Il green pass non serve per votare in Parlamento, ma sia a Montecitorio che a Palazzo Madama bisogna mostrare il certificato verde per svolgere altre attività, come mangiare al ristorante o partecipare a un convegno. Lo prevedono le norme approvate dal collegio dei questori di Camera e Senato, in vigore già dallo scorso 6 agosto, ma di fatto testate per la prima volta questa settimane, quando i lavori dei parlamentari sono ripresi a pieno regime. Il regolamento è “in linea con quanto succede fuori”, ha spiegato al Corriere della Sera il questore Gregorio Fontana. Per votare in Aula però l’obbligo di esibire il green pass non è previsto: “Significherebbe limitare un diritto costituzionale. Una cosa del genere non può essere fatta con una delibera del collegio dei questori”, ha sottolineato Fontana.

I parlamentari quindi devono esibire il loro pass per mangiare al tavolo, non per bere un caffè al banco. Inoltre, tutti gli eventi che si tengono all’interno dei palazzi di Camera e Senato prevedono l’obbligo di certificato verde: dagli eventi alle conferenze stampa e ai concorsi, dall’accesso alla biblioteca Iotti all’archivio storico. L’ingresso nell’emiciclo per partecipare al dibattito dell’Aula e votare resta invece escluso.

La decisione però ha scatenato le polemiche da parte di diversi partiti: Partito democratico e Italia Viva, ma anche Fratelli d’Italia, nonostante sia all’opposizione e abbia criticato l’uso del green pass come strumento per contenere la pandemia. “Riterrei scontato che all’Aula si debba applicare la stessa norma sugli assembramenti”, sostiene il capogruppo di FdI Francesco Lollobrigida, denunciando come “una cosa non corretta” il “privilegio accordato a noi e che non vogliamo” stare nell’Emiciclo senza il green pass, richiesto invece per stare in altri ambienti della Camera come la biblioteca e il ristorante: proprio qui un commesso controlla il documento di ciascun deputato, con una discreta coda all’ingresso nella pausa pranzo.

Secondo Roberto Giachetti (Iv) “non c’è una motivazione razionale per la quale per entrare in Aula non serva il green pass. E una decisione ingiustificabile se non per stabilire un privilegio”. Attacca anche Beatrice Lorenzin (Pd): “Qui è un assembramento continuo. Non avere il green pass mette a rischio il posto in cui devo esercitare il mio mandato e dove vorrei poter stare in piena sicurezza a lavorare per molte ore. Non richiederlo significa che una minoranza mette a rischio il diritto alla salute di tutti quanti”. Il vicepresidente della Camera Andrea Mandelli (Fi) replica: “Riferirò di questo dibattito al presidente Fico e sono sicuro che il tema verrà affrontato in ufficio di presidenza”.

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