“Obbligate il personale scolastico a vaccinarsi prima che sia troppo tardi”. L’appello arriva dai dirigenti scolastici preoccupati di garantire un rientro a scuola in presenza ma anche in sicurezza. Un imperativo che non trova la stessa pressione per quanto riguarda i ragazzi dai 12 ai 18 anni: in questo caso i presidi sono più prudenti e gli stessi studenti vorrebbero che prima di arrivare all’obbligo si puntasse sulla sensibilizzazione. Il tema è sul tavolo del ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che oggi pomeriggio ha voluto partecipare personalmente all’incontro con le organizzazioni sindacali per definire il nuovo protocollo di sicurezza. Un faccia a faccia che è finito con l’ennesima fumata grigia: i sindacati hanno chiesto ancora una volta di ricevere indicazioni chiare da parte del decisore politico sull’obbligo vaccinale del personale scolastico e sul distanziamento. Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale preside è stato puntuale: “E’ fondamentale chiarire se la vaccinazione renda superflua la misura del distanziamento, anche considerando la significativa quota di personale scolastico finora vaccinato. Non possiamo, inoltre, ignorare la questione della vaccinazione degli studenti (circa quattro milioni): si tratta di uno sforzo organizzativo notevole e serve dunque un deciso impegno visti i tempi molto ristretti”. Ma non solo. Giannelli ha toccato un altro tema finora rimasto nel cassetto: “Va rivista la procedura di tracciamento e messa in quarantena in caso di studenti (o docenti) positivi: se sarà mantenuta quella in vigore l’anno scorso, sarà inevitabile ricorrere di nuovo alla dad”.

Giovedì la questione sarà affrontata in Consiglio dei ministri da dove potrebbe uscire un Decreto se si troverà un accordo di maggioranza. Secondo voci raccolte tra i corridoi di viale Trastevere, nonostante dal vertice tra Bianchi e il premier sia uscita l’intenzione di andare verso l’obbligo vaccinale, tutto potrebbe slittare ancora per puntare in primis su una campagna di sensibilizzazione e usare l’arma coercitiva solo in un’ultima istanza.

Non a caso proprio oggi pomeriggio il professore ferrarese ha lanciato sui social un video-appello a vaccinarsi. Dal fronte dei presidi la voce per quanto riguarda l’obbligo per il personale scolastico (222mila persone del pianeta istruzione non hanno ancora alcuna dose) è univoca: “Oltre al personale scolastico, serve anche l’obbligo di vaccino per gli studenti che possono farlo. Ma bisogna anche valutare tutte le possibilità riguardo alle alternative per i non vaccinati. Se questi ultimi dovessero essere una percentuale significativa, una delle alternative potrebbe essere la Dad ma vorremmo capire come fare per evitare disparità di trattamento”, ha detto il presidente dell’Associazione nazionale presidi. A dare man forte a Giannelli d’altro canto ci sono i colleghi in trincea.

Roberta Mozzi è la capo d’istituto del “Torriani” di Cremona, la scuola più grande della città: “Faccio un ragionamento semplice: a noi le vaccinazioni le facevano e nessuno aveva da dire nulla. Ricordo che noi dirigenti come datori di lavoro abbiamo la responsabilità della salute sul luogo dove si opera. Pena il ritorno della didattica a distanza nel giro di poco tempo”. Mozzi non è totalmente d’accordo con Giannelli sulle soluzioni alternative per gli alunni non vaccinati: “Le famiglie che non vogliono farlo fare ai loro figli scelgano l’educazione parentale”. Alfonso D’Ambrosio, preside dell’istituto comprensivo di Lozzo Atestino pone un altro problema a sostegno dell’obbligatorietà per i docenti: “Un dipendente pubblico che non si vaccina rischia la malattia e lo Stato si dovrebbe accollare una serie di supplenze che non possono essere ammesse. Non solo. Che messaggio diamo ai ragazzi?”.

