Addio a Gaia Servadio, per molti decenni protagonista della scena giornalistica e culturale italiana e di Londra, città in cui viveva fin dal 1956, non senza ritorni in Italia e soggiorni intorno al mondo. Aveva 83 anni, essendo a Padova nel 1938 da padre ebreo e madre di famiglia cattolica siciliana: si era stabilita da tempo nel lussuoso quartiere di Chelsea, in una casa traboccante di ricordi.

Scrittrice e saggista dalle molteplici curiosità, fu in gioventù vicina al Mondo di Mario Pannunzio, poi collaboratrice delle pagine culturali del Corriere della Sera e della Stampa, ma anche del Daily Telegraph britannico e co-realizzatrice di documentari sia per la Rai sia per la Bbc: su Giuseppe Verdi, la mafia, le dighe in Turchia. Ha pubblicato 37 libri, dal romanzo satirico Tanto gentile e tanto onestà edito nel 1967 da Feltrinelli e poi tradotto in 8 lingue, al recentissimo saggio-pamphlet Giudei, sua ultima fatica per i tipi di Bompiani. Da giornalista aveva seguito fra l’altro la Guerra del Kippur in Israele e trascorso un periodo a Mosca. Grande appassionata di musica classica e lirica, Servadio ha organizzato a Londra tra le altre cose il Festival Malher, Vienna and the Twentieth Century con Claudio Abbado e ha collaborato con il teatro Massimo di Palermo. E’ stata anche nell’esecutivo della London Symphony Orchestra. Per l’ambasciata italiana a Londra ha organizzato la Settimana Verdiana e in occasione del 150esimo dell’Unità d’Italia ha diretto la parte musicale per le celebrazioni. Attratta da (e competente su) tutto ciò che rimanda al “bello”, ha scritto libri su Rossini, sulla Traviata, sulla storia del castello di Sammezzano, piccolo gioiello in provincia di Firenze (ora abbandonato e in cerca di sostegno su appello del Fai). In un’intervista recente aveva detto: “Quando ti piace il tuo lavoro sei una persona fortunata. E in più ci sono le cose che vai scoprendo. Io senza musica non saprei come campare. Ma da poco ho scoperto lo studio, io adoro studiare, a scuola ero una bestia”. L’ultima passione, confessò, era stata quella per l’archeologia, per la quale fece molti viaggi in Medio Oriente e in particolare in Siria, con tanto di collaborazioni con la Ecole Normale Supérieure, di cui si definiva “onoratissima“.

Amica di grandi personalità della cultura internazionale, Servadio fin da giovane frequentò figure come Primo Levi o Philip Roth. Mentre fra le amicizie della sua vita nell’alta società, sia britannica sia italiana, spicca il nome di Gianni Agnelli, con il quale ebbe una lunga relazione.

Spirito disincantato, molto legata alle radici ebraiche, ha rappresentato una voce liberal in seno alla comunità. L’Italia l’aveva onorata con il titolo di Cavaliere già sotto la presidenza di Sandro Pertini, quindi con quello di Commendatore concesso da Giorgio Napolitano.

Sua figlia Allegra Owen, prima di 3 (gli altri sono Owen e Orlando) avute durante il matrimonio con lo storico, collezionista d’arte e aristocratico inglese William Mostyn-Owen, è stata la prima moglie dell’attuale premier Tory britannico Boris Johnson, conosciuto quando entrambi erano studenti ad Oxford. Negli ultimi anni Gaia Servadio non aveva del resto mancato di esprimere giudizi severi sull’ex genero, e in particolare sulla sua politica pro Brexit. Servadio si era poi risposata con Hugh Myddelton Biddulph, tra le altre cose amico del principe Filippo.

Tra i messaggi di condoglianze per la morte di Gaia Servadio non è mancato quello dell’ambasciatore italiano a Londra, Raffaele Trombetta, che si è detto “profondamente rattristato”. “La sua vita – ha twittato Trombetta – è stata un’autentica testimonianza dei legami di amore e di amicizia fra l’Italia e il Regno Unito. La comunità italiana di Londra ha perso una delle sue voci più attive e vivaci, Gaia ci mancherà moltissimo”.

La Repubblica tradita

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