Caos totale dentro il Movimento 5 stelle. Nel pieno delle trattative per riuscire a trovare una soluzione sulla leadership, è esplosa la “bomba” della riforma della giustizia: ieri sera, dopo timidi tentativi di opposizione, i ministri M5s hanno dato il via libera alla riforma che smantella la legge Bonafede sulla prescrizione. Una scelta che, come rivelato da il Fatto quotidiano, è stata supportata e voluta dallo stesso Beppe Grillo. Ed è stato solo l’inizio dell’ennesima resa dei conti dentro il M5s: da una parte infatti questa mattina l’ex Guardasigilli e l’ex premier Giuseppe Conte hanno rotto il silenzio per schierarsi contro la riforma Cartabia, dall’altra è comparsa sul nuovo sito del Movimento una nota che rivendica quanto fatto ieri con parole che rischiano di avere l’effetto della benzina buttata sul fuoco. “Abbiamo salvato la nostra riforma”, si legge nel testo (non firmato) uscito nel primo pomeriggio. A essere confusa ora nel Movimento non è solo la linea, ma anche gli schieramenti: nel cdm di ieri anche ministri vicini a Conte come Stefano Patunelli hanno sposato la linea del compromesso. E Conte, intervenendo oggi a sorpresa, ha rivendicato di non voler andare contro Draghi. Eppure l’esito scontato di chi si oppone al provvedimento è proprio quello di chiedere l’uscita dal governo: lo ha paventato nelle scorse ore l’europarlamentare Fabio Massimo Castaldo, ma lo hanno detto apertamente anche i deputati Giulia Sarti e Vittorio Ferraresi. Ma cosa pensano i gruppi? E soprattutto quale reazione ci si può aspettare dai 7 saggi che stanno mediando per riuscire a far riappacificare Beppe Grillo e Conte? Tutto tace per il momento, ma resta la consapevolezza che il mantenimento dello stallo non può che nuocere il Movimento: neanche una settimana fa i 5 stelle hanno ingoiato lo stop di Draghi al Cashback, ora devono accettare di cedere sulla prescrizione, uno dei punti cardine di tutto il loro programma.

Il male originario è e continua a essere uno solo: l’assenza di un leader legittimato e riconosciuto. “Chi si può prendere la responsabilità di assumersi decisioni sulla linea in questo momento?”, è una delle frasi che ripetono più spesso nel M5s. E il risultato è uno scontro tutti contro tutti, dove ognuno pensa al proprio futuro. Intanto, se i big M5s (da Di Maio a Fico) tacciono, nel tardo pomeriggio ha parlato il deputato Sergio Battelli, molto vicino al ministro degli Esteri, che ha invocato la pace: “Quando i social diventano terreno di scontro interno, quando manca l’informazione reale e si vive di veline, esclusive, ‘sentito dire’, condizionali, house organ, link, indiscrezioni e minacce…vuol dire che è arrivato il momento di fermarsi. In questa ‘guerra’ fredda estiva, lo ripeto e lo ripeterò fino alla fine, nessuno uscirà vincitore”. E proprio per frenare una situazione che ormai rischia di essere fuori controllo, è stata convocata per domenica alle ore 16:45 un’assemblea congiunta dei gruppi Camera e Senato del M5s, alla presenza dei ministri Fabiana Dadone, Luigi Di Maio, Federico D’Incà, Stefano Patuanelli e della Sottosegretaria Anna Macina. La riunione si terrà su Zoom e avrà all’ordine del giorno la riforma della giustizia.

La nota M5s che rivendica il voto a favore in Consiglio dei ministri – Proprio mentre nei gruppi crescevano i malumori, è stato pubblicato sul nuovo sito, quello messo online appena una settimana fa dal capo politico reggente Vito Crimi, un lungo articolo in difesa della posizione tenuta dai ministri M5s: “I fatti dimostrano”, si legge, “che è stato fatto un lavoro che ha consentito di salvare la riforma della prescrizione che gli altri partiti avrebbero voluto cancellare del tutto, con un colpo di penna”. E ancora: “Di fronte a una proposta iniziale che, di fatto, smantellava tutto quanto fatto in questi anni, abbiamo combattuto“, si legge. “Con le armi che abbiamo, dentro una maggioranza che sul tema la pensa diversamente da noi. Ma siamo riusciti a ottenere una serie di risultati”. Affermazioni pesanti perché arrivano proprio mentre sono sempre di più le accuse interne ai ministri: per non aver condiviso la scelta e per aver “tradito” su un tema così importante. La nota ufficiale però, entra nel merito della riforma e difende il compromesso accettato: “La nostra riforma della prescrizione vige fino al primo grado di giudizio: l’alternativa era cancellarla”, si legge ancora. “I tempi della prescrizione per i reati dei potenti, quelli contro la collettività (vedi la corruzione) sono stati allungati: non a caso rappresentanti di alcune forze politiche ieri hanno avuto forti mal di pancia”. E ancora: “Se non ci fossimo stati noi, l’esito sarebbe stato molto diverso. Ma attenzione: questo testo dovrà andare in Parlamento. E ci proveranno, state sicuri, tutti, a smantellare le conquiste che abbiamo ottenuto. Dobbiamo farci trovare pronti, ancora una volta a difendere col coltello fra i denti quanto conquistato. E non sarà facile, siatene certi”. I possibili contraccolpi sulla riforma Cartabia di questo ennesimo terremoto si vedranno quando il testo approderà alla Camera, il prossimo 23 luglio. Lì il percorso della riforma della giustizia penale potrebbe complicarsi e dare spazio a maggioranze ‘variabili’, visto che tutto il centrodestra, Fdi compresa, sostiene la ‘riscrittura’ della legge Bonafede. Ma per il momento, in pochi dentro il M5s credono che lo scontro si sposterà in Parlamento: prima chiedono di capire qual è la linea ufficiale e poi si schiereranno di conseguenza.

