Damien Tarel, il 28enne che ha dato uno schiaffo al presidente francese Emmanuel Macron, è stato condannato a 18 mesi, 14 dei quali con la condizionale, e 4 da scontare in carcere. Tarel, giudicato per direttissima, in tribunale ha ammesso di aver dato uno schiaffo al presidente, negando di aver premeditato di compiere il gesto. Si è anche detto “vicino al movimento dei gilet gialli” con “convinzioni politiche tradizionali di destra o ultra destra”, ma senza far parte di alcun partito, e ha affermato di aver agito “d’istinto, senza riflettere, per esprimere il suo scontento”.

La procura, che ha bollato il gesto come “assolutamente inammissibile“, lo aveva definito “un atto di violenza deliberata“, chiedendo per l’imputato 18 mesi senza la condizionale. Per parte sua Macron è tornato a minimizzare quanto accaduto, dichiarando ai microfoni di BfmTv che il Paese non è in una situazione di tensione come durante la crisi dei gilet gialli quanto piuttosto in un clima di ottimismo, anche per le progressive riaperture, in seguito ad un anno di restrizioni legate al coronavirus.

“Macron rappresenta benissimo la decadenza del nostro paese” – Davanti alla presidente del Tribunale, Tarel ha dichiarato che secondo lui “Macron rappresenta benissimo la decadenza del nostro paese” ammettendo poi di aver compiuto un gesto “impulsivo” “non controllato a livello fisico”. Ha aggiunto di aver voluto fare “qualcosa di clamoroso” ma di averci poi “ripensato”. Ha ammesso che lo schiaffo è stato “piuttosto violento”. “Come lo spiego? È stata la sorpresa di vederlo venire verso di me”, ha aggiunto. Il 28enne ha poi detto che, giorni prima, aveva pensato di “lanciare un uovo o una torta alla crema” contro il presidente. Disoccupato e residente a Saint Vallier, vicino Valence, Tarel si è detto membro di associazioni del suo comune “legate alle arti marziali, il Medioevo e l’universo dei manga”.

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