Anche Giovanna Mezzatesta, dirigente del liceo “Bottoni” a Milano è d’accordo sull’obbligo vaccinale per i docenti mentre vede impossibile la stessa possibilità per i ragazzi: “Se un alunno non si vaccina gli impedisci il diritto all’istruzione? Oppure faccio la dad a lui e non gli altri?”. Totalmente positivo, invece, il parere di Marco De Prospo, capo dell’istituto “Don Milani” di Ariano Irpino: “Ho dovuto avere a che fare con una bidella negazionista e so bene quanto sia difficile convincere le persone che non vogliono vaccinarsi o portare la mascherina. E’ giusto obbligare anche i ragazzi magari maturando in loro una maggiore consapevolezza”. Il numero uno del “Don Milani” è tra l’altro certo che i più giovani abbiano il desiderio di immunizzarsi: da un sondaggio fatto dalla sua scuola su 120 ragazzi di terza media è emerso che il 100% voleva vaccinarsi ed era disponibile a spiegare ad altri le motivazioni.

Chi ha una posizione diversa dai colleghi è, invece, Ludovico Arte, preside dell’istituto “Marco Polo” di Firenze: “Sono favorevole ai vaccini ma contrario all’obbligo. Gli insegnanti sono vaccinati all’85%, con un lavoro di persuasione si potrebbe arrivare al 95% senza problemi. Se si obbligasse mi pongo un quesito: che succede all’insegnante che non si vuol vaccinare? Multa? Licenziamento?”. Arte pone qualche quesito anche in merito all’obbligo per i ragazzi: “Ho prenotato la vaccinazione per mio figlio adolescente, sia chiaro. Tuttavia la Francia ha stabilito che il diritto all’istruzione di tutti prevale sulla vaccinazione. Inoltre va detto che è impossibile immunizzare tutti i ragazzi per il 15 settembre. Si rischia di non far andare in aula uno studente non per colpa sua ma perché il Governo è partito tardi coi vaccini. Chi è contro l’obbligo vaccinale non è un no vax”.

E gli studenti? Finora non sono stati ascoltati. Ilfattoquotidiano.it ha intercettato alcuni di loro per capire cosa pensano dell’obbligo vaccinale. Camilla Velotta del liceo “Maffei” di Verona, 18enne, ha fatto la prima dose il 25 giugno scorso e la seconda sarà il primo del prossimo mese: “Abbiamo avuto modo di constatare che l’anno scorso c’era la necessità di avere più garanzie. Le misure adottate non sempre sono state colte. Non escludo l’obbligatorietà ma vanno rispettati i diritti di chi per problemi personali non farà il vaccino: questi compagni non vanno esclusi dall’aula”. Diverso il parere di Elisa Dini, 17 anni, frequentante il liceo “XXV Aprile” di Pontedera. Lei ha già fatto la prima dose, attende la seconda: “Vogliamo rientrare in sicurezza. L’obbligo può sembrare troppo coercitivo puntiamo piuttosto sulla sensibilizzazione degli studenti. Il ministero deve fare un lavoro: eliminare le fake news e i dubbi che sono plausibili. Abbiamo bisogno di dati scientifici”. Francesco Gitto, 17 anni, del liceo “Impallomeni” di Milazzo, domani farà la seconda dose ma sull’obbligo si affiderebbe alla scelta del Comitato tecnico scientifico: “E’ una questione complessa. Devono decidere i medici”. Stesso parere quello di Federico Allegretti, coordinatore della Rete degli studenti medi: “Dev’essere la comunità scientifica a doversi esprimere. A mio avviso per tutelare la salute di chi va a scuola va presa ogni soluzione possibile. C’è la necessità di completare la campagna vaccinale. I ragazzi sono propensi alla vaccinazione e l’hanno già dimostrato. La questione è spiegare la necessità del vaccino”.

Intanto l’appello del ministro Bianchi sta girando in Rete: “Il lavoro che stiamo portando avanti è articolato, ci vede impegnati come governo, insieme ai territori e alle istituzioni locali, con le organizzazioni sindacali, con le singole scuole, con le famiglie. È un lavoro di squadra, che richiama tutti alla propria parte di responsabilità. Ognuno di noi può fare qualcosa, può dare il proprio contributo. Vaccinarsi è il modo in cui ciascuno di noi può mettere in sicurezza se stesso e gli altri. È un atto di responsabilità collettiva e di solidarietà. Significa prenderci cura di noi stessi e degli altri. Il vaccino è la chiave che la scienza ci ha fornito per tornare alla nostra normalità”.

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