In centinaia sono scesi nelle strade di Kabul per manifestare contro il Pakistan, in riferimento al possibile sostegno dato da Islamabad ai talebani. Al corteo – durante il quale i dimostranti hanno lanciato lo slogan “Pakistan lascia l’Afghanistan”, come riferisce l’emittente Tolo – hanno preso parte anche molte donne. La reazione dei talebani, riporta il corrispondente di Sky News Arabia, non si è fatta attendere e i miliziani hanno sparato in aria per disperdere la manifestazione.

La protesta arriva nei giorni successivi al nuovo annuncio dei talebani di aver preso il controllo del Panshir, dove si era concentrata l’ultima resistenza al ritorno dei fondamentalisti islamici. E proprio per l’emergenza umanitaria nell’ultima regione a cadere esprime “preoccupazione” il presidente del Parlamento Europeo, David Sassoli: “I talebani stanno stroncando nel sangue la rivolta dei cittadini. Migliaia di persone senza né cibo, né farmaci: sì a un corridoio umanitario per dare urgente soccorso a chi ha bisogno”, ha scritto su Twitter.

Mentre l’Unicef lancia l’allarme per i minori rimasti soli durante l’evacuazione dei civili terminata negli ultimi giorni di agosto: “Centinaia di bambini sono stati separati dalle loro famiglie in una situazione caotica. Alcuni di questi bambini sono stati evacuati su voli verso la Germania, il Qatar e altri Paesi. L’Unicef e i suoi partner hanno registrato circa 300 bambini non accompagnati e separati evacuati dall’Afghanistan. Ci aspettiamo che questo numero cresca per via delle azioni di identificazione in corso”, ha dichiarato la direttrice generale Henrietta Fore.

“È vitale che vengano identificati rapidamente e tenuti al sicuro durante i processi di tracciamento e ricongiungimento delle famiglie – aggiunge – Tutte le parti devono rendere il superiore interesse del bambino prioritario e proteggerli da abusi, abbandono e violenza”. Nei processi di tracciamento e ricongiungimento, i bambini dovrebbero ricevere un’accoglienza alternativa sicura e temporanea, preferibilmente con parenti o in un contesto familiare, ha sottolineato Fore, aggiungendo che “la collocazione all’interno di centri di accoglienza dovrebbe essere l’ultima risorsa, e solo temporanea”. I governi dei Paesi in cui si trovano i membri della famiglia di bambini separati e non accompagnati “dovrebbero cooperare e facilitare il ricongiungimento e percorsi migratori sicuri e legali”, ha concluso.

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