“Li obbligheremo”, dice il sottosegretario alla Salute, Andrea Costa. “Valuteremo”, spiega il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi. Tra poco più di un mese suonerà la prima campanella, ma il governo ancora non chiarisce quale posizione intende pretendere sul nodo principale che riguarda la scuola: l’obbligo di vaccinazione per i docenti, personale Ata e addetti alle mense. Anzi, si prende un’altra settimana di tempo sia sul tema insegnanti che sull’estensione del green pass ai trasporti. Intanto i ministeri parlano con toni diversi. Il sottosegretario alla Salute a Radio Capital spiega che chi non si convincerà sarà obbligato e aggiunge: “Non possiamo pensare a un ritorno tra i banchi senza personale scolastico vaccinato. Chi si oppone non ha il senso di comunità e deve capirlo“. Il ministro dell’Istruzione a Radio1 invece minimizza il problema: “L’85% degli insegnanti su base nazionale è vaccinato, ci sono delle differenze regionali ma contiamo di raggiungere l’85-90% in tutto il Paese. La scuola è il mondo che ha risposto meglio“. L’obbligo quindi, a detta di Bianchi, potrebbe non servire: “Nei prossimi giorni il governo prenderà evidenza se servirà un ulteriore passaggio per un bisogno di omogeneizzazione in tutto il Paese”.

Su una cosa sia Costa che Bianchi sono invece pienamente d’accordo: “A scuola si rientra a settembre in presenza“. Il ministro è fiducioso: “Sono ottimista perché vedo che noi tutti stiamo lavorando moltissimo”. L’Associazione nazionale presidi, che già martedì avevano chiesto una linea chiara sull’obbligo vaccinale “prima che sia troppo tardi”, sottolinea però che se la volontà è chiara le indicazioni sono molto vaghe: “Bianchi ha detto che farà in modo che da settembre si possa tornare tutti in presenza, però non ha detto come. Ha rinviato la riunione decisiva, dopo la conferenza Stato-Regioni e una consultazione con il Comitato tecnico-scientifico. Tra qualche giorno quindi, sapremo cosa succederà a settembre agli studenti dai 13 anni in poi e al personale scolastico. Sapremo di più anche sul distanziamento, che non sappiamo se sarà mantenuto o meno, sull’uso delle mascherine e sugli ingressi, che non sappiamo se saranno scaglionati. Insomma, siamo rimasti sul vago e tutto è rimandato“, l’analisi di Mario Rusconi, presidente dell’Anp del Lazio, a iNews24.it.

Il governo guidato da Mario Draghi, già alle prese con i decreti europei in scadenza e il dl concorrenza che dovrebbe slittare alla settimana prossima, si sta incagliando soprattutto sulla riforma della giustizia. Per giovedì mattina alle ore 11.30 è stato convocato il Consiglio dei ministri, ma non è ancora chiaro se le nuove misure anti-Covid su trasporti e scuola troveranno spazio. Una ipotesi prevede di estendere subito il green pass anche a navi, treni e aerei. Per il trasporto pubblico locale invece l’esecutivo è ancora in alto mare. Un discorso che si intreccia anche con la scuola. “Per riprendere le lezioni in presenza per tutti, senza più dover ricorrere alla Dad, la percentuale di riempimento dei mezzi pubblici dovrà salire all’80%“, ha detto solo due giorni fa il presidente leghista del Friuli-Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga. Una dichiarazione che sembra risalire all’agosto dello scorso anno.

Anche il protocollo che il ministro Bianchi è pronto a presentare ricalca di fatto le indicazioni dello scorso anno. Distanziamento nelle classi dove possibile, obbligo di mascherina al chiuso, igienizzazione quotidiana di tutti gli ambienti, percorsi per l’ingresso e l’uscita dagli istituti e test periodici. “Non abbiamo ancora notizie certe di quello che avverrà a scuola ai primi di settembre. Confidiamo di essere informati in tempo, non solo perché le scuole devono organizzarsi, ma anche perché le famiglie, soprattutto quelle con più figli, devono sapere quale sarà la loro routine familiare”, lamenta Rusconi. In queste mesi cosa ha fatto il governo Draghi? Il presidente dell’Associazione nazionale preside del Lazio sottolinea che si parla perfino di aeratori nelle aule e ristrutturazione degli istituti: “Se arriveranno i fondi del Prnn, saranno necessari almeno cinque anni per vedere gli edifici costruiti. Gli aeratori poi, costano dai 500 ai 2mila euro per ogni classe. Considerando che in Italia ci sono scuole con 50 aule, è una cifra pazzesca. Oltretutto non reggerebbe nemmeno il contatore dell’elettricità”. “Quindi chiediamo opzioni praticabili“, conclude Rusconi.

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