Si complica il lavoro dei 7 saggi per lo statuto M5s: Grillo e Conte ancora più lontani – Se negli ultimi giorni i pontieri stavano quasi riuscendo a convincere tutti che si andasse verso una possibile ricucitura, gli ultimi avvenimenti hanno di fatto dimostrato che di passi avanti se ne è fatti pochi se non pochissimi. Si parla ormai di “distanza siderale” tra Conte e Grillo. E, in queste ore -racconta all’Adnkronos chi gli è vicino- il garante non avrebbe fatto mistero del fastidio per la presa di posizione pubblica di Conte contro la riforma Cartabia. Ma anche l’ex presidente del Consiglio, sarebbe preoccupato e non poco per un Grillo sempre più in prima linea, affatto disposto a fare un passo indietro e ad assumere semplicemente il ruolo del garante e custode delle regole 5 Stelle. Per i pontieri insomma la partita si complica ancora. “Speravamo di chiudere nel weekend, ma quel che è accaduto potrebbe avere delle conseguenze e allungare i tempi. Ora è più complicato far dialogare le due fazioni“, hanno dichiarato all’Adnkronos. Altre fonti interne assicurano che però, la strada della mediazione rimane possibile. “Noi continuiamo a lavorare”, dicono. Difficile però prevedere quando si troverà e quale sarà il punto di incontro.

“Tradimento”. “E’ tutto finito”. “Ora fuori dal governo” – Le reazioni dentro i gruppi sono molto dure, anche se non tutti i parlamentari hanno scelto di esporsi. Ma è proprio nelle prese di posizione che si intravedono i diversi schieramenti e, quello che diventa più chiaro di ora in ora è che, lo strappo sulla giustizia è destinato ad aumentare la truppa di chi vuole uscire dal governo. “Se non conti nulla meglio stare fuori” dall’esecutivo, attacca l’ex sottosegretario alla Giustizia Vittorio Ferraresi, fedelissimo di Bonafede. Per la deputata Giulia Sarti “non ci sono più le condizioni per restare nel governo Draghi”: “Continuerò a fare le barricate in Parlamento perché ora gli emendamenti della ministra Cartabia, compreso quello sulla prescrizione, verranno depositati in Commissione Giustizia alla Camera e di certo, si capirà la differenza tra chi difende valori e i principi del M5S e chi invece accetta supinamente in nome del falso senso di responsabilità, tutto quello che viene propinato”. Il senatore ed ex capogruppo Gianluca Perilli parla senza mezzi termini di “ferita” e di “sconfitta politica per tutti”: “Noi parlamentari avremo il diritto e dovere di discutere liberamente la proposta uscita ieri dal Cdm e che arriverà sotto forma di emendamenti del governo. All’esito dei risultati ottenuti dovremo inevitabilmente trarre le relative conclusioni con onestà e coraggio”. Secondo il senatore ed ex ministro Danilo Toninelli: “La Restaurazione sta facendo passi da gigante: sulla riforma della giustizia penale si sta tornando ad un livello precedente all’arrivo del M5s al governo nel 2018. Stanno approfittando della nostra attuale debolezza interna. L’unica soluzione è appellarci alla democrazia diretta col voto degli iscritti”.

Nel pomeriggio ha parlato anche la vicepresidente della Camera Maria Edera Spadoni che ha scelto di attaccare duramente i “governisti”: “Il M5s non è di proprietà esclusiva di qualcuno che decide le sue sorti e le persone che lo rappresentano hanno diritto al rispetto e ad essere trattate in modo dignitoso. Ho tante, troppe domande su quello che é accaduto ieri in Consiglio dei Ministri”, ha scritto su Facebook. “A febbraio abbiamo detto che saremmo entrati in un governo di tutti per difendere le nostre conquiste, com’è che in questo caso abbiamo giocato al ribasso?”. E poco dopo anche il deputato M5s Davide Zanichelli ha rilanciato: “Mettiamo ai voti degli iscritti la permanenza del M5S al governo? Che sia questo il primo voto degli iscritti”.

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La nuova riforma della giustizia è un’offesa alla storia del M5s e ai suoi elettori. Ora basta!

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