La protesta davanti alla sede della Presidenza di Regione Puglia da parte di persone con disabilità motoria, appoggiate da oltre 20 associazioni locali e non, è arrivata al quarto giorno consecutivo. Un gruppo di 5-6 donne e uomini, alcuni di loro in carrozzina, manifestano per poter continuare a ricevere subito il contributo Covid e l’assegno di cura, oltre che poter scegliere e avere rapidamente gli ausili di cui necessitano. La mobilitazione è iniziata il 13 luglio ed è molto vicina all’ufficio del presidente pugliese Michele Emiliano. E’ partita a causa del mancato rispetto di una serie di accordi scritti, frutto di una precedente manifestazione di protesta avvenuta il 15 giugno 2021 tra alcuni rappresentanti delle associazioni locali delle persone disabili e Regione Puglia. L’accordo era incentrato su quattro specifici temi: i progetti di Vita Indipendente (PRO.VI), l’assegno di cura/contributo Covid, gli ausili e l’assistenza infermieristica domiciliare. “Dal momento che gli accordi firmati non sono stati rispettati abbiamo iniziato una protesta la mattina del 13 luglio. Ancora una volta la disabilità è stata calpestata”, dicono a Ilfattoquotidianmo.it Luigi Gariano e Gianna Montrone. Entrambi vivono in carrozzina e sono in sit-in senza interruzione da martedì. L’organizzatrice della protesta è Montrone dell’associazione Stop alle barriere e vive a Bari: “Avremmo volentieri fatto a meno di questa forma di protesta civile cosi forte ma abbiamo deciso di mobilitarci perché ci siamo sentiti presi in giro su questioni essenziali per la nostra vita. Il presidente Emiliano e l’assessora al welfare Rosa Barone ci hanno dato delle rassicurazioni che non si sono tramutate in realtà. Non è il modo di affrontare certi temi che sono fondamentali per la qualità della vita di migliaia di soggetti fragili”. Le persone in protesta sono stanche ma, per il momento, hanno deciso di continuare ugualmente la loro battaglia. “Ieri (14 luglio, ndr) siamo riusciti a sistemarci sui divani nei corridoi. Avevamo anche chiesto dei materassini per cercare di riposarci un po’ ma non ce li hanno forniti”. Tra le varie organizzazioni, locali ma anche nazionali, che sostengono la mobilitazione ci sono, ad esempio, Conslancio, Disabili attivi, Anffas Puglia, Comitato 16 Novembre, Sfida, A.M.A.R.A.M., Movimento Rivoluzione Umana, Insieme per un traguardo, Uniti Per I Risvegli, Scienza E Vita, Associazione Sclerosi Tuberosa, ADI Associazione Disabili Insieme.


La posizione dell’assessore al Welfare pugliese: “Abbiamo accolto tutte le richieste delle associazioni, chiedo a chi sta manifestando di tornare a casa” – Il gruppo che manifesta da martedì è stato ricevuto due volte dall’assessora regionale al Welfare, Rosa Barone. Contattata dal Fatto.it Barone spiega che “si tratta solo di poche organizzazioni e che tutte le richieste delle associazioni dei disabili fatte il 15 giugno sono state accolte, per questo chiedo a chi sta manifestando di tornare a casa, per non continuare a mettere a rischio la propria salute”. Barone entra nel merito della questione: “Il contributo Covid sarà prorogato (è scaduto a fine giugno 2021, ndr), come abbiamo già detto più volte e resterà di 800 euro mensili. So che in queste ore stanno circolando messaggi che dicono il contrario per invitare altre persone a scendere in piazza, ma non è così: daremo seguito agli impegni presi come abbiamo fatto finora”. “Il problema”, evidenziano però i manifestanti, “è che l’assessora non dice precisamente quando verranno erogate queste risorse alle famiglie che hanno bisogno già da oggi di questi soldi per vivere dignitosamente”. Per l’assessora al Welfare pugliese (M5S) “non è possibile una variazione nell’assestamento di bilancio, come richiesto da alcune associazioni, ma la copertura finanziaria per il contributo Covid non è in discussione. Per quello che riguarda i progetti di Vita Indipendente – ribadisce Barone – sono stati rispettati gli impegni presi nell’incontro dello scorso 15 giugno, con l’istituzione del fondo di garanzia per rendere accessibile la misura anche in assenza della polizza fideiussoria, in modo da non escludere nessuno. Fondo che potrà essere rifinanziato in caso di utilizzo dei 50mila euro di dotazione iniziale e comunque ribadisco l’impegno a semplificare le procedure degli avvisi che saranno emanati per le prossime annualità, previo confronto con le associazioni”. Chi protesta, però, fa presente che quella cifra stanziata non è assolutamente sufficiente a coprire il fabbisogno effettivo e i soldi servono già ora. “Chi sta manifestando è stato ascoltato da me e dai dirigenti regionali – aggiunge Barone-, nessuno è stato abbandonato a se stesso. Il presidente Emiliano è in contatto con Prefettura e Questura perché dobbiamo risolvere la situazione e garantire la massima sicurezza a chi sta dormendo in presidenza. Il 22 luglio abbiamo convocato un nuovo tavolo a cui sono state invitate tutte le associazioni e dove potremo continuare a confrontarci”, conclude l’assessore al Welfare.

