Il pasticcio del report dell’Oms sulla risposta dell’Italia all’emergenza Covid pubblicato e ritirato si arricchisce di un nuovo capitolo. Ranieri Guerra, come ha riporta l’agenzia Agi, non ricopre più il ruolo di assistente del direttore generale dell’Oms e da poche settimane è direttore delle relazioni internazionali dell’Accademia Nazionale di Medicina che ha sede a Genova.

Guerra – indagato a Bergamo per false dichiarazioni rese ai pm – è stato protagonista di una querelle con Francesco Zambon, il funzionario che ha denunciato le pressioni sul contenuto del rapporto “Una sfida senza precedenti: la prima risposta dell’Italia al Covid”, per far retrodatare il piano pandemico e quindi farlo sembrare aggiornato quando invece non lo era. E di averlo fatto perché sarebbe dovuto spettare anche a lui occuparsi del piano quando era direttore della Prevenzione al ministero della Salute. La vicenda era stata svelata dalla trasmissione Report.

Agli atti dell’inchiesta giornalistica anche l’email datata 14 maggio 2020 con cui Guerra, informò anche il ministro della Salute Roberto Speranza e altri interlocutori della pubblicazione del dossier “An unprecedented challenge: Italy’s first response to Covid-19” elaborato dai ricercatori di Venezia guidati da Zambon e poi ritirato in 24 ore. La corrispondenza, di cui la trasmissione di Rai3 Report è venuta in possesso, sembra confermare che il ministro era al corrente della vicenda.

Ranieri ha confermato all’Agi di aver lasciato l’Organizzazione mondiale della sanità “come concordato da oltre sei mesi. Esistono scadenze per tutti i contratti. Non sono mai stato un dipendente come lo era per esempio Francesco Zambon. Qualcuno potrebbe vederla come una ‘cacciata’ dall’organizzazione, ma è una menzogna”.

Guerra era stato iscritto nel registro degli indagati il 5 novembre 2010 quando è stato sentito come testimone perché aveva dichiarato che il piano pandemico antinfluenzale italiano – ormai pacificamente risalente al 2006 perché nessuno l’ha mai modificato fino alla riscrittura nel 2021, a differenza di quanto attestato fino a poco tempo fa sullo stesso sito del ministero della Salute – non doveva essere aggiornato perché non c’erano state “variazioni epidemiologiche” né “indicazioni da parte dell’Oms di variazione del piano”. In realtà, osserva l’ufficio guidato dal procuratore Antonio Chiappani e dal procuratore aggiunto Maria Cristina Rota, c’erano state l’influenza suina A(H1N1) nel 2009 e la Mers nel 2012 e soprattutto le nuove linee guida dell’Oms nel 2013 e nel 2017 e quelle della Commissione e del Parlamento europeo nel 2019 e ancora nel 2013.

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