di Maurizio Donini

Qualche giorno fa il costituzionalista Michele Ainis ha dichiarato: “Questo green pass è una creatura misteriosa. Non si capisce se sia un consiglio o un obbligo”. Vaccino Covid obbligatorio o meno? Per certi versi il discorso fa sorridere, per altri è doveroso e intellettualmente corretto suddividerlo rigorosamente in due aspetti principali.

Dal punto di vista sanitario l’obbligo del vaccino non è nulla di nuovo, in Italia sono già dieci quelli cui bisogna sottoporsi entro i 16 anni in base alla legge n.119 del 31-7-2017: poliomielitica, difterite, tetano, epatite B, pertosse, Haemophilus influenzae tipo b, morbillo, rosolia, parotite, varicella. La domanda che sorge spontanea riguarda l’infinita querelle su quello Covid-19, se ce ne sono già tanti, e tanti altri hanno contribuito in passato a eliminare malattie mortali, dove risiede il problema dell’obbligo o meno in questo caso?

Sorvolando su aspetti tecnici riguardo la scoperta dello stesso, tempi, metodi mRNA o adenovirus, che sono materia per scienziati, è ovvio che la decisione di renderlo obbligatorio è puramente politica. Una volta si diceva in politica che “anche gli evasori votano”, parimenti “anche i no-vax votano”, e Giorgia Meloni è pronta a cavalcare questo destriero che conta una vasta platea elettorale. Come già scritto in un precedente post proprio qui, i politici pencolano tra il rilascio dell’idea che in fondo il vaccino non risolva, oppure usano una foga perentoria e ossessiva per invitare a vaccinarsi, arrivando a introdurre una sorta di coercizione surrettizia tramite il divieto di accesso alla vita sociale per i non vaccinati (o più esattamente i non possessori di green pass).

Il problema non è solo italiano, negli Stati Uniti, il presidente Joe Biden vuole introdurre l’obbligo vaccinale, ma è possibile solo per i 2 milioni di dipendenti federali, in tanti altri Stati, soprattutto del sud, l’idea non è nemmeno lontanamente ipotizzabile. Gli appelli a vaccinarsi sembrano arrivati all’ultima spiaggia, da Mario Draghi che dichiara: “L’appello a non vaccinarsi è un invito a morire”; al Presidente Sergio Mattarella: “Vaccinarsi è un dovere morale”. Ma tutta questa insistenza mediatica e continua serve o ha l’effetto contrario? Dagli ultimi sondaggi risulta che fra dubbiosi e contrari quelli che tendono a essere no-vax arrivano a un quarto almeno della popolazione italiana, non è forse ora di cambiare il percorso di convincimento passando da una comunicazione incidente al nudging?

Quando Richard Thaler e Cass Sunstein scrissero Nudge probabilmente non pensavano che sarebbe diventato il manuale comportamentale di massa per Barack Obama e David Cameron. Le tecniche di “spinta gentile” sono state adottate anche in Germania da Angela Merkel, non per niente gli staff che studiano e attuano l’argomento sono composti da antropologi, neuro-scienziati e sociologi. La tecnica dell’anticipatory computing è già efficacemente attuata dai grandi big di internet, la pubblicità mirata che vi arriva seguendo le tracce lasciate sui vari social e chat, nonché siti di acquisti online, non è altro che nudging.

Si tratta di passare da un imperativo che, a volte, scatena reazioni incontrollate, a un approccio “sociale” che in questo caso può essere sicuramente più accettabile dagli individui, accompagnare la decisione nella direzione voluta risulta più facile che imporla. Mettere la frutta in primo piano in mensa invece di vietare tout-court il cibo spazzatura invita a seguire un regime alimentare sano, invece che imporre una rinuncia dolorosa. Con questo sistema Cameron convinse gli inglesi a non correre al pronto soccorso per ogni piccola cosa, ma a discernere la necessità.

Sostituire il “hai pagato le tasse?” con un più amichevole “gli altri come te hanno già pagato le tasse” è suadente e amichevole e ti invita dolcemente a fare il tuo dovere di cittadino. Sostituendo “tasse” con “vaccino” non si potrebbe sperare di ottenere risultati più confortanti?

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