Oliver Stone non si arrende. Per lui la scoperta della Verità resta un’urgenza, specie quando sotto la lente giace la Storia americana. E nulla è per lui più importante che riaprire il caso – in realtà mai chiuso – dell’assassinio del presidente John Fitzgerald Kennedy, a trent’anni dal suo indimenticabile e controverso film JFK – Un caso ancora aperto. Eccolo dunque arrivare sulla Croisette, agguerrito come sempre, ad accompagnare il suo nuovo sforzo, il mastodontico progetto JFK Revisited: Through the Looking Glass, la cui prima parte è inserita nella sezione Cannes Premiere. “Saranno due parti da quattro ore, conterranno tutte quelle informazioni che stiamo raccogliendo da studiosi indipendenti, da anni come noi alla ricerca della verità, e capaci ultimamente di scoperte e rivelazioni fondamentali”, sottolineano Stone e il suo ormai trentennale assistente in produzione, Rob Wilson.

“Mi chiedete perché ho fatto questo documentario? Per la regione più semplice da comprendere: è importante”, incalza il cineasta tre volte Premio Oscar. “Nel 1963 è accaduto un fatto che ha cambiato la Storia, magari i giovani oggi non se ne rendono conto, ma con l’uccisione di JFK il mondo è cambiato radicalmente; quell’uomo stava realmente combattendo per la vera pace nel mondo, e ha pagato un prezzo per la sua politica estera. Pensiamo ai rapporti con Cuba, alle relazioni con URSS, Asia, Sud America, Africa.. JFK stava preparando il ritiro dal Vietnam… dove avete mai visto un presidente americano tentare le stesse sue imprese in così pochi anni? Ora questo è Storia, ed è proprio per questo che lui merita la verità. Sono stati scritti centinaia di libri, e molti dicono la stessa cosa che io sto cercando da 30 anni. C’erano motivazioni gravi per averlo ucciso, così gravi da portare i mandanti a compiere ogni sforzo per manipolare la verità. Sappiamo tutti che Lee Oswald non stava al 6° piano, che non esisteva il proiettile magico e che il suo cervello, le fotografie, le impronte digitali sono rimasti classificati, nascosti… manipolati. Lui stava facendo cambiamenti radicali, troppo scomodi. E ricordatevi bene, in USA non si possono toccare due cose: la CIA e l’esercito. E con questo vi sto dicendo moltissimo. E considerate che per questo documentario noi non abbiamo avuto i finanziamenti americani, ma soldi inglesi. Anche qui vi sto rivelando parecchio”.

Autentico fiume in piena, e certamente interessante nelle sue parole almeno quanto la visione del documentario – che in Italia uscirà per I Wonder Pictures – Oliver Stone sa che per essere credibile deve mettersi in campo: così lo vediamo mentre intervista figure chiave del “caso Kennedy”, le cui rivelazioni si mescolano a preziosi filmati d’archivio dell’epoca, inclusi momenti topici del suo iconico film del 1991. “Sapete – continua Stone – in America c’è un vero problema nel rivisitare la nostra Storia, il fatto che noi non siamo riusciti a finanziare il film con i nostri soldi è gravissimo.. abbiamo dovuto ricorrere alla moneta britannica, e da altri Stati. Per non parlare della censura tuttora in corso in USA, gli americani non lo sanno ma loro stessi non hanno accesso alla Verità attraverso gli svariati canali televisivi e certa stampa. Credetemi, io stesso resto una persona scomoda nel mio Paese”. Un giorno la sapremo la verità definitiva su JFK? “Non lo so, ma io tenterò con ogni mio sforzo di avvicinarmi il più possibile. E se non arriveremo a scoprire cosa è accaduto veramente, almeno scopriremo con precisione il perché ciò è accaduto

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