Un altro tassello si aggiunge al governo dei Talebani in Afghanistan. Il ministro scelto dagli studenti coranici per l’Istruzione, Abdul Ghani Baradar ha annunciato una revisione dei programmi di studio: saranno “esclusi i temi in contrasto con la Sharia“. I tempi per l’avvio formale del nuovo anno accademico, ha aggiunto, “saranno brevi, ci vorrà una settimana”. Tolo News, intanto, fa sapere che si stanno svuotando le università del Paese. Riferisce infatti le parole di un giovane: “Non ci sono né professori né studenti. Vengono solo in pochi, siamo preoccupati per il futuro”. Nel frattempo il portavoce del ministero iraniano degli Esteri, Saeed Khatibzadeh, si è espresso a sfavore del nuovo governo di Kabul: “Non è inclusivo e non rappresenta tutti gli afghani, proprio come si attendevano la comunità internazionale e l’Iran”. Ha inoltre sottolineato che soltanto un governo inclusivo può portare pace e stabilità. Nonostante il sostegno di un gran numero di iraniani riformisti e personalità per Ahmad Masoud, che continua la lotta nel Panshir, la autorità iraniane non hanno ancora preso posizione contro i talebani. Teheran si aspettava la presenza di esponenti sciite nel nuovo governo dei talebani sunniti. “Abbiamo detto ai Talebani di rispettare i diritti delle donne” ha invece sottolineato il ministro degli Esteri del Qatar, Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani poco dopo la prima visita ufficiale di un responsabile politico straniero a Kabul. “Abbiamo fornito diversi esempi di come in molti Paesi musulmani le donne abbiano un ruolo attivo nella società”, ha detto il ministro citato dai media di Doha. Sull’esecutivo talebano arriva anche il commento dell’Alto commissario Onu per i diritti umani Michelle Bachelet, che ha espresso preoccupazione per la “mancanza di inclusività del cosiddetto gabinetto di transizione”. Nel corso di un intervento al Consiglio Onu dei diritti umani, riunito in sessione a Ginevra, Bachelet ha precisato che “Di fronte all’aggravarsi della crisi umanitaria ed economica, il Paese è entrato in una nuova e pericolosa fase, con molti afghani profondamente preoccupati per i loro diritti umani, in particolare le donne, le comunità etniche e religiose”. L’Alto commissario si è inoltre detta “profondamente allarmata dall’escalation della crisi umanitaria. Invito tutti gli Stati ad assistere le Nazioni Unite e altri attori nella fornitura di assistenza umanitaria al Paese”. Rivolta ai paesi membri del Consiglio dei diritti umani, Bachelet ha ribadito il suo appello affinché adottino “un’azione coraggiosa e vigorosa, commisurata alla gravità di questa crisi”, istituendo un meccanismo per monitorare l’evoluzione della situazione dei diritti umani in tutto il paese e tenere il Consiglio al corrente degli sviluppi.

L’Unesco sollecita la società internazionale ad adottare misure immediate e urgenti per salvaguardare il diritto all’istruzione in Afghanistan. I dati dell’organizzazione delle Nazioni Unite rilevano che i giovani che frequentano la scuola sono passati in 20 anni da un milione a 10 milioni, gli insegnanti sono aumentati del 58% e il tasso di alfabetizzazione delle ragazze è praticamente raddoppiato passando dal 17 al 30%. Mentre nel 2001 quasi nessuna bambina frequentava la scuola primaria, nel 2018 erano diventate 2,5 milioni. Oggi 4 allievi su 10 della scuola primaria sono ragazze. Per quanto riguarda l’insegnamento superiore la presenza femminile è passata dalle 5mila ragazze del 2001 alle 90mila del 2018. L’organizzazione delle Nazioni unite ricorda inoltre che il diritto all’istruzione per tutti i cittadini è sancito dalla costituzione del Paese e che l’obbligo è fissato a 9 anni sia i ragazzi sia per le ragazze. “Se le classi miste sono vietate, così come l’insegnamento delle ragazze da parte degli uomini”, precisa l’Unesco, “La quota di donne nell’istruzione superiore, e più in generale delle ragazze nell’istruzione, diminuirà ampiamente, con profonde conseguenze sulla sulla loro vita professionale e civica”.

Torna intanto in funzione l’aeroporto della capitale: il 13 settembre è atterrato il primo volo commerciale internazionale dalla chiusura del 15 agosto. Si tratta di un convoglio della compagnia pachistana Pia. Lo fa sapere un giornalista dell’Afp sul posto. L’aereo è atterrato verso le 10.30 locali (circa le 8 in Italia), con a bordo poche persone: “circa 10, probabilmente più membri dell’equipaggio che passeggeri”. Un portavoce della Pia aveva confermato la partenza di questo primo volo verso Kabul, precisando però che la compagnia aerea sta ancora lavorando a ristabilire la regolarità della tratta. “È un momento importante, un giorno di speranza”, ha detto all’Afp un dipendente dell’aeroporto di Kabul.

“È impossibile fornire assistenza umanitaria in Afghanistan senza parlare con le autorità de facto del Paese. Credo che sia molto importante parlare con i talebani in questo momento”, ha fatto sapere Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, in conferenza stampa dopo la riunione ministeriale a Ginevra che mira a raccogliere oltre 600 milioni di dollari di aiuti per le organizzazioni umanitarie da destinare al popolo afghano. “Non credo che se le autorità di un Paese si comportano male, la soluzione sia punire collettivamente un intero popolo”, ha aggiunto. Per Guterres, è “molto importante impegnarsi con i Talebani in questo momento per tutti gli aspetti che concernono la comunità internazionale, dal terrorismo ai diritti umani, dalle droghe alla natura del governo. Per il Segretario generale dell’Onu, quindi, l’aiuto umanitario può essere una “porta d’entrata” per discutere con i Talebani anche su altri temi. “Non vogliamo trasformare l’Afghanistan in una Svezia o una Svizzera. Ma sappiamo che ci sono alcuni diritti fondamentali che sono essenziali e che sono al centro del nostro impegno”, ha affermato. Guterres ha quindi sottolineato la “grave carenza di liquidità” in Afghanistan ed ha invitato la comunità internazionale a trovare meccanismi “per evitare il collasso dell’economia afghana”. Come risposta, i talebani hanno garantito per iscritto all’Onu accesso sicuro agli aiuti e libertà di movimento per gli operatori umanitari che operano in Afghanistan. Lo ha detto il vicesegretario Onu per gli affari umanitari, Martin Griffiths, che la settimana scorsa si era recato a Kabul, alla conferenza dei donatori di Ginevra. Griffiths ha letto una lettera del governo talebano che si impegna tra le altre cose a “levare ogni ostacolo agli aiuti, proteggere la vita degli operatori umanitari” e a non entrare nelle basi dell’Onu e di altre ong, chiedendo aiuto alla comunità internazionale per la ricostruzione e la lotta al narcotraffico. Guterres ha infine dato informazioni in più in merito agli aiuti indirizzati al polo afghano: “Non posso dare cifre sulla somma specifica, ma prendendo in considerazione l’appello, l’appoggio ai Paesi confinanti e ad altri programmi, abbiamo sentito promesse per circa un miliardo di dollari“.

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