come racconta la docente Ilaria Petri, disabile riservista, “non c’è alcuna intenzione di rifare le graduatorie. Ho fatto accesso agli atti per capire ma per ora brancoliamo nel buio”. La terza ragione di questa partenza claudicante – secondo le organizzazioni sindacali – va cercata nelle graduatorie delle Gps (Graduatorie provinciale supplenze) fatte lo scorso anno e anche in questo caso colme di errori che ancora devono essere sanati.

La mancata partenza del tempo pieno in alcune aree è confermata da Cristina Costarelli, presidente dell’Associazione nazionale presidi del Lazio: “Molte scuole sono ancora a orario ridotto per mancanza di docenti. La mensa, in genere, si garantisce a tutti”. La dirigente del “Newton” punta il dito sull’ufficio periferico del ministero: “Non hanno ancora provveduto a sistemare il bollettino uscito e così non procedono con il secondo giro di nomine. Sembra che verrà fatto la prossima settimana ma non abbiamo certezze”. Inoltre, i capi d’istituto faticano a fare le nomine anche per le supplenze brevi necessarie per colmare l’assenza di maestri: “Non possiamo chiedere a una persona di venire per uno o due giorni. L’indicazione che ci è stata data è quella di fare contratti di una settimana ma nemmeno così si trovano docenti disponibili”. Sul tema si esprime anche il presidente dell’Anp (l’Associazione nazionale presidi) Antonello Giannelli: “Non ho informazioni precise e non le può avere nessuno oltre il ministero che, naturalmente, si guarda bene dal fornirle. È plausibile che il tempo pieno non possa partire perché sicuramente mancano ancora le nomine di terza fascia. L’Usr è in ritardo su questo ma, ancora una volta, non ci sono sue comunicazioni ufficiali”.

Il ministero ammette di essere a conoscenza del problema soprattutto relativo alle rinunce e alle assegnazioni provvisorie. Sul tempo pieno tendono a minimizzare parlando di una riduzione oraria ma non più di questo. Dall’ufficio scolastico regionale arrivano notizie rassicuranti: “Dopo le nomine fatte dai miei uffici– spiega il direttore Rocco Pinneri – mancavano 21 docenti (e uno spezzone da 14 ore) tutti su classi di concorso per le quali non c’è più nessuno in graduatoria”.
Secondo il numero uno dell’Usr il problema è diverso: “Nessun ritardo. Molti docenti freschi di nomina stanno rinunciando, liberando posti che ora dobbiamo coprire di nuovo e salvo che altri insegnanti hanno chiesto di cambiare sede per tornare provvisoriamente nelle regioni di origine, parecchi stanno ottenendo l’assegnazione in questi giorni”. Quanti? Secondo i sindacati e “Priorità alla scuola” circa 2mila, secondo Pinneri cinquecento su 18mila supplenti nominati. Secondo Pinneri i presidi hanno tutti gli strumenti per iniziare regolarmente: “Le scuole che hanno perso più docenti per le rinunce e le assegnazioni provvisorie possono coprire i posti con supplenti brevi in attesa che, la prossima settimana, noi copriamo per la seconda volta i posti. Quindi possono fare partire ugualmente il tempo pieno”. Parole smentite da Attilio Varengo della Cisl Scuola: “Diversi dirigenti scolastici – soprattutto del primo ciclo – lamentano l’assenza di docenti e l’impossibilità di partire con il tempo pieno. Le scuole si trovano in difficoltà. Son dovuti ricorrere alle messe a disposizione ma il problema non riguarda solo Roma”. Dati nazionali ufficiali non ci sono ma parlando con i dirigenti delle scuole, da Nord a Sud, ci sono ancora istituti che non possono fare l’orario completo. Sul tempo pieno, tra l’altro, l’Italia resta divisa in due. Se in Emilia e in Lombardia è attivo nel 60% delle scuole, in Campania il servizio è fermo al 18% con un tasso di accoglimento dei bambini che è fermo al 18%. In Meridione manca, a parte la Basilicata, la disponibilità delle scuole. Un problema che va a braccetto con l’impossibilità dei Comuni di garantire trasporti e mense.

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