“Con la morte di Gino Strada il mondo diventa più debole più fragile perché era un giusto. Era radicale, un estremista direbbe qualcuno, ma non si può che essere estremisti in questo mondo, i moderati soprattutto all’italiana sono quelli che praticano una ferocia delatoria, non si muovono mai, e invece Gino si muoveva con la massima radicalità e questo fa di lui una persona memorabile”. L’attore Moni Ovadia usa queste parole per ricordare il fondatore di Emergency, morto venerdì 12 agosto all’età di 73 anni dopo una vita spesa nella difesa e nella cura degli ultimi. I due condividevano non solo l’impegno, ma anche un legame di amicizia. “Mi auguro che adesso non venga fuori tutta la melensa retorica tipica di questo Paese, adesso che non c’è più, non è questo che si merita, si ricordi ciò che faceva e se si vuole fargli onore questo paese, nelle sue strutture nazionali, si impegni a sostenere quelle iniziative che salvano esseri umani e lo facciano senza troppe chiacchiere e senza retorica. L’Italia vive di una retorica fradicia, è ora di finirla se questo paese vuole riscattarsi”. Fondata nel 1994, Emergency non ha mai smesso di impegnarsi in tutto il mondo. L’ultimo progetto era stato inaugurato ad aprile di quest’anno, in Uganda. Un centro di chirurgia pediatrica progettato da Renzo Piano e definito dallo stesso Strada “scandalosamente bello”. “Credeva che anche gli ultimi avessero diritto al meglio – ricorda Ovadia – che avessero ospedali di eccellenza e splendenti perché la bellezza è già una grande cura”. Ma non sempre l’azione di Emergency è stata supportata dai governi italiani che si sono succeduti in questi 27 anni di impegno. “Io credo che Gino Strada con Emergency ci rendono orgogliosi di essere italiani, non credo che i governi che si sono succeduti gli abbiano reso giustizia onore e merito”.

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