I manifestanti: “Quanto richiediamo ci serve per vivere, non sono cose di cui possiamo farne a meno” – Le 5-6 persone mobilitate da quasi 3 giorni sono determinate e non sono affatto soddisfatte da quanto approvato finora da Regione Puglia. “Non abbiamo energie infinite, e restare a lungo in carrozzina può procurare seri problemi di salute”, spiega Gariano che è venuto apposta dalla Toscana per solidarizzare con loro e che l’anno scorso, il 29 luglio, aveva già occupato per 9 giorni la sede della Regione Toscana con l’obiettivo di far innalzare i finanziamenti dei progetti di Vita indipendente che erano fermi da 5 anni, riuscendovi. “Stasera (15 luglio, ndr) uno di noi si è anche sentito male. Quello che richiediamo sono dei sacrosanti diritti fondamentali della vita delle persone. Non vogliamo impietosire nessuno ma è bene che chi di dovere sappia come stanno le cose, stiamo combattendo una battaglia di civiltà a sostegno dei più fragili”.

Quello che chiedono le organizzazioni aderenti alla protesta sono essenzialmente delle risposte concrete su temi specifici: ad esempio per quanto riguarda la consegna degli ausili, auspicano che vengano eliminate le gare d’appalto al massimo ribasso, che non permettono di avere un rapporto di qualità/ continuità con il proprio tecnico di fiducia e spesso – denunciano – “arriva l’ausilio a casa non idoneo rispetto ai bisogni e alle esigenze della persona richiedente. Chiediamo che venga fatto un adeguamento regionale all’accordo quadro già esistente della ASL Taranto perché un modello virtuoso per i pazienti”. Poi c’è il tema dell’assistenza infermieristica domiciliare che da quando è scoppiata la pandemia ha visto aggravarsi le criticità già presenti un po’ in tutta Italia. Secondo Lalla Desiderato, vice presidente di Conslancio (associazione di persone con la Sclerosi laterale amiotrifica), con un marito con SLA deceduto quest’anno per complicanze dovute alla malattia: “L’assistenza infermieristica domiciliare è molto peggiorata con la pandemia, la maggior parte degli infermieri che curavano pazienti nelle loro case sono stati mandati negli ospedali per l’emergenza Covid. Il problema è che ancora adesso – racconta al Fatto.it Desiderato – i malati anche in condizioni gravissime sono rimasti senza infermieri specializzati. Le ore infermieristiche sono state trasformate così in ore di assistenza gestita dagli OSS (Operatori Socio Sanitari), probabilmente perché costano meno. Tutto il lavoro di cura e assistenza dei pazienti si è riversato colpevolmente sulle spalle del caregiver famigliare da oltre un anno e mezzo, siamo allo stremo. Non hanno contemplato il fatto che gli OSS non sono preparati per fare un servizio infermieristico idoneo né tanto meno possono esserlo le madri/le mogli di persone con gravissime patologie fortemente invalidanti, allettate h24”. Desiderato afferma che “purtroppo ancora oggi per le famiglie manca la garanzia di avere gli infermieri che occorrono, chiediamo perciò di avere una assegnazione di ufficio per procedere rapidamente e avere a disposizione subito il personale infermieristico necessario”. Per quanto riguarda l’assegno di cura mensile di 800 euro le associazioni chiedono che “non venga prorogato di 6 mesi in 6 mesi, con un periodo più o meno lungo di tempo nel quale non ricevono i sostegni economici, ma che il prossimo bando regionale pugliese abbia una programmazione con una durata almeno triennale e che preveda la non rivedibilità degli utenti già in carico, visto che sono in condizioni di estrema fragilità”.

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